WIMBLEDON – L’azzurro dà spettacolo contro Alex Kuznetsov: perde i primi due, la porta al quinto, si infuria con arbitro e supervisor ma la spunta 9-7. “Lo sapete: le cose facili non mi piacciono”.

Di Alessandro Mastroluca – 24 giugno 2014

 
“Lo vedi tu com'è, bisogna fare e disfare. Continuamente e malamente e con amore”, cantava De Gregori. Fare e disfare, come Fognini porta quasi all'estremo al suo debutto a Wimbledon. Arriva a due game dalla sconfitta e a tanto così dalla squalifica. Trasforma il primo turno contro Alex Kuznetsov nell'epifania del meglio e del peggio del suo tennis, ma completa la quarta rimonta in carriera da sotto due set a zero e firma l'unica vittoria azzurra al maschile nella prima giornata di Wimbledon. Un match in cui ha suggerito all'arbitro Keothavong di “guardare la partita invece di pensare a mettersi il gel sui capelli” e minacciato il supervisor, fortunatamente in italiano, di spaccargli in testa la racchetta. “Non riuscivo a giocare, dovevo sfogarmi in un modo o nell'altro – spiega in conferenza stampa – ammetto di aver sbagliato per l'ennesima volta, ma che ci posso fare, io sono fatto così. Poi, credetemi, è bello vincere partite come queste. Certo, sarebbe stato meglio non partire due set sotto, ma sarebbe stato peggio perdere”. E il penalty point sul 2-2 e 0-30 del quinto set? Parla a ruota libera il tennista ligure, pronto a giustificare la sua assenza dai tornei dopo il Roland Garros. “I primi mesi dell'anno – ha spiegato Fognini – sono stati molto intensi e sicuramente positivi. Avevo bisogno di staccare la spina, di rilassarmi. Sono andato un po' al mare e poi sono venuto qui. Sono a Londra da lunedì scorso, credo di aver fatto la scelta giusta. Oggi, intanto, ho vinto una partita che sembrava persa ed a me, lo sapete, le cose facili non piacciono. Quindi potrebbe essere stato un bene”.
 
PRIMI DUE SET DA INCUBO
L'americano, che negli Slam ha vinto solo una partita, agli Australian Open 2007 su Luczak, è tutt'altro che uno specialista dell'erba. Il suo miglior risultato resta la finale junior al Roland Garros del 2004 persa da Monfils, un anno prima che la sua carriera in rampa di lancio si fermasse bruscamente nello schianto della sua auto contro un albero a Sarasota. Nell'incidente si ruppe il femore destro, ha cercato di rientrare ma ha frequentato quasi solo il circuito minore, tanto che quella contro Nadal a Melbourne due anni fa è stata la sua prima partita in uno Slam dal 2007. Kuznetsov, che ha giocato un gran tennis nell'ultimo turno di qualificazioni contro Tim Smyczek, per due set non l'ha praticamente fatta vedere a un Fognini approdato a Londra dopo la vacanza molto “paparazzata” con Flavia Pennetta a Ibiza. I 28 vincenti in 48 minuti raccontano la storia del 6-2 6-1 nei primi due parziali. L'americano, figlio di un giocatore e allenatore di pallamano con un passato nella nazionale sovietica, è emigrato negli USA a 3 anni di età. Ha abitato per qualche anno con i parenti a Philadelphia, poi si è spostato a Langhorn e infine a Richboro dove mamma Julia ha iniziato a lavorare come analista di computer. Ha scoperto il tennis a sei anni, ma fino ai 12 preferiva giocare a basket con i compagni di scuola. Ha sempre avuto un senso naturale, un talento innato nel colpire e lanciare la palla, un talento che per la prima ora abbondante di gioco ha messo all'angolo un Fognini arrendevole da fondo e incostante al servizio. La palla esce pulita dal piatto corde di Kuznetsov, che colpisce piatto e profondo, soprattutto dalla parte del dritto.
 
FABIO: "ORMAI MI HANNO PRESO DI MIRA"
Tuttavia Fognini vince il terzo, risale e prende un break di vantaggio nel quarto. Curiosa e nulla più la coincidenza fra il vigoroso massaggio all'alluce e l'istantaneo miglioramento della prestazione di Fabio. Sul Campo 18, il teatro del match che ha riscritto i libri dei record, il 70-68 al quinto tra Isner e Mahut, il pubblico comincia a pregustare uno spettacolo di più elevata suspense. E Fognini, quando si tratta di creare lo show difficilmente tradisce. Dispone dell’avversario, ritrova colpi e geometrie. La risposta vincente gli vale il 6-1 in 29 minuti e il quinto set. Kuznetsov sembra ormai sulle gambe, ma ancora una volta il sipario si chiude e si riapre su un parziale decisivo che fa del tutto storia a sé. Il momentum, come lo chiamano da queste parti, è tutto dalla parte del ligure, che a Wimbledon nel 2010 ha vinto la sua seconda partita rimontando uno svantaggio di due set, contro Michael Russell, prima del successo su Roger-Vasselin a New York: una serie aperta dal memorabile successo parigino su Monfils. Ma Fognini riesce a complicarsi la vita, e nemmeno poco. Nel quarto game, Fabio si vede annullare due palle break e cancellare la terza dall'over-rule di Keothavong sul dritto dal centro di Kuznetsov che, almeno dalle immagini TV, pare comunque sulla riga anche se sul Campo 18 non c'è hawk-eye. Alla fine, dopo un game durato oltre sette minuti, l'americano tiene il servizio. Sul 2-2, poi, Fognini lancia a terra un'altra racchetta e subisce un pesante penalty point che porta Kuznetsov sullo 0-40. L'azzurro è furioso con il referee, gli urla che è una decisione stupida, che il penalty point è una decisione assurda, e rischia a quel punto di essere squalificato per aver nuovamente interrotto la continuità del gioco. “Non me lo so spiegare – ha commentato – per carità, ho tirato la racchetta per terra, ma ormai mi hanno preso di mira, mi hanno messo l'etichetta addosso. Faccio una cosa, piccola o grande che sia, e me la fanno pagare”. Prevedibilmente perde il servizio. Come a Montecarlo, al cambio campo vuole accanto a sé il supervisor Wayne McKewen, ma alla fine sbotta: “Te la spacco in testa questa racchetta”. Per sua fortuna McEwen non comprende l'italiano. “Mi ha detto che l'erba di Wimbledon è di cristallo – rivela Fognini – a questo punto, alla fine del torneo, ce la fumiamo, così siamo più tranquilli tutti quanti. Mi piace giocare sull'erba, ma certe regole sono eccessive. Le rispetto, per carità, ma certe cose succedono soltanto qui”.
 
ADESSO C'E' LO SPARRING DI FEDERER
I colpi di scena, comunque, non sono ancora finiti. Grazie al rovescio largo di Kuznetsov, converte l'ottava palla break del quinto set e riporta il punteggio in linea con la successione dei servizi: 3-3. La partita è ormai uno show, con Fognini che si butta a terra a ogni chiamata dubbia, che arriva a mimare una coltellata al cuore dopo un nuovo over-rule su un rovescio chiamato largo dal giudice di linea (e dato invece buono da Keothavong) che gli avrebbe regalato tre palle break. Lo show, che muove puntate per oltre due milioni di dollari su Betfair, si prolunga a oltranza, oltre il 6-6. E in queste occasioni Fognini è infallibile: 9-7 a Monfils (Roland Garros 2010), 11-9 a Montanes (Roland Garros 2011), 8-6 a Troicki (Roland Garros 2012), 9-7 a Kuznetsov che si lamenta per la “tecnologia di m…a” prendendosela con il sensore del net e sbaglia l'ultimo dritto della partita. Ora Fognini affronterà il tedesco Tim Puetz che contro Gabashvili ha vinto la sua prima partita in carriera in uno Slam, a 26 anni, e potrebbe entrare in top-200, dove non è ancora mai arrivato. Ex All-American all'università di Auburn, tesserato per l'Eintracht Francoforte, due settimane fa è stato sparring partner di Federer a Halle. Un'esperienza che certo l'ha aiutato a superare per la prima volta, dopo due tentativi a vuoto, le qualificazioni in un Major. Nel match decisivo a Roehampton contro l'ex campione junior Marton Fucsovics, ha squadernato il meglio del suo tennis rischioso, che dipende molto dai colpi di inizio gioco, servizio e dritto. “Nelle cattive giornate penso proprio che sono solo un pazzo –  ha detto di sé – spero che il genio che è in me possa avere il sopravvento”. Lo vedi tu com'è, è prendere o lasciare.