Il 18enne brasiliano ha dato spettacolo sulla Margaret Court Arena superando Rublev in tre set

foto Brigitte Grassotti

La Margaret Court Arena si accende alle undici della sera, quando Joao Fonseca – un futuro numero uno del mondo, ormai ci si può sbilanciare – esordisce nello Slam battendo il suo primo top ten della carriera, Andrey Rublev. Più che battendo stracciando, dominando il russo in tre set, 7-6 6-3 7-6, aizzando la folla che sventola bandiere brasileie, dando il meglio soprattutto nei tie break. «Nei punti più importanti mi esalto, vado sempre per il vincente, è questo che ha fatto la differenza oggi. E poi voglio dire una cosa: Forza Brasile!».

Diciotto anni e la personalità di un Kuerten, tanto per rimanere da quelle parti, un tennis che – lo ammette Lorenzo Sonego, il suo prossimo avversario – «ricorda molto quello di Sinner, perché entrambi tirano forte, hanno ritmo, servono benissimo. E’ un paragone che ci sta. Fonseca ha molto talento, e quelli come lui appena capiscono due o tre cose vanno su rapidi in classifica»». E probabilmente un duello che non tarderà a diventare la vera alternativa a quello fra Jannik e Alcaraz. Del resto Joao come soprannome ha proprio quello, ‘il piccolo Sinner’, e il suo ruolino di marcia a cavallo del 2024 e del 2025 per ora fa davvero paura: quattordici match vinti di fila, il titolo al Challenger di Canberra arrivato dopo quello alle Next Gen di Riad e appena prima dei tre turni di qualificazione vinti qui. La resa di Rublev, neppure capace di infuriarsi e incredulo davanti alle frustate e alla garra del ragazzo, la dice lunga. A Melbourne, come si usa dire con una formuletta stanca ma chiara a tutti, sta nascendo una stella.