Fognini supera Bautista Agut in meno di un’ora e vola in finale a Stoccarda, la terza in carriera. Un eventuale successo sarebbe l’ennesimo tassello di un puzzle via via sempre più pieno. 
Fabio Fognini giocherà a Stoccarda la terza finale ATP in carriera

Di Riccardo Bisti – 13 luglio 2013

 
Quante volte abbiamo sentito il termine “svolta” associato a Fabio Fognini? Sono almeno 4-5 anni che ogni cambio di coach, ogni buon match, ogni torneo ben giocato…fa sperare nel cambiamento che porti Fabio nell’elite del tennis. Ma ormai dovremmo aver capito: per quanto sia estroso e imprevedibile, Fognini non è un giocatore da strappi violenti. Cresce lentamente, si prende il suo tempo…ma alla fine non tradisce. E’ un paradosso, ma è così. Come sono arrivate le prime semifinali ATP, le prime finali, i primi buoni risultati Slam…adesso è il momento di infilare il primo successo nel circuito maggiore. Il ligure si è costruito una grossa chance alla Mercedes Cup di Stoccarda (467.800€, terra), in cui non ha vanificato l’exploit contro Tommy Haas giocando una semifinale quasi perfetta contro lo spagnolo Roberto Bautista Agut. L’iberico gli è inferiore in tutto, ma certe partite vanno vinte. E Fognini lo ha fatto alla perfezione, da dominatore. Basta un numero: dall’1-1 nel primo set, ha raccolto un terrificante parziale di 20 punti a 3, prodromo ideale al 6-1 6-3 finale. Il bello di Fognini è che sa fare tutto. E se strani virus non si insinuano nel sistema operativo mentale, lo sa fare molto bene. Attacca, difende, gioca in transizione, corre…è un giocatore di altissimo livello. Josè Perlas, che qualche tempo fa ne ha assunto la guida tecnica, sa bene che l’aspetto mentale era il punto debole. Si è reso conto che certe cose non si possono cambiare come un interruttore della luce. Allora ha fatto un piano a lungo termine che sta portando i primi frutti.
 
Perché a Stoccarda c’è un Fognini molto tranquillo, come se la sfuriata di Wimbledon per una palla contestata (cliccatissima su Youtube) lo abbia svuotato di bile. E così si prende il lusso di massacrare Tommy Haas a casa sua e ripetersi contro un ostico terraiolo come Bautista Agut. Quando lo spagnolo ha rimontato da 1-4 a 3-4 nel secondo set, c’è stato il timore che il match potesse girare. Bautista ha anche avuto una palla del 4-4, ma non l’ha sfruttata e ha lasciato strada a Fabio per la terza finale ATP in carriera dopo le due giocate lo scorso anno, a Bucarest (persa contro Gilles Simon) e a San Pietroburgo (KO contro Martin Klizan). Come scrivevamo ieri, un eventuale successo a Stoccarda sarebbe importante per il palmares e la fiducia più che per la classifica. Con questa finale tornerà di slancio tra i top 30, con una vittoria andrebbe ancor più su, ma dalla prossima settimana gli ATP 250 non potranno più regalargli granchè. Dovrà alzare il livello nei tornei importanti e chiudere l’anno tra i primi 20 sarebbe tutt’altro che impossibile. In caso di successo in finale (contro Hanescu o Kohlschreiber: difficile, visto che ha sempre perso contro entrambi) salirebbe al numero 17-18 della Race, la classifica che tiene conto dei soli risultati stagionali. E se è vero che i tornei su terra battuta stanno per finire, Fognini può tranquillamente giocarsi le sue carte sia sul cemento all’aperto che nei tornei indoor di fine stagione.
 
La crescita di Fognini, se troverà una certa continuità, assume contorni quasi divertenti: costruendosi pezzo dopo pezzo, Andreas Seppi è diventato il miglior tennista italiano dell’epoca post-Panatta, raggiungendo quella 18esima posizione già limite per Omar Camporese e Andrea Gaudenzi. L’impressione, tuttavia, è che sia proprio Fognini il giocatore con più possibilità per andare ancora più avanti. Ma è opportuno fare un passo alla volta, e coach Josè Perlas lo sa bene. Intanto l’Italia torna in finale a Stoccarda dopo 19 anni: l’ultimo a riuscirci era stato Andrea Gaudenzi nel 1994, quando non aveva ancora 21 anni e su di lui si dicevano grossomodo le stesse cose. La finale si giocava ancora al meglio dei cinque set e il faentino si arrese ad Alberto Berasategui, che stava vivendo il suo anno di grazia (avrebbe vinto sette titoli ATP e si sarebbe qualificato per le ATP Finals di Francoforte). I tempi sono cambiati e Fognini può davvero sperare di aver messo un altro tassello alla sua crescita. Lenta, altalenante…ma inesorabile.