Brutta sconfitta di Fabio, superato in quattro set dal colombiano Alejandro Gonzalez. Dopo aver vinto il primo set, affonda in un mare di errori. 73 regali che mettono in ghiaccio ambizioni e buon propositi.

Di Cosimo Mongelli – 20 gennaio 2014

 
Accantonata l'infausta esibizione della Hopman Cup e la dipartita immediata a Sydney contro Del Potro, Fabio Fognini sperava di svoltare con il primo Slam stagionale. E’ il primo banco di prova per saggiare seriamente le velleità per il 2015. L'avversario è Alejandro Gonzalez, numero 109. Abbordabile, così come è abbordabile il tabellone che gli riserva un percorso tutt'altro che proibitivo. C’è addirittura la possibilità di eguagliare il risultato dello scorso anno, il suo migliore a Melbourne. Ma dietro l'angolo c'è anche l'imprevedibilità di Fabio. Che si arrende con un clamoroso 4-6 6-2 6-3 6-4. E pensare che all'inizio non sembrava esserci margine per una sconfitta. Bastano tre game per mettere le cose in chiaro. Aggredisce Fabio, aggredisce con il dritto che è un piacere. Il colombiano arranca a fondocampo e non riesce contenere. Concede due palle break e, alla seconda, si arrende. Sembra fare molto caldo in quel di Melbourne e Fabio sembra voglia prendersela con calma. Anche troppa. Confabula amabilmente con i raccattapalle. Confabula con se stesso. Si tiene stretto il break senza rischiare nulla e sul 3 a 5 va a conquistarsi il primo set point con un dritto da applausi. Lo spreca, così come il secondo e il terzo, concessogli con un doppio fallo. Gonzalez si salva. Fognini non si scompone e chiude la pratica sul proprio servizio: 6 giochi a 4 in poco meno di 40 minuti. Forse anche troppi.

IL CALO E I FANTASMI
Ma il nostro caro Fabio ama maledettamente complicarsi la vita. Anche contro un avversario che non dovrebbe impensierirlo. E infatti, improvvisamente, sull' 1 a 2 si spegne la luce. Fognini perde il servizio a zero tra doppi falli e palline buttate sui teloni. Lo recupera, al cospetto di un Gonzalez incredulo. Sul 2 a 3 riperde nuovamente il servizio, ancora un doppio fallo e un'imbarazzante conclusione in rete. Gonzalez è ancora più incredulo, per cotanta grazia ricevuta. Serve ancora per confermare il break, concede altre due chance a Fabio. Perchè allungare questa partita già persa? Ma Fabio le spreca. La racchetta è scaraventata a terra. Si odono fantasmi far festa. Con la testa al terzo set, va servire sul 2 a 5 ancora come peggio non potrebbe, commette due doppi falli e il sudamericano pareggia i conti. Arriva il medical time out. L'italiano si fa incerottare l'indice della mano destra. Dovrebbe farlo anche con i pensieri. In bilico tra l'autodistruzione e la consapevolezza di poter far un sol boccone dell'avversario. L'inizio del terzo set sembra promettere bene. Fabio ha subito la palla break. Ma niente da fare. Vola ancora la racchetta. Volano le lamentele. Con se stesso, con il mondo che lo circonda, con il vento. Fioccano, copiosi, gli errori non forzati. Gonzalez prende fiducia. Ha solo la solidità dalla sua. Eppure i suoi colpi innocui paiono come macigni per Fabio. Siamo 1 a 2. Fognini commette ancora un doppio fallo, poi un altro disastro a rete e quindi altre due palle break. Sulla seconda si difende malissimo e Alejandro scappa via. Il set scappa via.
 
73 ERRORI GRATUITI
Da una parte un giocatore oramai in campo come se non ci fosse un domani, dall'altra un miracolato. Che ringrazia e si trova avanti due set a uno senza aver fatto nulla o quasi. Vincere un set con quattro soli vincenti credo sia capitato poche volte nella storia di questo sport. Il match è oramai al capolinea. L'equilibrio nel quarto set si sgretola sul 2 pari. Arrivano altre palle break in regalo (sì, regalo) per Gonzalez, arriva anche il sessantaquattresimo (saranno settantatrè alla fine, una statistica preoccupante se non imbarazzante) errore non forzato di Fognini. E il sudamericano se ne va. Il sudamericano ci crede. Non trema. Tiene i suoi turni di battuta e ritrova incredibilmente al secondo turno. Per Fognini un'altra giornata amara. Incredibilmente amara. Con questa sconfitta uscirà dai primi venti al mondo. Ci vorrà un grande lavoro su se stesso per ricostruire ambizioni che dodici mesi fa sembravano addirittura scontate.