da Monte-Carlo, Cristian Sonzogni – foto Getty Images
Non c'è stata partita. Forse ci eravamo illusi un po' tutti nei giorni scorsi, con Djokovic che faticava e Fognini travolgente. Invece la semifinale di Monte-Carlo, la prima per un azzurro da 18 anni a questa parte, è finita in 51 minuti: 6-2 6-1 in favore del serbo. E l'ultimo atto del torneo monegasco, domani, sarà quello più logico, quello atteso: Rafa contro Nole.
Fognini fuori tra i fischi
Dispiace soprattutto aver visto l'uscita di Fognini, autore di una settimana straordinaria, tra i fischi del pubblico. Pubblico che evidentemente si attendeva un match alla pari, ed è stato condizionato nel giudizio da una parte finale di match che il ligure ha giocato 'vecchia maniera'. Ossia colpendo in maniera sconclusionata e senza lottare. Ma non è da quei due o tre punti regalati a partita ormai compromessa, che si deve giudicare la prova dell'azzurro. In realtà il problema stavolta è stato l'avversario. Perchè Nole ha alzato il livello rispetto ai giorni scorsi, quando ancora doveva carburare. Si dice spesso che i campioni è meglio affrontarli nei primi turni, e mai come stavolta, nel suo caso, valeva questa regola.
A inizio torneo il serbo era evidentemente timoroso negli spostamenti, molto attento per valutare le condizioni della sua caviglia. Ma giorno dopo giorno è andato migliorando, ha preso fiducia e oggi ha probabilmente giocato vicino al cento per cento delle sue possibilità fisiche. Senza risparmiare nulla. La conseguenza è stata un incontro a senso unico, con Fognini incapace di trovare soluzioni (a patto che ne esistano) per far fronte a un rivale che fa tutto un po' meglio di lui. Peccato per il punteggio severo, per quei 51 minuti e quei fischi che fanno male. Ma resta una settimana da sogno, quella di Fabio. Un ragazzo che esce da Monte-Carlo con le vittorie su Berdych e Gasquet, con un nuovo best ranking e con una seconda carriera ormai sul punto di cominciare. Non si faccia distrarre e continui così. Magari la prossima volta, magari su un palcoscenico ancora più prestigioso di questo, le cose andranno in un altro modo.
Rafa doma Tsonga
Nella prima semifinale, Rafael Nadal ha dominato fino al 6-3 5-1 e servizio. Poi è accaduto qualcosa. È accaduto che Jo Wilfried Tsonga ha cominciato a tirare ogni colpo senza pensare. Una soluzione disperata, ma che ha prodotto frutti importanti. Dopo aver annullato tre matchpoint sul 2-5, il transalpino è riuscito a riportarsi in parità, allungando una partita che al termine della prima ora di gioco sembrava completamente a senso unico. Dal 5-5, però, il quadro della situazione si è modificato nuovamente. Tsonga smetteva di colpire a tutto braccio, riusciva comunque ad annullare un altro matchpoint al rivale sul 6-5, si arrampicava al tie-break ma senza riuscire ad allungare la partita. Sul 3-3, probabilmente, il colpo che ha affossato il transalpino dando invece fiducia a Rafa: un passante lungolinea del maiorchino che ha ricordato il Nadal dei tempi migliori.
Per inciso, questo non è ancora il miglior Rafa, ma intanto le vittorie arrivano e se ci sono momenti di pausa sono da comprendere. Come dice lui: "È impossibile che il fisico risponda sempre presente dopo tanti mesi di assenza e giocando contro avversari che lo impegnano al massimo". Oggi lo spagnolo andrà a caccia del nono titolo consecutivo al Country Club. Cifra che fa impressione, e che rende bene l'idea di cosa sia stato l'iberico nell'ultimo decennio. Una macchina che sulla terra è stata fermata quasi soltanto dagli infortuni. Dall'altra parte, Tsonga conferma che ai francesi manca spesso qualcosa per arrivare ai titoli che contano. Hanno puntato, negli ultimi anni, su Gasquet, poi su Monfils e Tsonga, persino su Simon. Ma nessuno è riuscito a fare quel salto decisivo per vincere uno Slam e insidiare i Fab Four. Più il tempo passa, più si allontanano le chance di agguantare i successi importanti, per questa generazione di talenti sempre ben piazzati, mai davvero vincenti.
Le interviste
"Non c'è la controprova, ma se questo match si fosse giocato nei primi turni invece che in semifinale, forse, chissà… magari sarebbe finito diversamente". Fabio Fognini attribuisce più meriti a Djokovic che demeriti a se stesso, per i 51 minuti di semifinale. "Ero teso all'inizio – spiega ancora Fabio – e le condizioni non erano ideali per me. Ma lui ha giocato un gran match, ha servito bene e non mi ha lasciato tempo per entrare in partita. In ogni caso sono molto soddisfatto della mia settimana e questa sfida con Nole mi servirà per il futuro. Cercherò di far tesoro di questa esperienza". Arriva anche un paragone tra italiani e serbi: "Noi siamo più mammoni, maturiamo più tardi. E io, con quei 3-4 anni di ritardo abituali, sono in linea con le mie aspettative. I serbi sono più abituati a lottare". Il momento peggiore, forse, è stato quelli dei fischi all'uscita dal campo. "Ma non mi interessano – chiude il ligure – perchè la gente può fare ciò che vuole. Mi hanno fischiato anche quando a Parigi ho vinto con Montanes. Qui c'era qualche italiano che tifava per me, qualche italiano che tifava per Nole e i francesi che erano dalla parte del serbo. Nulla di strano".
Djokovic conferma, ma non nasconde che si attendeva di più dal rivale. "Pensavo in qualcosa di meglio da Fabio, ma non so cosa gli sia successo. Per quanto mi riguarda, sto migliorando di giorno in giorno e ora mi aspetta un test durissimo, come sono tutte le partite con Nadal. Devo pensare positivo per cercare di batterlo se è vero che lui è imbattuto qui da otto anni. Ma ci proverò, questo è certo".
Infine Rafa Nadal, che domani cercherà il nono sigillo. "Le condizioni non erano semplici oggi, e nel primo set è andato tutto liscio, pur senza fare nulla di eccezionale. Invece nel secondo Tsonga è passato in breve dal fare tutto male a fare tutto bene. E io sono rimasto sorpreso. Se mi fa piacere trovare Djokovic in finale? Direi di no, ci sono giocatori migliori da affrontare. Nole ti porta al limite, devi essere sempre al top se vuoi avere una chance di batterlo". Su una cosa, i due avversari di domani, si trovano perfettamente d'accordo. La loro partita più bella: per entrambi, la finale in Australia del 2012, con quelle 6 ore di gioco che hanno fatto storia.