Pur nella sconfitta, Fabio ha dimostrato di saper giocare ancora un tennis fuori dagli schemi e affascinante
Sembravano uscire dal nulla ma così non era! E per chi nutrisse ancora dei dubbi, meglio chiarire: dietro i due lob smecciati da Sebastian Ofner sul 5-4 al quinto c’era il Fabio Fognini che tutti amiamo. Lo stesso giocatore che, ormai fuori dai schermi dell’intero pianeta, rifilava, immediatamente dopo, un cross passante di rovescio, tanto stretto da lasciare secco l’austriaco della Sturia.
Una difesa estrema contro un marcantonio un pò legnoso, situato ben oltre la centesima posizione, nonché privo di titoli all’attivo.
Ma le classifiche, si sa, se le porta il vento, e il nordico ha mostrato tempra da vendere e qualche finezza da acquisire, magari a stretto giro di posta. Quanto all’italico eroe sanremese, che dire? Quali parole potrebbero descrivere in modo esaustivo questo suo 16mo Roland Garros giunto a termine forse anzitempo ma comunque degno di plauso?
Come valutare la splendida vittoria su un teenager come Auger-Aliassime, quindici primavere in meno e tanta gioventù in più?
Fabio ha risposto a tutto con un tennis che non ha confini e che ancora oggi sembra progredire di giorno in giorno. Se a metà del quinto set un paio di cose fossero andate diversamente, di questo match avremmo scritto probabilmente un’altra storia. Così non è stato ma quei tre impatti sfuggiti agli occhi del mondo sono lo specchio fedele di un tennis benedetto dal cielo. Un tennis concepito alla ‘Fogna’, senza il fastidio di regole stringenti, giocato sulle note di ‘Una vita spericolata’ o di ‘My Way. Un gioco unico e seducente, condotto, negli anni, alla larga da soluzioni troppo scontate, strizzando invece l’occhio ad altre funamboliche sortite dal nulla e ammantate di mistero. Esercizi di prestigio pressocché irripetibili che ci riportano al miglior Silvan del tempo che fu.