Di Riccardo Bisti – 10 agosto 2014
Ordinaria amministrazione. Dopo lo spavento contro Marin Cilic e il set ceduto a David Ferrer, comprensivo di torta addentata sul campo, Roger Federer aveva bisogno proprio di questo. In effetti, trovare Feliciano Lopez in semifinale in un Masters 1000 era l'ideale. Avversario forte, ma non così abituato a certe altezze. Ma, soprattutto, una delle sue vittime preferite. Ci aveva vinto 10 volte su 10, ha fatto undici con un rapido 6-3 6-4, maturato in 82 minuti. E' stata la partita ideale per lo svizzero, dove ha potuto fare gara di testa e giocare tranquillo, come quando Michael Schumacher prendeva la testa del Gran Premio e non la mollava più. Quando Federer può dettare il ritmo, non ce n'è per nessuno. Ha mostrato una delle consuete lacune: le difficoltà nel trasformare le palle break. Nel quarto game, Lopez ne ha cancellate ben sei prima di capitolare e concedere a Federer la partita che desiderava. Sul 6-3 2-1, lo svizzero ha deliziato il pubblico con il consueto “tweener”. Ha perso il punto, tirando un vero e proprio “fuori campo” sul passante successivo, ma la gente si è divertita e lui non ha avuto problemi nel tenere ugualmente il servizio. In finale andrà a caccia del 22esimo titolo Masters 1000, il terzo a Toronto. Curiosamente, al Canadian Open si è sempre imposto in Ontario e mai a Montreal. Nel 2004 e nel 2006 era il netto favorito, stavolta sarebbe una sorpresa. Ma in finale, contro Jo Wilfried Tsonga, il favorito sarà lui.
TSONGA, LA PAZIENZA PAGA SEMPRE
Di solito il rendimento di un giocatore subisce una scossa con il cambio di coach. Curiosamente, il francese ha trovato il suo miglior tennis dopo aver siglato un accordo di management con IMG, annunciato proprio alla vigilia del torneo. Dopo aver battuto Djokovic e Murray, non poteva farsi battere da Grigor Dimitrov. Tanti appassionati avrebbero voluto vedere il bulgaro in finale contro Federer, ma non avevano fatto i conti col servizio-bomba di Jo, capace di servire ben oltre i 230 km/h. Il francese si è imposto col punteggio di 6-4 6-3, strappando il servizio a Dimitrov in tre occasioni. La partita non è mai stata in discussione: entrambi erano reduci da lunghe battaglie nei quarti, ma Grisha ha sentito di più la stanchezza. Per Tsonga è la terza finale Masters 1000 in carriera, la prima lontano dal catino di Parigi Bercy (2008 e 2011). “Aspettavo questo momento da almeno un paio d'anni. E' una bella sensazione perchè non ho mai smesso di credere in me stesso. Tutto questo mi ha reso più forte e ha tenuto alta la mia motivazione”. Può fare l'impresa, anche se i precedenti dicono 11-4 per Federer (2-0 quest'anno). Uno dei quattro successi di Tsonga è arrivato proprio in Canada, a Montreal. Ma da quelle parti, si sa, Roger è più vulnerabile.
MASTERS 1000 TORONTO – Semifinali
Jo Wilfried Tsonga (FRA) b. Grigor Dimitrov 6-4 6-3
Roger Federer (SUI) b. Feliciano Lopez (SPA) 6-3 6-4