SPECIALE. La FIT ha esposto le proprie verità sui conti, società collegate e aspetti regolamentari. Noi rilanciamo, nella speranza di ottenere una risposta.
Secondo la FIT, SuperTennis è la principale ragione dell'aumento di tesserati, tornei e ricavi

Di Lorenzo Cazzaniga e Riccardo Bisti – 8 maggio 2012

  
Stanno circolando tante notizie sull'operato della FIT e sull'esistenza di società collegate alla stessa federazione. L’ultimo ad occuparsene è stato il settimanale “L’Espresso” in un articolo a firma di Gianfrancesco Turano, dove si parla di spese, intrecci, personaggi. Subito dopo, la FIT ha ritenuto opportuno effettuare alcuni chiarimenti tramite una nota apparsa sul sito federale e intitolata “La verità sui conti della FIT: bilanci in attivo, crescita, vittorie”. La nota può essere consultata a QUESTO INDIRIZZO.
Fa piacere che la FIT, dopo anni di riserbo, abbia voluto dare le prime spiegazioni. Nonostante tutto ci sono alcune questioni che meritano un approfondimento. Ci auguriamo che il nuovo corso della FIT, più aperto verso il chiarimento, voglia dare una risposta anche sugli argomenti che saltano all’occhio e che TennisBest va a sottolineare.

– L’articolo inizia dicendo: “In seguito alla circolazione di notizie inesatte sul conto della gestione della Federazione Italiana Tennis e delle società da essa controllate”. Non vengono menzionate quali notizie sono state diffuse e da chi. Sarebbe stato meglio farlo, anche solo per chiarezza nei confronti del lettore.

– Si scrive che la Federazione Italiana Tennis è “un’associazione privata”.  Resta il fatto riceve i contributi dal CONI (che a sua volta li riceve dal Governo). Sostenere che una federazione sportiva affiliata al CONI sia un’associazione privata ci sembra un’affermazione quantomeno “spinta” (anche se in effetti ha personalità giuridica di diritto privato). Le federazioni sportive, almeno fino ad oggi, sono state equiparate ad un ente pubblico. 

– Si informa che nel 2010 sono stati spesi 7,6 milioni di euro per l’attività di vertice, poi vengono elencati i successi del tennis italiano dal 2006 a oggi. La verità – sotto gli occhi di tutti – è che i successi sono arrivati da giocatori che non si sono formati in un centro tecnico nazionale, ma che a livello professionistico sono cresciuti lontano dall’Italia (Pennetta, Errani, Fognini) o in strutture italiane ma private (Volandri, Starace, Seppi). In attesa dell’esplosione di Alessandro Giannessi (miglior prodotto federale degli ultimi anni), il più importante risultato del Settore Tecnico è l’esplosione di Francesca Schiavone, che a fine 2009 è andata ad allenarsi a Tirrenia e nel 2010 ha vinto il Roland Garros. Per stessa ammissione della “Schiavo”, gran parte del merito è stato di Renzo Furlan, figura che ultimamente è stata un po’ accantonata (pur facendo ancora parte del board esecutivo e strategico del Settore Tecnico). Risulta strano che la Federazione si appropri di tutte le vittorie dei tennisti italiani. Bisogna valutare come sono arrivate. E’ facile prendersi i meriti quando non sempre è così. 

– BILANCIO IN ATTIVO DI UN MILIONE DI EURO. Sicuramente sono stati migliorati i conti economici e il giro d’affari legato alla federazione, anche se la stessa non dovrebbe avere fini di lucro ma ha precisi obiettivi di promozione e del conseguimento di risultati nel tennis di vertice (questo non lo diciamo noi, ma l’articolo 1 dello statuto). Va poi considerato il modo in cui i conti vengono fatti quadrare: negli ultimi anni c’è stato un vertiginoso aumento delle tasse federali e l’istituzione di nuovi vincoli e obblighi, tra cui la partecipazione ai Centri Estivi (pena sanzioni e squalifiche). Lo si vede anche dal momento politico del nostro paese: se lo Stato risana i conti aumentando le tasse, beh, il bilancio torna in attivo ma non vuol dire che i cittadini debbano essere contenti. Probabilmente non è il modo per ottenere fiducia. 

– SPORTCAST e i meriti di SuperTennis. Si scrive che l’opera di promozione della FIT, in particolare grazie a SuperTennis, avrebbe generato l’incremento di tesserati, di partecipazione ai tornei, del fatturato degli Internazionali d’Italia e dei ricavi. Vale lo stesso discorso fatto per i giocatori. E' bizzarro che la FIT consideri SuperTennis l'unica ragione di questa crescita. Se oggi un circolo di provincia ha 20 soci in più, siamo sicuri che sia merito di SuperTennis e non di chi ci lavora? Non può essere merito dei maestri e del loro lavoro? In base a quale ricerca di mercato la FIT dice che la crescita è dovuta a SuperTennis? L’assioma “accendo SuperTennis e faccio la tessera FIT” non è così automatico. Il canale televisivo è importante ed è un fattore generalmente positivo, ma per ottenere nuovi appassionati ci vogliono i grandi campioni e i grandi eventi. Lo stesso Massimo Caputi, mostrando grande buon senso, durante una puntata di “Tennis Club” ha sottolineato come il tennis stia vivendo un grande momento di popolarità grazie a personaggi come Federer, Nadal e Djokovic. Attribuire la crescita esclusivamente a SuperTennis ci sembra una forzatura. 

– TRASPARENZA. La FIT ha informato che i propri bilanci e quelli delle società controllate saranno certificati dalla Ernst&Young, una delle principali società multinazionali di revisione. Dopo esserci domandati se sarebbe stato fatto anche senza alcuna “pressione” giornalistica (comunque sparuta rispetto ai media che valutano acriticamente l’operato FIT), sorge spontanea una riflessione. Va benissimo affidarsi alla Ernst&Young, ma sarebbe corretto che la FIT mostri un bilancio totalmente trasparente, indicando nello specifico ogni voce di spesa. Così potremmo sapere tutto sui contributi, a chi sono andati e in quale forma. E a quanto ammontano i rimborsi ai dirigenti. Il bilancio dovrebbe essere analitico, voce per voce e totalmente trasparente. Sarebbe interessante sapere, ad esempio, quali contributi (e in che forma e quantità) sono stati assegnati a ciascun giocatore e quali rimborsi spese sono stati elargiti a ciascun dirigente. Facciamo un esempio (totalmente ipotetico): se ai tennisti è stato dato 5 e si è speso 10 per i rimborsi spese, alla Ernst&Young non interessa. Agli appassionati si, e molto. 

– QUESTIONE QA srl
. e il suo non svolgere incarichi per SportCast, FIT e altre società del Gruppo FIT. Oggi è così, ma fino a qualche mese fa Giancarlo Baccini ricopriva il ruolo di “Direttore della Comunicazione” della FIT e ancora oggi è indicato come risponsabile di pubblicazioni e audiovisivi nel Board Esecutivo della federazione. Al di là di questo, resta di dubbio gusto che a capo di società che ricevono notevoli contributi dalla FIT ci siano persone note al presidente (nel caso di Carlo Ignazio Fantola, addirittura legami di parentela) o che in passato erano stipendiate dalla FIT. Sarebbe meglio affidarsi a persone terze onde evitare che si arrivi a conflitti di interesse o situazioni poco chiare. 

– L’AUMENTO DI CAPITALE DI SPORTCAST, portato a 6.200.000 euro per poter trasmettere su tutto il territorio nazionale. Non sarebbe stato meglio un finanzialmento soci senza che intervenisse la FIT? Detto questo, SuperTennis resta uno strumento positivo per il tennis italiano. Resta da valutare se questo strumento positivo valga i milioni di euro spesi per averlo. Oppure se i soldi utilizzati (nel 2010 SportCast ha incassato 3,9 milioni dalla FIT) non potevano essere utilizzati (interamente o in parte) in un altro modo. Esempi? Altri strumenti di promozione, potenziamento dell’attuale o costruzione di un nuovo centro tecnico (ne doveva nascere uno femminile ma non se ne è fatto nulla), un altro torneo ATP o WTA, maggiori contributi ai ragazzi…Sarebbe interessante sapere se i contributi versati a giocatori sono superiori o inferiori al costo del canale televisivo. In altre parole: SuperTennis è bello ma costa tanto. Lo si può tenere in vita spendendo meno (e facendo spendere di meno i tesserati)? Poi, è ovvio, se viene dimostrato con certezza che tutti i nuovi tesserati, le squadre e i futuri campioni sono interamente dovuti a SuperTennis…a quel punto sarebbe auspicabile aumentare il budget dedicato. E nascerebbero i vari SuperNuoto, SuperBaseball ecc… 

– I CAMBIAMENTI ALLO STATUTO. Detto che 300 circoli che devono sottoscrivere una candidatura non sono “soltanto” il 10% del totale, ma un numero difficilissimo da raggiungere per un eventuale candidato (peraltro privo di uno strumento di promozione come SuperTennis), in democrazia dovrebbe essere data la possibilità a chiunque, senza alcun vincolo, di candidarsi a presidente. L’articolo dice che analoghi “sbarramenti” sono presenti in altre 16 federazioni. Detto che le federazioni sono 45 (cioè che il 60% abbondante delle federazioni non applica ostacoli ai potenziali candidati), facciamo gli esempi di basket e pallavolo. Per candidarsi a presidente FIP bisogna essere appoggiati da 20 società e 40 tecnici o atleti su un totale (nel 2008) di 3684 società (lo 0,54%). Per la FIPAV, bastano 40 sottoscrizioni comprensive di tecnici e atletici. Nel 2008, la pallavolo aveva 4855 società affiliate (sono dunque richieste sottoscrizioni per lo 0,82%).
Andrebbe poi abolita la vergognosa possibilità della raccolta delle deleghe. Nelle elezioni, gli aventi diritto dovrebbero andare personalmente a votare senza che nessun dirigente locale si preoccupi di “raccattare” il maggior numero di voti possibili. Se poi un presidente modifica lo statuto (che per una federazione equivale alla costituzione), non ci pare uno straordinario esempio di democrazia. Nemmeno i politici sono riusciti a modificare alcuni principi costituzionali. Con una modifica ottenuta per acclamazione nel dicembre 2009, Angelo Binaghi si è dato la possibilità di candidarsi anche nel 2012, peraltro inserendo gli sbarramenti appena citati.