Ottava vittoria di fila per il ligure, che cancella Tommy Haas con un netto 6-2 6-4, proprio come sette giorni fa a Stoccarda. L’obiettivo top-20 è ormai raggiunto, ma forse è solo l’inizio. 
Nemmeno la bevuta di birra con i tifosi tedeschi dopo la vittoria a Stoccarda è riuscita a fermare Fabio Fognini

Di Riccardo Bisti – 20 luglio 2013

 
Battere il ferro finchè è caldo. Tra un match e l’altro, Josè Perlas ripeterà spesso il concetto a Fabio Fognini. E l’azzurro recepisce. In altri tempi, dopo aver vinto il primo titolo ATP, avrebbe avuto un attimo di rilassamento, magari sarebbe giunto un forfait “tattico” per andare a festeggiare e riposarsi. Niente di tutto questo: Fabio ha fatto un tour della Germania, si è regolarmente presentato ad Amburgo e adesso è in semifinale al Rothenbaum Club (1.230.500€, terra). Fabio sta massacrando gli avversari, senza sconti né pietà. Quella contro Tommy Haas è l’ottava vittoria consecutiva, la seconda in sette giorni contro il tedesco, peraltro ottenuta con lo stesso punteggio (6-2 6-4). Ma questa vale di più: se venerdì scorso poteva starci il fattore-sorpresa, stavolta Fognini non poteva più nascondersi e Haas avrà affrontato il match con la massima attenzione, senza contare le motivazioni alle stelle. Pur residente negli Stati Uniti, Haas è nato proprio ad Amburgo e con questo torneo ha un rapporto speciale. Lo gioca addirittura dal 1997, e in tribuna c’era anche papà Peter a fare il tifo. Ma non c’è stato nulla da fare: Fognini è troppo “on fire” e lo ha preso a pallate fino al 6-2 3-1. Un dominio che ha zittito il pubblico del campo centrale, numerosissimo come raramente si era visto negli ultimi anni. Il ritorno di Roger Federer e la presenza del loro concittadino ha restituito agli amburghesi la passione per il tennis. I tedeschi sono un pubblico competente: anche per questo, si sono dovuti inchinare alla superiorità di Fognini, netta a dispetto di una classifica che lo vede al numero 25 (ancora per poco…) contro l’11 di Tommy Haas.
 
Fabio è riuscito a combinare una grande condizione fisica a una notevole lucidità tecnico-tattica. E così prendeva in mano il gioco non appena ne aveva l’opportunità, magari dopo aver frustrato il forcing del tedesco. Quando gioca bene, Haas, riesce a sfondare l’avversario con buon agio. Invece Fognini rimandava tutto di là e spesso e volentieri riusciva a rovesciare lo scambio. E metteva in mostra una superiorità fisica imbarazzante ed ovvia, visto che ha 9 anni di fatiche in meno. Nel primo set, un paio di break erano sufficienti a chiudere con un netto 6-2. La lucidità di Fognini si è vista nell’ottavo game, quando ha rimontato da 0-40, da cannibale. Che differenza con il giocatore di qualche tempo fa! La crescita è parsa ancor più evidente nel secondo, perché ha saputo gestire i momenti importanti. Ha rischiato di finire nella buca, ma l’ha evitata e da perfetto equilibrista ci ha gettato Haas. Fino al 3-1, l’esecuzione era senza intoppi. Ma non si chiamerebbe Fognini se non ci fosse un po’ di sofferenza. Allora arrivavano tre game ai vantaggi, tutti perduti, che ridavano linfa e vigore al pubblico. Sul 3-3 Fabio aveva una palla break, annullata da un servizio di Haas. A suo dire, era fuori. Ha protestato a lungo col giudice di sedia Cedric Mourier, si è distratto e ha perso il game. Sul 3-4 non ha annullato palle break, ma ha commesso quel paio di errori che gli hanno complicato la vita. Stava per scaraventare via una palla, si è limitato a tirarla verso un telone pubblicitario. Neanche una parola. Il “Vecchio Fognini” stava bussando alla sua porta, ma è stato respinto con perdite. Fognini ha giocato due ottimi punti, ha tenuto il servizio e poi ha accelerato, aggiudicandosi gli ultimi sette punti della partita e chiudendo con un bel rovescio in contropiede.
 
Il primo a mollare è stato Haas. Il primo a non avere alternative tattiche è stato Haas. Insomma, le vittorie di Fognini iniziano ad essere troppe per essere casuali. E adesso c’è una semifinale tutta da giocare contro Nicolas Almagro, vincitore in tre set sul campione in carica Juan Monaco. I precedenti dicono 3-1 per lo spagnolo, ma non contano nulla. L’ultimo si è giocato nel 2009, a Bucarest. Fu l’unica vittoria di un Fognini che era ancora allenato da Oscar Serrano sotto la supervisione di Riccardo Piatti. Sono cambiate tante cose ed è cambiato soprattutto Fognini. Con questo risultato è quasi certo di essere numero 20 ATP nel prossimo ranking (potrebbe essere superato solo da Kevin Anderson, impegnato a Bogotà), ma adesso i numeri contano poco. Le vittorie arrivano, presto arriverà anche il ranking. Di sicuro la semifinale ad Amburgo eguaglia il miglior risultato per un azzurro da quando è stata istituita la categoria dei tornei ATP 500. L’unico a spingersi così avanti fu Andreas Seppi nel 2009, proprio ad Amburgo. Per trovare l’ultima finale italiana in un torneo di questo livello, bisogna andare fino al 2001, quando Davide Sanguinetti si arrese a Mark Philippoussis all’indoor di Memphis. L’ultimo successo è quello di Omar Camporese a Rotterdam 1991, al termine di una leggendaria finale contro Ivan Lendl. E’ presto per sognare, ma non c’è dubbio che un eventuale successo di Fognini (liberi di far partire gli scongiuri…) sarebbe il più importante negli ultimi 30 anni (e più di tennis italiano), al pari del successo di Camporese. Ma ciò che conta è proseguire su questa strada. Continuando così, i risultati arriveranno. Senza dubbio.
 
ATP 500 AMBURGO
Quarti di finale

Roger Federer (SUI) vs. Florian Mayer (GER)
Federico Delbonis (ARG) b. Fernando Verdasco (SPA) 6-7 7-6 6-4
Nicolas Almagro (SPA) b. Juan Monaco (ARG) 4-6 6-0 6-3
Fabio Fognini (ITA) b. Tommy Haas (GER) 6-2 6-4