Di Riccardo Bisti – 15 agosto 2014
56 minuti. Tanto è durato il quarto di finale tra Milos Raonic e Fabio Fognini al Masters 1000 di Cincinnati. Neanche il tempo di gustarci un piazzamento che mancava da diversi anni, e il canadese ci ha riportato sulla terra. Il 6-1 6-0 finale è stato sancito dalle bordate e la regolarità di Raonic, unite alla frustrazione di un Fognini sofferente al fisico. Un problema muscolare (inguine? Coscia sinistra?) lo ha condizionato, più psicologicamente che all'atto pratico. Resta il fatto che non c'è mai stata partita: Fabio è stato brekkato in avvio e non c'è mai stata bagarre agonistica. A ben vedere, il risultato è troppo severo. Spulciando le statistiche, si scopre che ha avuto addirittura più palle break di Raonic. Il problema è che ne non ne ha sfruttata neanche una, mentre Raonic ha raccolto un super 100% (6 su 6). Il dato non è un alibi e nemmeno un'aggravante, poiché quattro delle sette palle break sono arrivate sul 4-0 nel secondo, quando Fabio ha giocato “in sciolta”, portandosi sullo 0-40 grazie ad alcune grandi risposte. Ma anche lì, mostrando una grande attenzione, quasi famelica, il canadese ha rimesso in piedi il game. Fognini dovrà cancellare al più presto le memorie di questo match e portarsi a New York le ottime sensazioni di un torneo che ha dato la risposta più attesa: può dire la sua ad alti livelli anche sul cemento.
IL RISPETTO DEGLI AVVERSARI
In avvio di secondo set ha avuto una chance importante, una palla break da giocare con un passante di rovescio non impossibile. Gli è finito in corridoio, insieme alle ultime speranze di rimettere insieme i cocci della partita. Nel punto successivo, Raonic si è inventato il punto della partita, tirando una demi-volèe vincente degna di John McEnroe. Il “vaffa” di Fognini era legittimo, umano e comprensibile. Ha capito che non ci sarebbe stato nulla da fare. Pochi minuti dopo, nonostante un'altra chiacchierata con il fisioterapista, era sotto la doccia. Non c'è dubbio che Raonic partisse con un piccolo vantaggio, poiché coach Ivan Ljubicic conosce benissimo Fognini, avendolo avuto nel suo team quando Riccardo Piatti supervisionava l'attività del ligure. Lo rispetta molto, ritiene che abbia una grande potenziale. Facile pensare che abbia riferito queste cose a Raonic. Il suo allievo ha recepito, scendendo in campo con la massima concentrazione. Segno di rispetto, ma anche che per Fabio non sarà facile scardinare i migliori. Di certo nessuno lo sottovaluterà. A New York, nel suo angolo, tornerà Josè Perlas (a Cincinnati c'erano il preparatore atletico Marc Boada e lo sparring Alberto Giraudo). Purtroppo per lui, non dovrebbe essere tra le prime 16 teste di serie (status che gli è stato molto utile a Melbourne), ma tutto sommato un posto nella seconda settimana non è impossibile. A due condizioni: sistemare il problema fisico e ritrovare l'umiltà mostrata nei giorni scorsi.
MASTERS 1000 CINCINNATI – Quarti di finale
David Ferrer (SPA) vs. Tommy Robredo (SPA)
Julien Benneteau (FRA) b. Stan Wawrinka (SUI) 1-6 6-1 6-2
Milos Raonic (CAN) b. Fabio Fognini (ITA) 6-1 6-0
Roger Federer (SUI) vs. Andy Murray (GBR)