Per una volta, concedeteci di esagerare con agli aggettivi. Fabio Fognini e Simone Bolelli sono stati storici, ma anche bravissimi, generosi e quasi magici. Nessuno, davvero nessuno, si aspettava che il doppio tutto azzurro potesse vincere l'Australian Open. Quando si esce dal singolare, spesso, non c'è così tanta voglia di restare a un torneo. Specie se ti trovi a 16.000 chilometri da casa e il singolare resta la priorità. Ma Fabio e Simone si trovano bene, talmente bene, che la magia ha preso forma, partita dopo partita. E quando i temibili gemelli Bryan sono stati eliminati, il bersaglio grosso è sembrato possibile. Attenzione: “possibile” non significa “facile”. E poi, vincere da favoriti è sempre complicato. Invece gli azzurri hanno tenuto a bada la coppia francese composta da Nicolas Mahut e Pierre Hugues Herbert, domata con un doppio 6-4 in 82 minuti di battaglia, sotto il tetto della Rod Laver Arena. C'erano i fotografi, un pubblico importante, gli occhi del mondo tennistico, la consapevolezza di dover tenere una conferenza stampa in caso di vittoria. Insomma, pressione. E i nostri l'hanno gestita alla grande, nonostante un break incassato da Fognini al quarto game (3-1 per i francesi). Gli azzurri hanno impedito la fuga, e sono rimasti attaccati ai francesi anche quando hanno dovuto cancellare palle break sia sul 2-3 che sul 3-4. Alla vigilia, tuttavia, si sapeva che Herbert sarebbe stato il punto debole dei transalpini. Ed ecco, puntuali, due doppi falli nel nono game che hanno portati avanti gli azzurri. La partita avrebbe potuto complicarsi in avvio di secondo set, quando Mahut ha commesso un evidente “doppio tocco” su una palla break azzurra. Fognini si arrabbia, ma ha la forza di restare calmo. (“Dopo il match l'arbitro si è scusato, ho apprezzato molto, non mi era mai capitato qualcosa del genere” dirà Fabio). Il match diventa bagarre, cresce anche sul piano dello spettacolo, perchè i punti diventano via via più importanti. I colpi di sbarramento di Fognini-Bolelli sono più incisivi della tattica aggressiva di Mahut-Herbert. Ed ecco, al nono game, il break decisivo (stavolta su Mahut). E così, a 56 anni dal successo parigino di Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola (vincitori su Emerson-Fraser), l'Italia torna a godere per uno Slam di doppio maschile.
CI VEDIAMO ALLA 02 ARENA
E' un successo che fa bene a tutti. Ai due protagonisti, che ripartiranno con slancio nei rispettivi impegni. Fognini andrà in Sud America con la speranza di ritrovare qualità anche in singolare, mentre Bolelli tornerà in Europa per i tornei indoor, a caccia del best ranking (la sua miglior classifica risale a 6 anni fa, numero 36). Come hanno spiegato, si ritroveranno in Davis e poi a Indian Wells e Miami. L'impressione è che non sconvolgeranno la programmazione in singolare per giocare il doppio: vuoi perchè il tennis resta uno sport individuale, vuoi perchè la qualificazione al Masters è quasi certa: con 2.000 punti in tasca e almeno un'altra dozzina di tornei da giocare, la sorpresa sarebbe se non ce la facessero. Il successo fa bene al tennis italiano, che per la seconda volta in dieci giorni esce dalla nicchia dei media specializzati. I siti dei quotidiani politici, nonché quelli di costume, hanno dato un grande risalto al successo degli azzurri, persino nel giorno dell'elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica. Sono i successi come questo a dare linfa al movimento. Puoi fare tutta la promozione che vuoi, e farla anche bene, ma nulla è balsamico come i risultati. La speranza è che 10, 100, 1000 bambini si siano fatti entusiasmare da questo successo e chiedano ai genitori di farsi comprare una racchetta da tennis. Questo successo farebbe storia anche se dovesse restare isolato, ma l'impressione è che possa essere un punto di partenza. Ce lo auguriamo tutti.
"NON CAPITA MICA TUTTI I GIORNI!"
“Abbiamo fatto qualcosa di grande, forse non ce ne rendiamo ancora conto – ha detto Bolelli – magari lo realizzeremo meglio domani. E' un successo che significa molto per l'Italia: per la nazione, la federazione, la gente che ci segue. Io e Fabio ci troviamo bene, adesso il nostro obiettivo è il Masters di specialità. Restiamo entrambi singolaristi, per carità, ma il doppio è importante sia per la fiducia che per migliorare alcune cose”. Gli ha fatto eco Fognini. “La priorità è il singolare, ci mancherebbe, ma dobbiamo riconoscere che abbiamo vinto uno Slam. Non è qualcosa che succede tutti i giorni!”. Ovviamente si è parlato anche del “doppio tocco” di Mahut in avvio di secondo set. “Sapevamo tutti benissimo cosa aveva fatto, anche lui. Però capisco che sia difficile ammetterlo, soprattutto su un punto così importante. Mi hanno fatto piacere le scuse dell'arbitro”. Risate quando hanno chiesto agli azzurri come avrebbero festeggiato: “Eh, ma lui ha la moglie al seguito! – ha detto Fognini, alludendo a Ximena Fleitas – bè, qualcosa faremo sicuramente, magari berremo qualcosa”. Fabio si è ammonito quando lo hanno paragonato a Flavia Pennetta. In fondo anche lei ha vinto uno Slam in Australia, in coppia con Gisela Dulko. “Calma – ha detto – ne ho ancora per raggiungerla. Lei ha vinto 10 tornei, io appena 3. Ed è stata numero 10, io al massimo 13”. Non poteva esserci un modo migliore per chiudere la conferenza stampa: nuove motivazioni, perfette per restare “sul pezzo”. Ma per stasera non c'è altra da aggiungere: si festeggia. Via i pensieri, via tutto il resto. E' gioia.
AUSTRALIAN OPEN
Doppio Maschile FINALE
Simone Bolelli / Fabio Fognini (ITA-ITA) b. Pierre-Hugues Herbert / Nicolas Mahut (FRA-FRA) 6-4 6-4