Per due set, Fognini gioca alla grande contro David Ferrer (alla 19esima vittoria di fila ad Acapulco) e lo costringe al terzo. La svolta è arrivata: adesso non deve più voltarsi.
Fabio Fognini ha messo alle corde il numero 4 ATP David Ferrer
Di Riccardo Bisti – 2 marzo 2013
Tempo fa, un mattacchione scrisse su Facebook: “Coach Josè Perlas dice a Fognini: ‘Imita Ferrer, imita Ferrer, imita Ferrer’. Fabio, obbediente, inizia a cantare ‘Vorrei la pelle nera’”. L’allusione era a Nino Ferrer, mitico cantante degli anni 60 e 70, peraltro abbastanza somigliante a Javier Piles, allenatore del Ferrer…tennista. La simpatica provocazione è venuta in mente durante la semifinale dell’ATP di Acapulco, in cui Fabio ha provato per davvero a fare il Ferrer. Ma al posto del microfono aveva la racchetta, e le contorsioni vocali diventavano violente falcate sul rosso messicano. Per un set (il secondo), Fognini ha fatto sognare. E’ finita 6-3 6-7 6-1 ma Fabio ha un merito: ci ha obbligato a ricordare l’ultimo italiano finalista in un ATP 500. Pensate: sono passati 12 anni, da quando Davide Sanguinetti fece filotto a Memphis prima di essere sconfitto da Mark Philippoussis. Per scovare l’ultima vittoria bisogna andare addirittura al 1991, quando Omar Camporese fece un capolavoro, battendo un grande Ivan Lendl a Rotterdam. Fognini avrebbe potuto emularli, ma per scippare un set allo spagnolo ha bruciato una valanga di energie mentali. Nel terzo set, la sua testa non ne aveva più. Fabio non lo ammetterà mai, ma ha provato la vertigine del novizio. Ma va bene lo stesso, perché esattamente sette giorni prima Ferrer gli aveva rifilato un perfido 6-2 6-1, sonora sculacciata alle ambizioni da top 20.
Ma le sensazioni erano buone. Il doppio con Simone Bolelli gli sta facendo bene, ha ammorbidito una mano già delicata. Gli è servito anche contro Ferrer, in un esaltante secondo set. Sul 5-5, Fabio ha cancellato una palla break con una splendida volèe smorzata che ha mandato in visibilio. Ma quel punto non è l’unico simbolo di una giornata che ci ha consegnato un Fognini tutto nuovo, come se avesse trovato la vernice giusta per sistemare una carrozzeria piena di graffi. Adesso che l’auto è lucida, si vedono solo i pregi, a partire da un motore che romba a tutta forza. Le accelerazioni di dritto hanno spesso lasciato fermo Ferrer, il rovescio lungolinea lo metteva in difficoltà…più in generale, è difficile trovare una situazione tattica in cui Fognini abbia avuto problemi. Ha perso perché di là c’era un Campione, uno che conosce certe vette meglio di lui, che evita di sbagliare nei momenti importanti. Ma Fabio è stato bravo anche nel terzo set, quando i buoi valenciani erano scappati dalla stalla ligure. Non si è lasciato andare, ha preso il suo 6-1 con dignità ed ha lasciato il campo tra gli applausi, donando un’asciugamano alla gioventù messicana. Dopo aver perso il primo set con un unico break, Fognini ha dato spettacolo nel secondo. E’ andato per due volte avanti di un break (2-0, poi 2-2, poi di nuovo 4-2). Ferrer, cagnaccio indomabile, non ha mollato e gli è rimasto attaccato in attesa di un passaggio a vuoto.
La novità sta qui: il passaggio a vuoto non è arrivato, anzi. Dopo aver cancellato la palla break sul 5-5, Fognini ha giocato un grande tie-break, innervosendo lo spagnolo: 0-2, 4-2, 6-3, 6-5 fino alla risposta in rete che gli ha regalato il set più importante del 2013. Dall’altra parte c’era il numero 4 ATP, l’uomo che non perde ad Acapulco dal 2009 e ha portato la sua striscia a 19 match consecutivi. La soddisfazione più grande, per Fabio, è l’aver innervosito Ferrer. Lo gnomo di Javea si è persino arrabbiato con il giudice di sedia (l’italiano Gianluca Moscarella) per una presunta chiamata sfavorevole. Non lo fa mai. Vuol dire che sentiva il fiato sul collo, che aveva paura. Ma i campioni vengono fuori nel momento del bisogno: nel game d’apertura del terzo, Fognini ha avuto tre palle break che avrebbero potuto girare il match, o almeno renderlo ancor più pepato. Fabio ha commesso un paio di errori (evitabili) nelle prime due, poi Ferrer è stato bravo sulla terza. Un rovescio in rete ha poi regalato il 2-0 allo spagnolo e la partita, la tensione, l’elettricità, sono finite lì. Coach Josè Perlas è troppo esperto per esaltarsi, e farà bene a concentrarsi su quello che non ha funzionato. Tuttavia, questo Fognini sembra pronto. La tranquillità mentale si riflette anche nello scambio: lo vedi giocare e non hai più la sensazione che possa sbagliare da un momento all’altro. Anche la camminata da bandolero stanco è più attenta, quasi umile. Lunedì si attesterà intorno alla 37esima posizione, l’ideale per dare l’assalto alla stagione sulla terra battuta. A Indian Wells e Miami potrà giocare senza pressione (guai a sottovalutare questi tornei, anche perché il cemento all’aperto gli può essere amico), poi Monte Carlo, Barcellona, Madrid, Roma e Parigi ci diranno se Fognini è pronto a esprimere tutto il suo potenziale. Sulle rive del Pacifico, a oltre 10.000 km dal suo Mar Ligure, ci ha fatto venire l’acquolina in bocca.
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