AUSTRALIAN OPEN – Lo spagnolo vince il derby con Almagro, rimontando da due set di svantaggio. “E’ una vittoria miracolosa” ha detto. Adesso sfida Novak Djokovic.
David Ferrer è alla quinta semifinale Slam in carriera
 
Di Riccardo Bisti – 23 gennaio 2013

 
L’ha definita un “miracolo”. David Ferrer ha il vizio (o è una virtù?) di dare troppi meriti agli avversari e sottovalutare se stesso. In realtà, la vittoria contro Nicolas Almagro non ha nulla di miracoloso. E’ stato un match durissimo: perso, riperso e perso ancora una volta. Eppure, al momento della stretta di mano, in semifinale c’era lo gnomo di Javea. Qualsiasi altro giocatore (eccezion fatta per i Big Three) sarebbe uscito sconfitto contro questo Almagro. Invece Ferrer è rimasto in piedi quando i ganci e i montanti di Nicolas avrebbero mandato al tappeto chiunque. Si pensava che la sconfitta in finale di Davis lo avesse colpito a morte, invece il murciano è più forte che mai. Nei primi due set ha mostrato un tennis eccezionale: perfetto al servizio, devastante nello scambio da fondocampo. Il suo rovescio a una mano è uno spettacolo, sia incrociato che lungolinea. Ma è proprio in direzione “paralela”, come dicono gli spagnoli, che ha inventato le soluzioni migliori. Appena vedeva 2-3 metri liberi alla destra di Ferrer, scagliava bordate impressionanti, spesso vincenti. E non concedeva nulla nei turni di battuta. A vederlo giocare, ci si domandava dove si fosse nascosto in tanti anni da rincalzo. Un break al settimo gioco del primo set e un altro al quinto gioco del secondo lo mandavano avanti. Ferrer era nervoso e impotente: è andata avanti così fino al 5-4 e servizio Almagro nel terzo. Al momento di servire per il match sono tornati i fantasmi. Tre giochi consecutivi hanno allungato il match, ma Almagro ha dimostrato di essere cresciuto mentalmente quando ha preso un break di vantaggio anche nel quarto. E’ andato altre due volte a servire per il match, ma non è mai riuscito a chiudere. Ok, ha commesso qualche errore di troppo, ma pensate che Ferrer sia rimasto a guardare?
 
Ovviamente no. Ha lottato come un leone, rincorrendo le palle più improbabili. Dai e dai, la tattica ha pagato. Come un pugile che attende il calo dell’avversario per poi sbranarlo, Ferrer ha lavorato ai fianchi Almagro e ne ha raccolto i cocci nel tie-break del quarto set, quando la coscia sinistra di Nico ha iniziato a chiedere pietà. In quel momento Alex Corretja, capitano della Davis spagnola, avrà avuto un brivido lungo la schiena. Almagro, infatti, dovrebbe guidare le Furie Rosse nella delicata trasferta di Vancouver. La sua presenza è in dubbio. Il malanno c’era, tanto che nel quinto set ha provato a resistere nei primi game ma poi si è sciolto sotto il sole e si è arreso con il punteggio di 4-6 4-6 7-5 7-6 6-2 in tre ore e quarantaquattro. Per il tennis espresso, Almagro avrebbe meritato la semifinale. Ma con la sola tecnica non si vincono le partite. Ci vuole altro, a partire dal cuore e dal coraggio di non arrendersi mai. Perché ci voleva coraggio per continuare a lottare quando il bombardamento sembrava inarrestabile. Invece si è preso le botte e ha aspettato che Almagro terminasse le munizioni. Per Ferrer è la quinta semifinale Slam in carriera, la seconda in Australia dopo quella del 2011. Nelle precedenti quattro ne ha perse due con Djokovic, una con Murray e una con Nadal. Non poteva andargli peggio, visto che affronterà il serbo. “Per pensare di avere qualche chance dovrò giocare al massimo, molto meglio di oggi” ha detto con la consueta modestia. Dovesse farcela, tuttavia, non dovrebbe gridare al miracolo. Perché le vittorie di “Ferru” possono essere descritte con qualsiasi aggettivo, ma non con “miracoloso”. Forse un giorno lo capirà anche lui.