La baby inglese supera la temuta “Prova del 9”: batte Na Li e vola negli ottavi, prima britannica dopo 14 anni. Ha tecnica, carattere e coraggio. Avanti Kvitova e Sharapova.
La stretta di mano tra Laura Robson e Na Li
Di Riccardo Bisti – 1 settembre 2012
Il match successivo a un grande exploit, definito anni fa da Rino Tommasi “La Prova del 9”, è uno degli indicatori principali per capire se un tennista ha le stimmate del campione. Laura Robson le ha, le sta mostrando partita dopo partita. Non è destinata a finire come Benjamin Becker, ricordato solo per aver messo fine alla carriera di Agassi. No. La vittoria su Kim Clijsters, ultima partita della belga, è solo l’inizio. Sul Louis Armstrong, la Robson ha cacciato fuori dal torneo Na Li, una delle top favorite dopo la grande estate e il cambio di coach. La britannica nata a Melbourne si è imposta col punteggio di 6-4 6-7 6-2 ed è volata negli ottavi. E’ un risultato storico: una britannica non andava così avanti in uno Slam dal 1998, quando Sam Smith giunse al quarto turno a Wimbledon. Per trovare un risultato analogo allo Us Open bisogna andare al 1991 e agli ottavi di Jo Durie. Un altro segnale sulle ambizioni di questa ragazza sono le frasi post-partita: non si è lasciata andate a facili entusiasmi, ma l’ha accolta con tranquillità, come se fosse la cosa più normale del mondo. Di sicuro è una tappa di un processo che la porterà lontano. “Adesso farò un po’ di palestra e cercherò di recuperare per il prossimo match. In passato ho avuto parecchi infortuni, adesso è la prima volta che sono davvero a posto fisicamente. La differenza è tutta qui”. In verità, la qualità di questa partita è stata inferiore rispetto a quella contro la Clijsters. Faceva caldo, si sono visti tanti errori. Chi sbagliava di più, tuttavia, era la cinese. Non si è vista traccia dei vantaggi psicologici che ha detto di avere contro le più giovani. Forse, semplicemente, la Robson non è una giovane come le altre.
Sotto di un break nel secondo, l’inglesina lo ha subito ripreso e poi ha fronteggiato un’altra palla break nel settimo game, cancellandola con un ace. Nel tie-break si è vista la Li dei tempi migliori e – sinceramente – si pensava a un domonio cinese nel terzo. Invece la Robson ha raddoppiato gli sforzi, ha giocato sempre meglio, e si è presa il successo più importante in carriera. Negli ottavi se la vedrà con Samantha Stosur, che sul campo centrale ha faticato un set prima di avere la meglio su Varvara Lepchenko. Questa Robson ha un gran carattere: sul 2-2 al terzo ha dovuto rigiocare una palla break a causa di una chiamata sbagliata. Avrebbe potuto disunirsi, invece ha vinto ugualmente il game e ha conquistato gli ultimi quattro giochi. Non è da tutti. Ma stiamo parlando di una ragazza che ha vinto il torneo junior di Wimbledon ad appena 14 anni. Una predestinata: nata a Melbourne da genitori australiani, si è spostata a Singapore quando aveva 18 mesi, e definitivamente in Gran Bretagna all’età di sei anni. I genitori Andrew e Kathy le hanno messo in mano una racchetta appena hanno potuto, trovandosi un inatteso diamante: a 10 anni è stata messa sotto contratto da Octagon, a 11 ha iniziato a vestire Adidas. Dopo aver lavorato per anni con i tecnici della LTA, la federazione inglese, si è affidata al sergente di ferro Zeljko Krajan, ex di Safina, Jankovic e Cibulkova. Il coach croato è convinto che Laura, mancina e potente, non abbia alcun limite. Per ora i fatti gli danno ragione. Nella sua crescita c’è anche un po’ d’Italia, poiché ha raggiunto proprio a Palermo la sua prima semfiinale WTA prima di perdere dalla Zahlavova Strycova. Due settimane dopo ha vinto la medaglia d’argento nel doppio misto olimpico, esperienza che le ha fatto capire cosa significa la pressione.
Passano agli ottavi due favorite. Sul campo Grandstand, senza esaltare, Petra Kvitova ha superato con un doppio 6-4 la francese Pauline Parmentier. Andrà capito se ha qualche problema oppure se si sta risparmiando in vista dei match più difficili. In fondo le sono bastati 78 minuti per aggiudicarsi la partita, vindendo 31 punti su 38 quando ha messo la prima e trasformando due delle tre palle break ottenute. Insomma, ha fatto il “compitino”, ma per vincere uno Slam non basta. I numeri, per ora, le danno ragione: non ha ancora perso un set e ha ceduto il servizio in due sole occasioni. Al prossimo turno se la vedrà con Marion Bartoli, brava a non lasciare spazio a Kristina Mladenovic nel derby francese. Nessun problema per Maria Sharapova: la sfida tra “professionisti” e “dilettanti” contro la studentessa di psicologia Mallory Burdette è terminata con un doppio 6-1, come se fosse un fastidio da levarsi rapidamente di torno. Negli ottavi troverà Nadia Petrova, vincitrice per 6-4 7-5 su Lucie Safarova.
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