Applausi e ammirazione. Non ci sono altri modi per rivolgersi a David Ferrer. Già lo scorso anno, entrato all'ultimo match, impegnò fino alla morte Marin Cilic, peraltro senza alcuna velleità di classifica e qualificazione. Quest'anno è andato oltre. Di fronte a Rafa Nadal, già certo del primo posto nel girone e consapevole della sua sorte (Novak Djokovic), in un incontro che per qualsiasi altro giocatore sarebbe stato solo un fastidio in vista delle vacanze, ha battagliato e lottato. Sino all'ultimo scambio. Fino all'ultimo punto. E' uscito sconfitto, vero. Dopo due ore e trentasette minuti di gioco, chiuse col punteggio di 6-7 6-3 6-4. Ma ha dimostrato ancora una volta che se ci fosse una classifica, aleatoria quanto immaginifica, della professionalità e dell'abnegazione, David sarebbe numero uno indiscusso. Nadal, dal canto suo, avrebbe potuto risparmiare energie. Ma è stata una stagione anomala, questa, per Rafa. La più difficile da quando ha mostrato al mondo le stigmate del campione. E ogni vittoria diventa un'iniezione di fiducia. Di consapevolezza. Anche a costo di prosciugare ogni forza residua. E il suo sorriso, alla stretta di mano finale, dimostra quanto ancora ne abbia bisogno, dei combustibili chiamati fiducia e motivazioni. Non è così paradossale che alla fine, quello che doveva essere il match meno interessante della kermesse, si sia trasformato in quello più spettacolare ed emozionante. E se i primi game, con Nadal che fugge sul 3 a 0, possono far pensare in una soluzione veloce quanto indolore, quel che accade poi è un turbinio di emozioni, di scambi lunghissimi e sfiancanti, di punti conquistati senza lasciare nulla di intentato. Ferru recupera lo svantaggio e piazza quattro giochi consecutivi. Ed è lui ad urlare vamos contro il cielo. Rafa non ci sta, toglie nuovamente il servizio a Ferru e va a servire per il set. Ed eccolo il cuore di David. Non vuole cedere, non vuole arrendersi. E, dopo aver annullato un set point, trascina Rafa al tie break. E lo domina, per 7 a 2.
UNA LOTTA QUASI ESAGERATA
Rafa potrebbe lasciar andare l'incontro, potrebbe tirare il fiato. Nole è in albergo in pantofole che sorseggia il the. Ma non si chiamerebbe Rafa, se lo facesse. E continua quindi a battagliare. Ad aspettare che quell'altro tiri per qualche istante il fiato. E così accade: dal 3 pari Ferru ha un piccolo passaggio a vuoto. Basta ed avanza a Nadal, per piazzare tre game di fila e chiudere il secondo set. Ma non può rifiatare per sempre. Ferru ritorna in vita, il primo game del terzo sfiora il quarto d'ora, con cinque palle break cancellate, per la gioia del pubblico e soprattutto di Nole. Si rischia di far nottata, la fatica comincia a far capolino. Il tie-break sarebbe forse la soluzione più giusta, ma a cedere per primo è David. Sul 4 pari, in chiaro debito d'ossigeno, Ferrer commette due gratuiti e concede il break a Nadal. Quello decisivo. Non c'è più modo di rimettere in piedi questa sfida infinita. Rafa serve e chiude. Per poi abbracciare il connazionale. Si spendono fiumi d'inchiostro, meritato, per le gesta spettacolari dei giocatori che al calar della carriera regalano emozioni. Ferrer non dipingerà Picasso quando scende in campo. Ma una volta lasciato il circuito, della sua ammirevole dedizione, ne sentiremo la mancanza.
ATP WORLD TOUR FINALS – Gruppo Ilie Nastase
Andy Murray (GBR) b. David Ferrer (SPA) 6-4 6-4
Rafael Nadal (SPA) b. Stan Wawrinka (SUI) 6-3 6-2
Rafael Nadal (SPA) b. Andy Murray (GBR) 6-4 6-1
Stan Wawrinka (SUI) b. David Ferrer (SPA) 7-5 6-2
Rafael Nadal (SPA) b. David Ferrer (SPA) 6-7 6-3 6-4