da Monte-Carlo, Cristian Sonzogni – foto Ray Giubilo
Non è stata una bella partita, e del resto era difficile aspettarselo. Il derby d’Italia a Monte-Carlo, tra Fabio Fognini e Andreas Seppi, è andato al ligure, vincitore per 3-6 6-4 6-4. Ma per lungo tempo è stato nella mani dell’altoatesino. Sul 6-3, 4-3 e servizio, però, l’incontro è girato. E mentre Andreas continuava a tenere lo stesso ritmo, che fin lì aveva prodotto il risultato sperato, Fabio saliva di livello. Non di molto, quel tanto sufficiente a incamerare cinque giochi di fila.
Nemmeno sulla situazione di un set pari i due si sono sbloccati. Sempre troppa tensione per vedere un match di qualità. Tra break e controbreak, occasioni mancate da una parte e dall’altra, è stato Fognini a trovare lo spunto decisivo. Sul 5-4 per lui, servizio Seppi, il ligure ha mancato i primi due matchpoint, il primo con una risposta finita sul cappello di uno spettatore della terza fila, il secondo con un errore gratuito di rovescio. La terza occasione è stata quella buona: al termine dello scambio più lungo dell’incontro, Fognini ha trovato il coraggio di tirare un diritto un po’ più pesante e ha raccolto il punto che gli è valso il match, al termine di un’ora e 57 minuti.
Di certo c’è che per andare avanti nel torneo, l’azzurro dovrà giocare meglio di quanto ha fatto all’esordio. Ma è pur vero che la partita con Seppi, appena dopo la delicata sfida di Davis e in un torneo così importante per lui (a due passi dalla sua Arma di Taggia), non poteva vederlo completamente sereno. Sul fatto che non sia stato un bel match, entrambi concordano. “Era un derby e i derby sono incontri particolari – ha spiegato Fognini – nei quali difficilmente si vede un buon tennis. Sul 4-3 per Andreas nel secondo, lui ha giocato un brutto game che mi ha rimesso in partita, poi sono stato bravo alla fine del terzo, quando contava. Un obiettivo? Entrare nelle 32 teste di serie per Parigi”.
Intanto Rafael Nadal si è presentato alla stampa con una lunga chiacchierata, che ha ripercorso i suoi anni di vittorie in questo torneo. “Dieci anni fa – ha ricordato il maiorchino – ero reduce dal successo nel Challenger di Barletta e arrivando qui trovavo un mondo che fino ad allora avevo visto solo in televisione. Fu emozionante: vinsi due buoni match, prima di perdere con Coria, che allora era uno dei più forti sulla terra”. Le condizioni sono tutte da verificare, perché è vero che l’iberico ha vinto a Indian Wells, ma è altrettanto vero che da quel successo è passato un mese. “E quando stai senza giocare match ufficiali così a lungo, non puoi mai esser sicuro di nulla. Non penso di essere il favorito, ma diciamo che sono nel lotto di quelli che potrebbero vincere”. Si arriva persino a parlare del dopo carriera, con Rafa che non esclude un suo impegno nell’Accademia di casa. “Mi piacerebbe restare nell’ambiente, perché lo sport è vita e lavorare con i ragazzi è interessante. Non so se potrei fare il coach, invece, ma ciò che conta è restare nello sport”.
Tornando al tennis giocato, la giornata di lunedì ha promosso il talentuoso Paire a una derby francese con Richard Gasquet. Ma per il resto ha detto male ai giocatori transalpini. Benneteau, per esempio, ha lottato solo per un set contro Milos Raonic, uno dei giustizieri dell’Italia di Davis a Vancouver. Delusione in particolare da Gilles Simon, che ha ceduto all’outsider Roberto Bautista Agut per 6-3 7-6 (8-6 al tie-break). E in fondo anche da Chardy, che contro Andujar ha retto due set prima di cedere al terzo. Promosso invece Roger Vasselin, che è uscito dalle qualificazioni battendo poi nettamente l’olandese Haase. Martedì giornata molto ricca, con tanti spunti interessanti. Da Monfils-Montanes a Tsonga-Davydenko, ma soprattutto Del Potro-Dolgopolov: sono diverse le partite che meritano un’occhiata. In attesa che mercoledì scendano in campo i primi 3: Nadal, Murray e (forse) Djokovic.