ROLAND GARROS – Fabio mostra una superiorità indiscussa su Thomaz Bellucci e si impone in tre set. E' al terzo turno per il quinto anno di fila. E adesso c'è la super sfida con Monfils.

Di Alessandro Mastroluca – 30 maggio 2014

 
La legge del più forte. Contro il mancino Bellucci, ormai con un gran futuro alle spalle, Fognini ha giocato un match solido, senza distrazioni, senza colpi di testa e con qualche colpo di genio. Ha rallentato per poi accelerare, quando serviva, ha sbagliato poco e giocato meglio tutti i punti importanti. Ha fatto sfoggio di pazienza nello scambio infinito che gli ha dato il break all'inizio del secondo set e di doti difensive quando si è trovato a salvare le due palle del possibile 4-2 per il brasiliano. “Avevamo stabilito con Perlas di allungare lo scambio, sapevo di essere più forte fisicamente” ha spiegato Fognini, che ha rispettato il piano alla lettera. Bellucci le ha provate tutte, ha preso sempre più rischi, ha cercato angoli al limite dell'impossibile ma non ha mai trovato la risposta ai continui cambi di ritmo del taggiasco. Una ragnatela, quella che Fognini ha messo in piedi sin dal primo scambio, nella quale Bellucci si è lasciato attirare senza più trovare via d'uscita. E quando ha provato a tirare alla disperata, ha finito per sbagliare, e regalare così il break in apertura di terzo set. Una casualità, un nastro maligno su un mezzo pallonetto del brasiliano, avrebbero potuto riaprire il match. E magari contro un Fognini diverso, in versione discontinua, sarebbe successo. Ma Parigi deve avere un effetto positivo sull'azzurro, che comunque trova il modo di litigare ancora con i piccioni, che nelle prime due partite l'hanno disturbato quasi più degli avversari. Il tiebreak non ha storia. L'azzurro allunga 4-1, manca il 5-1 ma stampa lo smash del 5-2, e Bellucci certifica la resa con due rovesci in rete. I gratuiti del brasiliano salgono così a 46 a fronte di 25 vincenti. Un bilancio troppo negativo contro un Fognini che chiude con un record di 30-39, e soprattutto che porta a casa 13 punti in più con la prima. A questo punto il tabellone sorride, perché all'orizzonte c'è Monfils per una replica del terzo turno di Indian Wells, una sorta di déjà-vu che vale anche per Djokovic-Cilic, Berdych-Bautista Agut, Federer-Tursunov, Gasquet-Verdasco. A voler gettare un'occhiata al di là del prossimo ostacolo, Fognini avrebbe il migliore ottavo possibile contro Donald Young o Garcia Lopez. Sognare i quarti, già raggiunti e non giocati nel 2011 dopo la lesione muscolare sofferta nel finale più pazzo del mondo contro Montanes, è possibile, è doveroso. Raggiungerli potrebbe anche bastargli per agganciare la posizione numero 12 in classifica, e diventare il terzo italiano con la miglior classifica ATP di sempre dietro Panatta e Barazzutti, insieme a Bertolucci, se Gasquet dovesse cedere a Verdasco. Sarebbe un premio meritato perché, come ha spiegato, "il lavoro paga, ho speso molto in questi sei mesi, anche in Coppa Davis. I passaggi a vuoto ci stanno, anche se mi dispiace di essere uscito così a Roma, sono il primo a essere deluso". Con Gasquet agli ottavi, a Fognini servirebbe la grande impresa, servirebbe la semifinale. “Ho pensato alla vittoria del torneo – ha ammesso l'azzurro – sognare non costa nulla”.
 
FOGNINI-MONFILS, ATTO SESTO
Per ora, comunque, meglio concentrarsi su orizzonti più vicini, su una sfida che almeno da quattro anni non è più una partita qualunque. Perché Fognini e Monfils è garanzia di adrenalina e spettacolo, di incertezza e pathos. Perché il combinato disposto di due showman da cui non sai mai cosa aspettarti in un contesto rivoluzionario come Parigi, ancor di più nel Roland Garros più sorprendente degli ultimi anni, è l'equivalente sportivo della break-dance. E nel ballo, Monfils ha già perso, da Lokoli, nel Kids Day: chissà che non sia un segno premonitore. La saga Fognini-Monfils è iniziata qui, in una sera di follia del 2010. Una partita in cui Fognini rimonta al francese due set, un break nel terzo e due nel quarto set, in cui manca una palla del 4-0 nel quinto e tre match point sul 5-4 15-40 in risposta nonostante i crampi di Monfils. Una partita che, però, non ci fosse stato lo showman francese in campo, sarebbe stata sospesa per oscurità almeno mezz'ora prima, sul 4-4, e non alle 21.37 sul 5 pari. E invece il supervisor Fransson e l'arbitro Bernardes, che ha anche punito Fognini con un penalty point all'inizio del nono game, si fanno irretire dai fischi e dalle polemiche dei tifosi francesi, che continuano a protestare anche il giorno dopo, quando Fognini completa la rimonta e chiude 9-7. "È passato tanto tempo da quella partita – ha spiegato l'azzurro – Ho vinto ma sono pronto a giocarmela di nuovo. Non sarà facile comunque, il pubblico sarà fondamentale”.
 
UNA SAGA INFINITA
È notte piena, invece, a Nizza, tre anni dopo, per la rivincita. Per fortuna ci sono i riflettori sul Centrale, perché scendono in campo alle 23. Fognini non mette una prima e Monfils, spinto da un tifoso tanto pittoresco quanto ubriaco, vince rapidamente il primo set 6-2. Nel secondo prende un break di vantaggio, ma al quinto game riaffiorano ruggini antiche per una richiesta dell'azzurro di verificare un segno. Fognini perde il servizio e sul 5-5 15-15, quando un suo dritto buono viene chiamato fuori, esplode. “Mi sono rotto – dice rivolto nella zona delle tribune dove c'è il supervisor Pascal Maria – alla prossima mi devi portare fuori”. Lo porta fuori Monfils, che rimonta e vince al tiebreak. È la sua seconda vittoria contro Fognini, dopo Madrid 2008. è anche l'ultima. L'azzurro vince un altro match thrilling, la semifinale di Umag, 6-0 3-6 7-6 dopo un terzo set surreale in cui si fa rimontare da 5-0, manca due match point e ne salva tre, conquistando la terza finale di fila dopo Stoccarda e Amburgo. Non è banale nemmeno l'ultimo confronto, a Indian Wells, con Fognini che chiude 6-2 3-6 7-5 non prima di aver cancellato due match point in risposta, anche grazie a un doppio fallo del francese. Cinque capitoli di una storia che ha solo un insegnamento da dare: da questa storia non c'è nulla da imparare. Perché con Fognini e Monfils ogni punto è un giro di roulette, è il lancio di una monetina, perché la testa è la croce di entrambi. “È vero – ha ammesso Fabio – qualche volta in campo perdo la testa, ma fa parte di questo sport, è la parte buona di questo sport, credo”. Lo spettacolo, è questa l'unica certezza possibile, sarà avvincente e la suspense ci sarà davvero.