PETRA SCOPPIA, MA È MERITO DI FLAVIA
Nelle 2 ore e 23 minuti che l’hanno promossa in semifinale, l’azzurra ha mostrato tutte le qualità che l’hanno portata fra le prime 10 del mondo e non solo, e gli appena 16 errori gratuiti dicono tantissimo. C’è stato il cuore, nel non mollare dopo un primo set perso al fotofinish con tre palle consecutive del 5-5 andate in fumo, e dopo pure un break nel secondo: 3-1 e servizio Kvitova. Ci sono stati i nervi e il carattere, quando ha strappato un secondo set cruciale vincendo un lottatissimo decimo game in cui la due volte campionessa di Wimbledon ha fatto un po’ di tutto, alternando errori e grandi giocate. E ci sono state pure intelligenza tattica ed esperienza, nel gestire alla perfezione un terzo set che andava vinto a tutti i costi, malgrado il caldo, la fatica, la tensione, il baccano degli spettatori. Ha ridotto all’osso i rischi e messo in campo più palle possibile, ricetta letale per un'avversaria che non ne aveva più. Lo si è intuito nelle fasi finali del secondo, quando si è tenuta a galla grazie al suo tennis facile e molto potente, ma ha commesso buona parte dei suoi 60 errori non forzati, vero ago della bilancia dell’incontro. Tanti altri sono arrivati nel terzo set, iniziato meglio ma durato di fatto solo fino al 2-1 0-30. Fallito quell’assalto, è letteralmente scoppiata, ma non gliene si può fare una colpa. Da qualche settimana si allena pochissimo dopo aver contratto una forma di mononucleosi, giusto un paio d’ore al giorno, e il suo rendimento può cambiare day by day. Eppure, dopo due primi turni fra Cincinnati e Toronto, la 25enne di Bilovec ha vinto il titolo a New Haven e non ha praticamente mai fatto fatica nei primi quattro turni, andando a prendersi il miglior risultato di sempre a New York. Tradotto: è vero che è scoppiata sul più bello, ma a Flavia va il merito di aver allungato un match che sul 6-4 3-1 pareva prossimo ai titoli di coda. Li ha rifiutati e riscritti con la sua firma, insieme a tutti i tweet di complimenti piovuti dopo la vittoria. Il più dolce? Quello del suo Fabio Fognini. Una foto dell’azzurra e una scritta: IMMENSA. Semplice, diretto, con una sola parola che riassume una delle più grandi giocatrici della storia del nostro tennis.
“NON PENSAVO DI RIUSCIRE A FARCELA”
Non è la prima volta che l'Italia piazza due giocatori in semifinale in uno Slam (Pietrangeli e Sirola ci riuscirono nel ’60 al Roland Garros), ma è la prima volta che a farcela sono le donne, che infilano l’ennesimo record di un periodo incredibile, forse irripetibile, aperto proprio dall’ingresso di Flavia fra le top ten. Era l’estate del 2009, e pareva un risultato storico, difficile da eguagliare. Sei anni dopo ce l’hanno fatta anche Schiavone ed Errani, e per il nostro tennis in gonnella è arrivato uno Slam in singolare, vari in doppio, un titolo a Indian Wells, tanti piazzamenti e molto altro. “Cosa ho pensato sul 6-4 3-1? Ho solo cercato di lottare su ogni palla, di continuare a spingere”, ha detto l’azzurra, stremata, al microfono di Pam Shriver di ESPN, chiedendo di rimanere seduta durante l'intervista. “Sinceramente non pensavo di riuscire a farcela, ma ho provato a rimanere tranquilla e con le idee chiare. Ho continuato a fare il mio gioco, e sono felice di essere riuscita a ribaltare il match. Mi dispiace per Petra, non è bello perdere così, ma deve essere fiera di quello che ha fatto, continuando a lottare per oltre due ore”. Un riconoscimento corretto, ma in semifinale ci va lei e uno degli Us Open più vecchi degli ultimi anni avrà dunque tre over 30 fra le migliori quattro. La quarta semifinalista uscirà invece dal match fra Simona Halep e Victoria Azarenka, e diventerà a tutti gli effetti la candidata numero uno per provare a rovinare il Grande Slam di Serena Williams. Tuttavia, questa Pennetta non va sottovalutata. Ha già fatto tanto, tantissimo, e avrà solo poco più di 24 ore per recuperare. Ma non è il tipo che si accontenta facilmente.
US OPEN FEMMINILE – Quarti di finale
Flavia Pennetta (ITA) b. Petra Kvitova (CZE) 4-6 6-4 6-2
