Fognini gioca una partita perfetta contro Tommy Haas, gli lascia sei giochi e vola in semifinale a Stoccarda. Può essere il giusto viatico per una seconda parte di stagione ancora più positiva. 
Fabio Fognini è in condizioni fisiche strepitose

Di Riccardo Bisti – 12 luglio 2013

 
Per qualche mese, lo spread tra i BTP e i Bund tedeschi ci ha fatto paura. In verità, non ci lascia tranquilli neanche oggi. Ma in ambito sportivo, l’Italia riesce spesso e volentieri a rendere pan per focaccia alla Germania. Nel calcio ci siamo tolti soddisfazioni da leggenda, ma per un giorno anche il tennis ci ha fatto godere. Il merito è di Fabio Fognini, autore di una prestazione maiuscola al Tennis Club Weissenhof di Stoccarda (467.800€, terra). Battendo Tommy Haas con il punteggio di 6-2 6-4, il ligure ha raggiunto una bella semifinale. Intendiamoci: dovesse perdere contro Roberto Bautista Agut (contro cui è avanti 2-1 negli scontri diretti), la classifica resterebbe grossomodo quella. Lo scenario sarebbe diverso se Fabio dovesse andare avanti e magari vincere il primo titolo ATP in carriera. Secondo molti, l’azzurro è tra i più forti (il più forte?) a non aver mai vinto un torneo. Trionfare sulla terra tedesca sarebbe importante per i punti, i dollari, ma soprattutto per Fabio. L’azzurro vive di alti e bassi emotivi che lo esaltano ma lo possono anche limitare. Se il suo andamento psicologico durante i match potesse essere visualizzato, sembrerebbe l’altimetria di una tappa pirenaica del Tour de France: un continuo saliscendi. Vincere un torneo ATP potrebbe dargli quella fiducia che poi diventa stabilità. E dalla stabilità arrivano quei risultati che tutti si attendono. E Fabio prima di tutti. Contro Haas, è piaciuto soprattutto sul piano mentale. Su un campo centrale pieno di gente, contro un avversario di qualità ed esperienza, non era facile restare solidi e centrati per tutta la partita. Fognini ce l’ha fatta, infilando un primo set praticamente perfetto. Per lunghi tratti, è sembrato di rivedere il Fognini di Monte Carlo, quello che aveva battuto Berdych e Gasquet uno dopo l’altro.
 
Ma il bello è arrivato nel secondo set. Chi conosce il tennis, sa bene che un break può rovesciare gli equilibri di una partita, specie se in campo c’è Fognini. E invece l’azzurro è stato perfetto nel cancellare le chance che Haas si era pazientemente procurato: 15-40 nel secondo game, addirittura 0-40 nel sesto. Un totale di cinque palle break che avrebbero mandato il tedesco in fuga. E non era un Haas spento o demotivato: intano si giocava in Germania, e poi c’era un pubblico tutto per lui, a partire da papà Peter e la collega Andrea Petkovic, piombata in tribuna prima dell’ultimo game, nel tentativo di portare fortuna. Non c’è stato nulla da fare: Fognini ha cancellato le palle break con autorità e, puntuale, ha punito Haas nel settimo game. Il punto-simbolo della partita è arrivato in avvio di secondo, quando Fabio ha rincorso una splendida palla corta del tedesco, mostrando una condizione fisica superba. Il colpo era ben eseguito, tanto da metterlo fuori posizione. Ma Fabio, con un balzo felino, è riuscito a intercettare il passante successivo con una volèe d’istinto. E vincente. Dopo un punto del genere, Fognini non avrebbe mai potuto perdere. Non ha tremato neanche quando è andato a servire per il match sul 5-4 dopo aver sciupato un paio di matchpoint nel game precedente. Non possiamo dire di aver visto un Fognini “tutto nuovo”, nel senso che spesso è sembrato a un passo dalla svolta e poi è ripiombato nelle scorie del passato, ma non c’è dubbio che gli indizi di crescita siano sempre più frequenti. Da Acapulco in poi, Fognini ha trovato una buona continuità. A 26 anni, in un tennis sempre più “anziano”, può dire la sua.
 
E poi ci sono i corsi e ricorsi storici. Quattro anni fa, acciuffò la semifinale a Stoccarda battendo nei quarti Nikolay Davydenko, che all’epoca era numero 11 ATP. Proprio come Tommy Haas. Potrebbe essere un simbolo, l’idea di un cerchio di crescita che si chiude per aprirne un altro di gloria. Non c’è dubbio che un’eventuale finale, e magari un successo, sarebbero il viatico ideale per una seconda parte di stagione che Fognini può e deve affrontare con decisione. Perché i tornei 250 non possono più dare chissà quale impulso alla sua classifica. I punti e i risultati “pesanti” devono arrivare nei Masters 1000 e negli ATP 500. Dopo Stoccarda, può fare buone cose ad Amburgo, poi dopo il torneo “amico” di Umag ci sarà la fondamentale trasferta americana. Fognini sa che il salto di qualità può arrivare sul cemento, come gli aveva insegnato tanti anni fa coach Leonardo Caperchi. Magari Fabio non impazziva all’idea di stare un mese negli States, ma Caperchi ha insistito per fargli fare una programmazione ambiziosa e di alto profilo. Ne è venuto fuori un giocatore completo, in grado di dare il meglio di sé un po’ dappertutto. Può darsi che il torneo di Stoccarda, se vinto, possa veramente dare il via alla seconda fase della carriera di Fognini. Potrebbe essere quella buona. Quella vincente. Quella dove può godere e farci godere.