Un’aritmia cardiaca simile a quella che colpì la nostra Karin Knapp ha terrorizzato il n. 1 americano. “Mi svegliavo in piena notte e avevo 170 battiti”. L’operazione è andata bene, forse tornerà già al Queen’s.
Mardy Fish potrebbe tornare a giocare già al torneo del Queen's

Di Riccardo Bisti – 28 maggio 2012

 
Un vero e proprio incubo. E’ quello che ha vissuto Mardy Fish nelle scorse settimane. Un incubo che sapeva di realtà quando, dopo un sonno profondo, si svegliava con il cuore impazzito, come se fosse reduce da un duro allenamento. Lo ha rivelato a USA Today in un’intervista rilasciata domenica. Mercoledì scorso si è sottoposto a un’ablazione con catetere cardiaco. Un problema simile a quello che colpì 4 anni fa la nostra Karin Knapp. “E’ stato spaventoso”. Nel cuore della notte, Fish si svegliava con palpitazioni estreme che i medici hanno descritto come una violenta forma di aritmia. Il giocatore ha iniziato a soffrirne in febbraio. “Di giorno non avevo problemi, potevo allenarmi tranquillamente, ma ogni volta che andavo a letto mi domandavo cosa sarebbe successo”. In effetti c’era qualcosa che non quadrava: si ritirava dai tornei adducendo come motivazione “fatica”. Ma era strano per uno come lui, capace di perdere peso a seguito di una dieta ferrea. Fish ha detto di non aver reso note le sue condizioni per non alimentare speculazioni sulle condizioni del suo cuore. Condizioni che lui stesso non capiva. A Miami, dopo la sconfitta contro Juan Monaco, si è svegliato nel cuore della notte ed è stato ricoverato in ospedale. Lo scorso anno ha vissuto la migliore stagione in carriera, qualificandosi per il Masters di Londra. Quest’anno ha giocato molti tornei prima di venire travolto dai problemi. La sua ultima apparizione risale a Houston, quando ha perso dal connazionale Michael Russell.
 
Qualche settimana fa c’è stata una polemica via Twitter con Ivan Ljubicic, che aveva criticato i tennisti americani per la loro scarsa voglia di giocare sulla terra europea. Gli ha anche risposto, ma poi ha cancellato il commento. Fish dice che alcuni suoi colleghi avevano una vaga idea di quello che stava succedendo, ma non condivideva i dettagli con nessuno. Oggi li conosciamo anche noi. Il primo episodio è arrivato in Svizzera, prima del match in Coppa Davis contro Stanislas Wawrinka. Il cuore ha battuto all’impazzata per un paio di minuti, un tempo sufficiente per farlo andare dal trainer Christian LoCascio alle 4 del mattino. Nelle settimane successive, il problema si era ripetuto due-tre volte ma si risolveva tutto entro cinque minuti. Ma il peggio, come detto, è arrivato a Miami. Dopo la sconfitta con Monaco, si è svegliato alle 3.30 del mattino con il cuore in gola, a 170-180 battiti al minuto, tre volte tanto quello che dovrebbe essere un regolare battito a riposo. Ma stavolta non andava via. “E’ durato mezzora, ero completamente in preda al panico, pensavo di stare per morire”. Ha svegliato LoCascio, hanno chiamato il 911 e lo hanno portato all’ospedale. I test medici non riuscivano a capire che tipo di problema avesse: nel frattempo ha dato forfait per la Coppa Davis e gli è presa la fobia del sonno. “Non riuscivo a dormire da solo”. Quando gli hanno assicurato che non era in pericolo di vita, ha usato un piccolo elettrocardiogramma per tenere sotto controllo gli sbalzi del suo cuore. L’idea era quella di registrare gli episodi di crisi per capire il problema e fronteggiarlo. Fish ha provato a giocare il torneo di Houston, ma non era nelle condizioni per competere. Ha preteso che LoCascio dormisse con lui, e ha avuto una crisi proprio al mattino prima di giocare.  “Lì abbiamo capito che si trattava di un problema più serio”. Dopo qualche settimana passata a cercare di capire cosa fosse, Fish ha deciso di prendere in mano la situazione e si è sottoposto a uno studio elettrofisiologico di due ore presso il Cedars Sinai Hospital di Los Angeles, lo stesso dove sono state girate diverse scene del teen-drama Beverly Hills 90210 e dove lo scorso anno fu ricoverata Serena Williams quando patì un’embolia polmonare.
 
I medici hanno inserito due cateteri e li hanno guidati fino al cuore tramite una vena. Hanno usato usato sostanze chimiche per portare le palpitazioni all’estremo ed individuare il problema. L’aritmia è stata bruciata e resa “dormiente", proprio come fecero qualche anno fa con la Knapp. “E’ andato tutto alla perfezione, la cosa è finalmente alle mie spalle” ha detto un Fish ancora in convalescenza. Per sua fortuna, potrà tornare ad allenarsi piuttosto rapidamente. Giocherà a Wimbledon, ma potrebbe addirittura giocare il torneo del Queen’s. “Vorrei sottolineare che adesso va tutto bene. Il problema si è risolto. Ma vorrei che la gente sapesse le vere ragioni del mio forfait al Roland Garros. Se non ci sono andato non è stato certamente perché ero stanco. Per me è ancora un bel momento: sono tra i primi 10 e il numero 1 americano. Non voglio certo arrendermi adesso che sono così in alto”. Dopo il grande spavento, Fish può tornare a giocare in tutta tranquillità. E con sole 13 partite sulle gambe, potrebbe essere una mina vagante per i tornei sull’erba, anche se ha già deciso di saltare le Olimpiadi (è già stato medaglia d’argento ad Atene 2004).