Storie che si intrecciano: Mardy sfiora il successo su Lopez, ma un pizzico di paura e i crampi lo beffano. Resta la gioia di aver vinto la malattia. La Williams gioca un match agghiacciante ma la Bertens non ne approfitta. E' ufficialmente “Tensione Slam”. 

Lui ha perso, lei ha vinto. Ma il 2 settembre 2015 trasmetterà ai posteri un solo vincitore: Mardy Fish. La sua carriera è finita sul Louis Armstrong, all'ora di pranzo, dopo che i crampi gli hanno impedito di giocarsela fino in fondo contro un altro figlio del 1981, l'elegante Feliciano Lopez che a fine partita ha avuto la gentilezza di ammettere che sì, Fish aveva giocato meglio di lui e avrebbe meritato di vincere. Invece al terzo turno ci va lo spagnolo dopo un rocambolesco 2-6 6-3 1-6 7-5 6-3 in cui Fish è arrivato a tanto così dall'allungare la sua carriera di altri due giorni. Nonostante i 22 ace incassati, Mardy ha giocato una partita quasi perfetta ed è andato a servire sul 5-4 nel quarto set. Gli sarebbe bastato tenere l'ultimo turno di servizio per gioire, invece si è fatto prendere dall'ansia. Non la stessa che lo ha bloccato in casa per due mesi e mezzo e ha tranciato la sua carriera, ma la “paura di vincere” che ogni tennista ha vissuto, almeno una volta nella vita. Un break a zero, fatto di tre errori gratuiti e un doppio fallo hanno tenuto a galla lo spagnolo. Quando è iniziato il quinto set, ormai, nessuno credeva all'impresa di Fish. Ha tenuto fino al 3-3, ma poi è stato colpito dai crampi. Normale, visto che non giocava un match così lungo da ben tre anni. Sul 4-3 ha anche chiesto il trainer, ma non è arrivato nessuno. Giocando su una sola gamba, ha perso gli ultimi due game e ha lasciato il tennis giocato.


IL MIGLIORE SUL PIANO TECNICO

Saluta l'ultimo reduce della generazione che ha tenuto a galla il tennis americano dopo il ritiro di Pete Sampras e Andre Agassi. Il più forte è stato l'amico Andy Roddick, con cui ha convissuto per un anno nel 1999. Ha vinto uno Slam (l'ultimo a stelle e strisce) ed è stato numero 1. James Blake è volato al numero 4 ATP, persino Robby Ginepri si è preso una semifinale Slam. La gloria di Fish si è limitata a sei titoli ATP, tre piazzamenti nei quarti di uno Slam e un argento olimpico ad Atene 2004. Secondo Patrick McEnroe, suo capitano in tante battaglie di Coppa Davis, era il più bravo di tutti. “Se parliamo di capacità tennistiche pure, Mardy era il migliore del gruppo”. Ma tra qualche anno sarà ricordato soprattutto per il suo problema mentale. Depressione, il male oscuro. I problemi cardiaci emersi in avvio di 2012 si sono risolti chirurgicamente in un paio di mesi, ma allo Us Open 2012 è piombato nell'ansia più totale. Talmente grande da piangere prima di giocare contro Federer e da costringere la moglie a bloccare un aereo prima che decollasse.


FUTURO NEL TENNIS

Fish non si è propriamente ritirato: è stato costretto a ritirarsi. Ha condotto una battaglia parallela, coraggiosa, con l'aiuto di uno psichiatra, e finalmente ha trovato la luce in fondo al tunnel. Ancora oggi è dura, ma si è tolto lo sfizio di chiudere a modo suo, nello stesso torneo dove l'incubo era diventato terrore. Ok, non è andato oltre il secondo turno, ma è riuscito nell'obiettivo più importante: far parlare della sua malattia, mandare un messaggio d'oro: “vedete, dalla depressione si può guarire”. Che volete che sia un brutto game di servizio o un principio di crampi, quando hai davanti una vita da passare serenamente, in compagnia della splendida moglie Stacey e magari dando una mano ai giovani americani. Perché, nel momento della malinconia, l'americano ha la certezza di restare nell'ambiente. Come telecronista, certo (ha già iniziato l'esperienza con Tennis Channel) ma anche come mentore, forse come coach. “Ho intenzione di aiutare alcuni ragazzi a Los Angeles, già a partire dal periodo di offseason. Ho tanta esperienza alle spalle, so come si vive nell'affrontare certe situazioni. Ci sono tanti giovani promesse in arrivo, credo che sarà bello aiutarli. Vorrei condividere il più possibile con loro”. La storia di Fish resisterà nella copertina di giorno, ma per un'oretta è stata a rischio, il tempo necessario a Serena Williams per vincere il primo set contro Kiki Bertens, ottima colpitrice ma non certo una fenomeno. Paralizzata dalla tensione, l'americana ha giocato una delle sue peggiori partite. L'ha vinto di personalità, grazie alla tremarella dell'olandese, ma se mantiene questo rendimento non vincerà lo Us Open né completerà il Grand Slam.


LA BERTENS SI FA INTENERIRE

Diversi doppi falli e tanti errori gratuiti (alla fine saranno 26) hanno spinto la Bertens sul 5-3 nel primo set e addirittura avanti 4-0 nel tie-break. L'olandese non ha saputo cogliere il momento e, nonostante gli aiuti di Serena, non è riuscita a chiudere il parziale ed è stata punita da un nastro beffardo sul setpoint. Serena ha giocato un po' meglio nel secondo set, ma è ancora lontana da un rendimento accettabile. Al prossimo turno non sfiderà CoCo Vandeweghe, bensì la rediviva Bethanie Mattek Sands, vincitrice con facilità quasi sorprendente (la Vandeweghe è praticamente impazzita, devastando la sua racchetta in un attimo di frustrazione). Un match complicato, ma i guai potrebbero arrivare negli ottavi contro Agnieszka Radwanska o Madison Keys. Insomma, 'sto benedetto Slam è ancora probabile ma è meno scontato del previsto. Serena dovrà raddoppiare gli sforzi mentali, altrimenti i rischi sono dietro l'angolo. E non tutte le avversarie sono magnanime come Kiki Bertens.