Un’istantanea di Fabio ha colpito durante la vittoria contro Roger Vasselin, battuto dopo aver annullato due matchpoint. Nel suo sguardo si è vista, intensa, la luce dell’umiltà. Non deve essere un fuoco di paglia.

Di Riccardo Bisti – 12 agosto 2014

 
I numeri dicono sempre la verità, ma non spiegano tutto. Non raccontano le emozioni, spesso non trovano l’essenziale. Noi crediamo di averlo scovato nell’espressione di Fabio Fognini quando si è trovato in svantaggio nel terzo set contro Edouard Roger Vasselin, figlio d’arte che le ha provate tutte per mandargli di traverso il Masters 1000 di Cincinnati. Quando le telecamere hanno indugiato sul volto di Fabio, abbiamo intravisto belle emozioni. Sentimenti intensi. C’era l’apprensione per il risultato della partita, gli occhi speranzosi, la polo sudata come quella di un mediano che tiene a galla il reparto, il Lele Oriali cantato da Ligabue (che poi Fognini è pure interista). Raramente, anche nei momenti d’oro, il taggiasco ha trasmesso queste sensazioni. Raramente il suo sguardo si è intriso d’umiltà come stavolta. E l’umiltà lo ha premiato: dopo 2 ore e 37 minuti del solito Fognini-Show, il punteggio ha sorriso: 6-4 4-6 7-6 e quarantacinque punti d’oro per la classifica ATP. La vittoria, tra l’altro, è resa ancor più dolce dalla contemporanea sconfitta di Kevin Anderson, suo principale avversario nella corsa alla 15esima posizione. Ma oggi non ha senso raccontare i numeri. Sono le sensazioni che fanno ben sperare per l’immediato futuro, a partire da un affascinante secondo turno contro Lleyton Hewitt, asfaltato (addirittura 6-0 6-2!) nell’unico scontro diretto, dieci mesi fa a Pechino. Fabio non ha “sbracato” come ogni tanto gli succede, specie lontano da casa e dalla terra battuta. Intendiamoci: il Fognini di inizio anno aveva qualcosa in più, ma lo spirito sta tornando. E forse è tornato in un’umida notte dell’Ohio, resa ancor più appiccicosa dalla pioggia che ha tardato di un’ora l’inizio del match.
 
A FOGNINI LE COSE FACILI NON PIACCIONO
Quando gioca Fognini, si sa, può succedere di tutto. E anche stavolta è successo di tutto. Dopo un pessimo inizio (8 punti a 1 per il francese), Fabio si è rimesso in carreggiata e ha trovato un buon ritmo. In effetti, nella classica manovra da fondocampo, è nettamente più forte di “ERV”, come lo chiamano alcuni media francesi. Il break arrivava al decimo gioco, al terzo setpoint, e per un attimo si è sperato che per una volta fosse un match di routine. Ma “a Fognini le cose facili non piacciono” dice spesso lui. E così, sul 3-2 nel secondo, Roger Vasselin ha interrotto il gioco per un improvviso dolore allo stomaco. 5-7 minuti di stop, ghiaccio attorno al collo, e il match ha cambiato faccia. Fabio è entrato in un vortice negativo, soprattutto al servizio, perdendolo per quattro volte di fila. Dopo l’errore che ha dato il 5-4 al francese, ha spezzato in due la sua racchetta. La Pure Drive ha fatto qualche volo di troppo anche nel terzo, specie quando il servizio non voleva andare. Sul 2-1 è stato lui a chiedere il fisioterapista per farsi massaggiare la zona braccio-spalla “che mi fa male al momento dell’impatto, soprattutto al servizio”. Ma il match sembrava ormai scappato via. Invece, a un passo dal baratro, ha trovato il break del 4-4 grazie a una poderosa rincorsa su una volèe smorzata del francese. Roger Vasselin si stava crogiolando sul suo colpo, ma Speedy-Fognini c’è arrivato con la punta della racchetta. Edouard ha sbagliato la volèe in allungo, più stupito che colpevole. Sembrava fatta, anche perchè in quel momento abbiamo avuto il sentore più vivo di un Fognini versione mediano e non più fantasista.
 
DUE MATCHPOINT ANNULLATI
Ma ogni partita di Fabio è un film. Dal 5-4, ha perso otto punti di fila. Sul 5-5 ha giocato uno dei peggiori game in carriera. Due erroracci e due doppi falli di fila hanno spedito il francese a servire per il match. Il preparatore atletico Marc Boada, presente al suo angolo (Josè Perlas si rivedrà allo Us Open), avrà ripensato all’ingloriosa conclusione del match di 12 mesi fa contro Stepanek. Invece, ancora una volta, la storia ha cambiato direzione. Sotto 40-15, ha annullato due matchpoint consecutivi. Sul primo è stato addirittura sontuoso, con un gran rovescio a uscire. Quel colpo lì, per intenderci, lo tirava un certo David Nalbandian. Anche sul secondo è stato bravo, rispondendo bene e costringendo Roger Vasselin a sparare in rete il colpo dopo il servizio. Dai e dai, il 6-6 è arrivato. E nel tie-break abbiamo visto un Fognini attento. Attento al colpo, alla tattica, al punteggio. Ha preso due minibreak in avvio, ne ha conservato uno fino alla fine, come un soldatino. “Gioca bene ma gli manca continuità” ha detto Raffaella Reggi. Vero: sul piano tecnico abbiamo visto un rovescio lungolinea incisivo come non mai, ma 56 errori gratuiti sono troppi. Contro Hewitt dovrà dimezzarli. Però c’è quello sguardo che fa ben sperare. Tante volte abbiamo creduto di leggere i segnali di una maturazione, ma troppo spesso siamo stati smentiti da dolorosi passi indietro. A 27 anni è difficile pensare che cambi, ma l’umiltà – quella si – può dargli una mano. Deve capire che può essere un’arma, un polmone in più, un aiuto quando il match è bagarre. Se davvero Fabio dovesse imparare a usarla con continuità, questa umida notte di Mason, Ohio, potrebbe essere ricordata a lungo.