Il ligure ha individuato nell’ex coach di Gaudio e Del Potro l’uomo giusto per risalire la china. Davin non aveva sbagliato un incarico prima delle difficoltà incontrate con Dimitrov. Personaggio schivo, ritiene che un coach possa influire al 15-20% sul rendimento di un giocatore. Fosse vero, per Fognini sarebbe un progresso notevole.

Sembra aver trovato uno sbocco la ricerca del nuovo coach da parte di Fabio Fognini. Reduce da una stagione complicata, la prima con un netto calo dopo tre stagioni a livello di top-20 ATP, l’azzurro ha chiuso la partnership con Josè Perlas dopo cinque anni, ma sembra orientato a restare nel mondo ispanico. Un articolo di Stefano Semeraro su La Stampa racconta un’indiscrezione che ha trovato conferme piuttosto concrete: Fabio avrebbe individuato in Franco Davin l’uomo giusto per risalire. Argentino, classe 1970, Davin è uno dei tanti prodotti della sacra scuola di Tandil, la città più prolifica nella storia, almeno in relazione agli abitanti. Ex numero 30 ATP, da giocatore ha pagato un fisico troppo leggero che non gli ha permesso di confermare una brillantissima carriera junior (con tanto di finale allo Us Open 1986). Ad ogni modo, si è aggiudicato tre tornei ATP ma si è ritirato giovanissimo, ad appena 27 anni. La sua decisione fu improvvisa e inattesa. Nel 1997, impegnato al Challenger di Barletta contro l’olandese Tom Vanhoudt, si ritirò nel corso del match. Ma non era per infortunio, semplicemente non voleva più giocare a tennis. Un po’ per rigetto dopo tanti sacrifici, un po’ perché non ne poteva più di lottare con un infortunio alla spalla. Curiosamente, in quel periodo il suo allenatore era Eduardo Infantino, attualmente nelle fila della Federazione Italiana Tennis (nel 2017 seguirà un gruppo di giocatori, tra cui Simone Bolelli).

La vocazione da coach è iniziata subito dopo: prima ha fatto il capitano delle squadre argentine di Fed Cup e Coppa Davis (nel 2001 ha riportato i maschietti nel World Group), poi si è lanciato nel tour. Nel 2002 ha lavorato con Guillermo Coria nell’anno del rientro dopo la sospensione per doping, poi è passato con Gaston Gaudio. Insieme, hanno vinto lo storico Roland Garros 2004 proprio in finale su Coria. Il resto è storia recente: otto anni al fianco di Juan Martin Del Potro, con il quale ha condiviso trionfi e sofferenze fino alla separazione della scorsa estate. Per la prima volta ha allenato un giocatore europeo, Grigor Dimitrov, ma non ha funzionato. Adesso potrebbe tornare in pista con Fognini. Personaggio riservato, quasi schivo, Davin non ama mettersi in mostra. Una volta ha detto che il coach, in genere, non ha una grande influenza, ma a volte può essere elevata. “Diciamo che oscilla tra il 15 e il 20%”. Pare che Fognini lo stia corteggiando e spinga per il raggiungimento di un accordo. Dovesse esserci la fumata bianca, per Fabio sarebbe una bella chance, probabilmente l’ultima per fare qualcosa di grande. Se davvero Davin fosse in grado di dargli un 15-20% in più, le prospettive sarebbero allettanti. Ma per adesso è doveroso parlare al condizionale.