Le dichiarazioni di Juan Carlos Ferrero contenute nella nuova stagione della docuserie di Netflix spiegano in parte l’allontanamento dell’ultimo periodo da Carlos

foto Ray Giubilo

Il futuro di Alcaraz si rannuvola. Non tanto per il ritiro per infortunio da Madrid che gli impedirà nella pratica di dare l’assalto al trono che Sinner gli ha strappato ormai un anno fa. Anche la presenza a Roma a questo punto è incerta, ma a preoccupare è più in generale il modo che il Nino Meraviglia ha di affrontare la carriera e di programmare i suoi impegni. E in primo luogo il rapporto con Juan Carlos Ferrero, che da Carlitos sembra sempre più lontano. L’arrivo di Samuel Lopez ha portato qualche novità, ma lascia perplessi la volontà di giocare ogni torneo possibile sulla terra battuta, come se solo da questa superficie dipendesse il futuro di Alcaraz. Vincere Monte-Carlo e subito buttarsi in pista a Barcellona, con un furore ‘nadaliano’ che evidentemente non può permettersi, rischia di aver compromesso i due appuntamenti di maggior prestigio e importanza in termini di punti. Ma è anche l’attitudine del Nino, i suoi tanti alti e bassi che finiscono ora inevitabilmente sotto esame, e da parte di un esaminatore certo non prevenuto. E’ infatti lo stesso Ferrero che, in un passaggio della prossima stagione della serie Netflix dedicata la tennis, non le manda a dire al suo pupillo. «La sua concezione del lavoro e del sacrificio è diversa dalla nostra», dice l’ex numero 1. «È così diversa che mi fa dubitare che possa diventare il migliore della storia. Che abbia vinto quest’anno (nel 2024, ndr) due Grand Slam è molto bello, ma mantenere questi numeri ogni anno… Questo è davvero difficile».
In un dialogo riportato in anteprima dal sito Relevo.com, a firma Nacho Encabo, i due Carlos mettono in evidenza una visione diversa del percorso che li attende. «Bisogna imparare dagli errori», attacca Juancio. «Bisogna trovare l’equilibrio tra le vacanze, l’allenamento e la motivazione. E non è facile. Sei stato ospite un weekend di Formula 1, qualcosa che pensavo non fosse adatto a te, ma ci sei andato comunque. In molti momenti non sarò d’accordo con te. Lo sai». La replica di Alcaraz: «Gioco a tennis perché mi diverto davvero, ma a volte non provo quella sensazione, vado ai tornei e gioco per obbligo, penso alla classifica, al bonus e perdo di vista ciò che è importante per me. Lo sai, vogliamo stare allo stesso tavolo (quello dei Big 3), ma a volte penso ‘come posso farcela?». Di nuovo Ferrero: «Devi trovare il tuo ‘come’, ma con professionalità e buon senso. Ci saranno molti momenti in cui vorrai fare altro. Con la maturità capirai meglio ciò di cui hai bisogno e ciò che devi davvero fare. Noi siamo qui per aiutarti e dirti le cose».
L’esempio è quello di Djokovic: “Novak sta molto attento all’alimentazione, dorme quanto deve dormire, si allena quanto deve allenarsi… Una dedizione assoluta per essere il migliore della storia». Una dedizione da ‘schiavo’ che forse, fa intendere Ferrero, Carlos non è disposto a condividere. E che con davanti l’esempio di Sinner – davvero l’erede di Djokovic per capacità di sacrificio e lungimiranza nella programmazione – rende abbastanza naturale una domanda: Carlos riuscirà ad essere all’altezza delle aspettative che ha creato? Oppure, come recita uno slogan diventato famoso, preferirà ‘vivere’? Una scelta legittima, quest’ultima, specie in un periodo in cui si parla molto dei disagi che comporta lo sport di alto livello. Ma che il sergente di ferro Ferrero, evidentemente, non condivide. E che potrebbe portare rapidamente ad un divorzio tecnico. «Noi siamo qui per lottare per essere i migliori al mondo – sottolinea infatti coach Ferrero – Se però non sei sicuro e vuoi lottare per essere il numero 15 al mondo, abbasseremo le pretese. Ma per come sono fatto io, mi sarebbe molto difficile continuare».