FINALE UOMINI – Tutto lascia pensare a un (facile?) successo per Rafa Nadal. Cosa può fare David Ferrer per regalare almeno un match combattuto? La nostra analisi. 
Rafael Nadal e David Ferrer si giocheranno la Coppa dei Moschettieri

Di Riccardo Bisti – 9 giugno 2013

 
Negli ultimi anni, c’è stata un finale Slam che si presentava così poco equilibrata, così sbilanciata verso un giocatore? La risposta è no. Si può forse pensare a Tsonga-Djokovic (Australian Open 2008), Nadal-Soderling (Roland Garros 2010) o Berdych-Nadal (Wimbledon 2010). In quei casi, tuttavia, l’underdog aveva centrato almeno un grande exploit nel corso del torneo. Tsonga aveva battuto Murray e Nadal, Soderling aveva sorpreso Federer (che l’aveva battuto in finale l’anno prima) e Berdych aveva superato sia Federer che Djokovic. Al contrario, David Ferrer con quali credenziali si presenta a questa finale? Il valenciato non ha ceduto un set, perdendo appena 45 game in 18 set, ma era sempre favorito. Non ha ottenuto chissà quali exploit. Semplicemente, ha fatto il suo dovere. E allora perché dovrebbe battere King Rafa, contro cui ha perso 19 volte su 23? Già, perché? Per Ferrer è la prima finale Slam dopo 41 tentativi andati a vuoto. Nessun giocatore aveva dovuto aspettare così tanto. Il record precedente apparteneva all’australiano Kim Warwick, che noi ricordiamo per ben altri motivi (per informazioni, chiedere ad  Adriano Panatta). A 31 anni e 68 giorni, il buon “Ferru” potrebbe patire un po’ di emozione. Ben diverso il discorso per Rafa Nadal: per lui è la 17esima, tante quante una leggenda come Rod Laver. Dovesse vincere, intascherebbe il 12esimo Slam, superando proprio Laver e Bjorn Borg, affiancando Roy Emerson al terzo posto di questa speciale classifica. In altre parole, oltre a un vantaggio tecnico, Rafa partirà con un vantaggio psicologico. Forse non partirà da 15-0 in ogni game, ma qualcosa del genere.
 
Vediamo i precedenti: Rafa conduce 19-4, che diventa 16-1 se ci limitiamo alla terra battuta. L’unica vittoria di Ferrer sul rosso risale a Stoccarda 2004, quando il maiorchino frequentava ancora la Scuola Guida. E non fu una vittoria facile. Per il resto, soltanto successi di Rafa. Se escludiamo il precedente dell’Australian Open 2011, quando Nadal era in condizioni pietose, Ferrer non lo batte dal 2007. E allora perché dovrebbe vincere nell’occasione più importante? Già, perché? Se analizziamo i precedenti tra Rafa e David, ci accorgiamo che si dividono in due tipologie: i massacri e le partite combattute. Difficilmente c’è una via di mezzo. Lo scorso anno, i due si sono affrontati in semifinale al Roland Garros e fu mattanza. E’ accaduto qualcosa del genere anche nella finale di Acapulco, dove Ferrer ha raccolto la miseria di due game. Le cose sono cambiate a Madrid e Roma, dove c’è stato grande equilibrio. Tanti set sono finiti al tie-break, tanti set sono finiti 7-5. Significa che, nonostante tutto, Ferrer ha nel maxi-piatto corde della sua Prince le armi per mettere in difficoltà Nadal. E allora non è detto che sia una finale a senso unico come quelle del 2008 e del 2010, quando Federer e Soderling furono ridotti a comparse.
 
Chi cerca il “sangue” resterà deluso. I due si rispettano, sono compagni in Davis e uno dei due ammette candidamente che l’altro è più bravo di lui. Ecco: per un giorno, un dannato giorno, Ferrer deve togliersi l’idea dalla testa. Deve pensare di essere più bravo, più bello, più cattivo. Trasfomare l’umiltà in spavalderia, senza cadere nella presunzione. Le sue chance passano tutte da qui, ancor più che sul piano tecnico. Se la partita dovesse mettersi male, deve continuare a spingere. In fondo questo Nadal non è imbattibile. Lo ha dimostrato Djokovic, ok, ma gli hanno portato via qualcosa anche Fognini, Brands e Klizan. Se lo hanno fatto loro, può farlo anche Ferrer. Il suo dritto a uscire può costringere Nadal a giocare in affanno e scoprire il campo alla sua destra. David lo sa bene, e lo sa anche coach Javier Piles. Ovviamente non sarà facile mettere in pratica il disegno. Nella sua analisi su Tennis.Com, Steve Tignor ha individuato tre possibili debolezze di Rafa. Noi tendiamo ad escluderne due: la desuetudine ad affrontare un giocatore come Ferrer a queste altezze (sarà solo felice di non trovare Federer o Djokovic!) e un possibile senso di appagamento dopo la semifinale (Rafa non è il tipo, poi il discorso potrebbe valere all’ennesima potenza per Ferrer). L’unica osservazione condivisibile riguarda la possibile stanchezza di Nadal. Incredibilmente, Rafa ha sofferto di più e la semifinale con Djokovic è stata durissima. Ferrer è molto più fresco. Molti ricordano il miracoloso recupero all’Australian Open 2009 dopo la semifinale contro Verdasco, ma sono passati 4 anni e mezzo. All’epoca c’era un Nadal 22enne. E e 22 anni è più facile recuperare che a 27. E se all’improvviso il serbatoio di Nadal andasse in riserva? Ci crediamo poco. Alla fine, Nadal dovrebbe salire sull’ottovolante. Ma ci piace pensare che questa finale sarà meno scontata di quel che sembra.