ROLAND GARROS. Il ligure cancella due matchpoint a Troicki e vola al terzo turno, dove sfiderà Tsonga. Gli dei del tennis gli hanno dato una mano, ma ha meritato di vincere.
Fabio Fognini sfiderà Tsonga al terzo turno

Di Riccardo Bisti – 31 maggio 2012

Ci sono tornei dove la magia si impossessa di un giocatore
. Magari le cose girano male, ma quando arrivi nel luogo magico tutto va per il verso giusto. Chissà se Fabio Fognini ci ha pensato, immerso in una vasca prima di giocare il doppio, pochi minuti dopo la vittoria contro Viktor Troicki al secondo turno del Roland Garros. In tre ore e mezzo spalmate su due giorni, Fognini è imposto con il punteggio di 6-2 3-6 4-6 6-3 8-6. Una partita da brividi, come quasi ogni suo match. Lo puoi amare, lo puoi odiare, ma Fabio non ti lascia indifferente. Suscita emozioni, fa divertire. Ti regala quella strana sensazione di non sapere cosa succederà nel punto successivo. Croce e delizia per i suoi tifosi (e sono tanti), ma anche per gli avversari. Come quando è andato a servire per rimanere nel match sul 5-6 al quinto dopo aver sprecato un break di vantaggio (era 4-2). Ha sparacchiato fuori due dritti e un rovescio, consegnando il matchpoint a Troicki. Ma a quel punto è intervenuto il destino. Gli dei del tennis, probabilmente, amano l’accoppiata Fognini-Parigi. Sul primo matchpoint, Fabio ha tirato una rovescio incrociato in precarie condizioni d’equilibrio. Stava per cadere, aveva lasciato otto metri di campo alla sua destra. Troicki ha avuto fretta di azzannarlo e ha tirato in rete un banale rovescio. 9 volte su 10 era un punto perso. Ma il destino deve essere aiutato: nel secondo matchpoint, Fabio ha condotto lo scambio con autorità e si è coraggiosamente presentato a rete. La volèe era un po’ tremebonda, ma sufficiente per far sbagliare il passante al serbo assistito dal manager Corrado Tschabuschnig. Cinque minuti dopo, Fabio aveva le braccia al cielo dopo l’ennesima impresa parigina. E pazienza se durante il quinto set è arrivato qualche smoccolamento o una racchetta è volata via. Fabio è così, sarà sempre così. E affascina anche per questo.
 
Il destino c’entra, ma Fognini ha meritato di vincere. Intanto perché ha tirato più vincenti del suo avversario (57 contro 51) e soprattutto ha sbagliato meno (46 errori contro i 57 di Troicki). La cura di Josè Perlas inizia a farsi sentire. Sono piccoli dettagli che però fanno la differenza. Piace il suo modo di condurre lo scambio con il rovescio. Non perde campo, spesso colpisce la palla in fase ascendente. E appena può spinge in direzione lungolinea, colpo sempre più importante nel tennis odierno. Se è vero che non c’è due senza tre, questa è la terza grande impresa di Fognini sui campi del Roland Garros. Due anni fa aveva zittito i francesi battendo Gael Monfils in un altro match durato due giorni e condito di polemiche. L’anno scorso si era infilato nei quarti dopo la maratona contro Montanes, vinta 11-9 al quinto nonostante i malanni fisici. Fognini ama Parigi, ed è ricambiato. Il Campo 6 era pieno e facevano quasi tutti il tifo per lui. L’italiano tipico e atipico allo stesso tempo. Tipico perché non sempre la solidità mentale è al top, atipico perché non si tira mai indietro, guarda in faccia le difficoltà e le prende a schiaffi. Adesso sogna la seconda settimana, ma prima dovrà battere Jo Wilfried Tsonga, che nella prosecuzione del match contro Cedrik Marcel Stebe si è imposto con agio. Vilfredo sembra in forma. Aveva iniziato male contro Andrey Kuznetsov, poi ha preso le misure ed è amatissimo dal pubblico, anche perché indossa un capo Adidas griffato Roland Garros e gioca con la racchetta dipinta da Babolat appositamente per questo torneo. I due si sono affrontati solo una volta, lo scorso anno a Montreal. Vinse Tsonga 6-4 7-6 ma fu un match combattuto, equilibrato. Un precedente che giustifica qualche speranza. Si giocherà su un campo importante, con un grande pubblico. Situazione ideale per esaltare Fognini. E poi c’è la magia del Roland Garros…