Provato dalle fatiche nei giorni scorsi, Fognini non riesce ad essere competitivo nella finale di Rio de Janeiro. Lo spagnolo si impone con un netto 6-2 6-3 e si consolida tra i top-10. Ma l’azzurro ride: dopo tante salite, la strada sta per tornare in discesa.
Non è bastato nemmeno Luis Nazario da Lima, alias Ronaldo, per dare a Fabio Fognini la carica giusta per vincere l’ATP 500 di Rio de Janeiro. Sotto gli occhi dell’ex campione dell’Inter, e del mitico Guga Kuerten, l’azzurro si è trovato di fronte un muro. Un muro valenciano che risponde al nome di David Ferrer e lo ha sempre battuto, otto volte su otto. Come l’anno scorso a Buenos Aires, in un altro torneo sponsorizzato dalla compagnia telefonica “Claro”, il sogno di Fabio si è infranto contro Ferrer. Il quarto titolo ATP, che lo renderebbe l’azzurro più titolato degli ultimi 35 anni, è ancora rimandato. Come l’anno scorso, Fabio è arrivato sfibrato alla finale. 12 mesi fa era reduce dalle fatiche di Davis e Vina del Mar, stavolta aveva speso molte energie per battere un grande Federico Delbonis nei quarti e Sua Maestà Rafa Nadal in semifinale. Battere Rafa è stato molto dispendioso anche sul piano mentale, e le 20 ore di riposo non sono state sufficienti contro Ferrer, vincitore col punteggio di 6-2 6-3. Non c’è mai stata partita, con lo spagnolo troppo regolare per Fabio, che ha commesso il doppio degli errori gratuiti (29 contro 14). Forse è meglio perdere così che dopo aver sciupato qualche occasione. I rimpianti lasciano sempre scorie mentali, invece Fabio si presenterà a Buenos Aires con un bel carico di fiducia, quello che ci voleva dopo un periodo durissimo, almeno in singolare. Nel suo angolo, oltre a Josè Perlas e a Max Tosello, c’era anche Corrado Barazzutti. Il capitano di Davis ha un rapporto straordinario con Fognini: forse avranno parlato dell’imminente trasferta di Davis, in Kazakistan. Chissà che le convocazioni, attese per martedì, non possano portarci qualche sorpresa. Fabio giocherà in Argentina, poi dovrebbe fare il giro del mondo per andare ad Astana e poi tornare nuovamente negli Stati Uniti per Indian Wells. Con Seppi e Bolelli in gran forma (ed entrambi già a Dubai), più la sorpresa Luca Vanni, chissà che “Barazza” non decida di risparmiare la trasferta a Fognini.
FERRER, IL RE DEL SUDAMERICA
I 360 punti intascati a Rio ridanno ossigeno alla sua classifica. Non gli basteranno per essere tra le prime 16 teste di serie a Indian Wells e Miami, ma Fognini è di nuovo brillante sul piano fisico. Per questo, acciuffare gli ottavi nei due tornei americani, ripetendo gli exploit dell’anno scorso, non sarebbe impresa proibitiva. Era proibitivo battere David Ferrer, che ha meno talento di lui ma una testa più solida e vincente. Non è un caso che lo spagnolo abbia intascato 23 titoli ATP e non voglia mollare il suo posto tra i top-10. Negli ultimi due anni aveva perso qualche finale di troppo, mentre nel 2015 (con il nuovo coach Francisco Fogues) ha già intascato due titoli importanti come Doha e Rio de Janeiro. Vincendo in Brasile, “Ferru” ha scritto la storia della “Golden Swing”, la stagione sudamericana dei tornei sul rosso. Ha vinto più titoli di tutti, superando i sei successi di Nicolas Almagro. Dopo i tre titoli a Buenos Aires e gli altri tre ad Acapulco, ha scritto il suo Settebello. Gli è un po’ cresciuto il naso quando ha detto che il vero Re della terra è Guga Kuerten (presente alla premiazione) e non Rafael Nadal, ma in Brasile ci sta. Ferrer è partito subito forte, rischiando poco e nulla. Sul 4-2, Fognini si è trovato 0-15 sul servizio di Ferrer e un dritto comodo da giocare. L’ha messo in rete, si è innervosito, e la finale si è chiusa lì. Gli mancava un buon 40% di energie. Ferrer ha preso in mano la partita, si è esaltato con alcuni recuperi da urlo, ed è piombato rapidamente sul 6-2 5-1. Solo allora si è deconcentrato, consentendo a Fognini di riavvicinarsi sul 3-5. Fabio ha lottato anche nell’ultimo game, trascinandolo ai vantaggi, ma il finale era scritto. “Ferru” si è inginocchiato e si è preso l’abbraccio virtuale dei brasiliani e quello reale del suo clan. Fognini era comunque soddisfatto, come se avesse la sensazione che il peggio fosse passato.
LA STRADA STA PER TORNARE IN DISCESA?
Adesso Fabio si sposterà a Buenos Aires, dove ha un tabellone tutt’altro che impossibile fino alla semifinale contro Rafa Nadal. Dopo un bye all’esordio, affronterà il vincente di Schwartzman-Berlocq e poi avrebbe Jiri Vesely nei quarti, lo stesso che per poco non lo batteva a Rio. Da quel match, forse, è partita la stagione di Fognini. Adesso è giunto il momento di ripartire, più forti che mai. La buona notizia è che – scavallati Indian Wells e Miami – Fabio non avrà molti punti da difendere nella stagione sulla terra battuta. Lo scorso anno si incagliò a Monte Carlo, durante il match contro Jo Wilfried Tsonga. I top-10 sono ancora lontanissimi ed è opportuno fare un passo alla volta, ma forse il tunnel è terminato. E la strada, dopo tanta salita, potrebbe ricominciare a scendere. Per Ferrer, invece, c’è la conferma più importante: a poco più di un mese dai 33 anni, continua a macinare come sempre. E un posto alle ATP World Tour Finals è tutt’altro che impossibile. Lo diciamo con nove mesi d’anticipo: alla 02 Arena di Londra, quest'anno, ci sarà anche lui.
ATP 500 RIO DE JANEIRO – Finale
David Ferrer (SPA) b. Fabio Fognini (ITA) 6-2 6-3
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