Lo svizzero batte in rimonta Berdych e si aggiudica il 20esimo Masters 1000 in carriera, agguantando Nadal. Ma fa di più: oggi lo supererà in classifica e tornerà al numero 2 ATP.
La gioia di Roger Federer, campione al Masters 1000 di Madrid
Di Cosimo Mongelli – 14 maggio 2012
Il torneo più discusso, vilipeso e criticato degli ultimi anni è (finalmente?) giunto all'epilogo. Sulla famigerata terra blu di Madrid sono in campo Roger Federer e Tomas Berdych. I quali, insensibili alle polemiche e le tristi diatribe, si ritrovano meritatamente a contendersi il titolo. In caso di successo, lo svizzero scavalcherebbe Nadal in classifica e lo raggiungerebbe nel numero di vittorie Masters 1000, mentre il ceco è alla seconda finale di prestigio dopo quella persa a Wimbledon (anche se qualche anno fa aveva vinto il Masters 1000 indoor di Parigi Bercy). Berdych non pare intenzionato a fare da sparring partner. Tiene il servizio e, quando tocca a Roger, piazza un paio di vincenti a braccio sciolto. Ed è subito break grazie anche alla gentile collaborazione di Federer con un inconsueto drop lasciato cadere in rete. Passano i minuti la trama e dell’incontro non cambia. Roger tiene a fatica il servizio, Berdych lascia le briciole. I primi due set point arrivano già sul 2 a 5 servizio Federer. Lo svizzero si ricorda , per qualche istante, di essere di un altro pianeta e piazza quattro punti di fila e si salva con maestria. Arriva pure il quinto punto consecutivo, mentre Berdych serve per il set. A questo punto ci si domanda se il ceco è stato colto dal consueto “braccino” (o vassallaggio, come amano chiosare gli antipatizzanti di Federer). Assolutamente no, Berdych non trema e chiude d’autorità il game e il set: 6 a 3 , con una dimostrazione di superiorità assoluta e nemmeno una palla break concessa.
Entra in scena il fisioterapista all’angolo di Roger, che sembra avere problemi all’anca. E Tomas, ragazzo sensibile, si commuove e prende a cuore le sofferenze dell’avversario. Non approfitta del turno di servizio di un Federer ancora dolorante e dilapida l’occasione per il break, poi è lui stesso a conderlo senza colpo ferire. Infine, per mettere la ciliegina sulla torta, in meno di 70 secondi si fa impallinare dallo svizzero e finisce 0-3. Federer ha inserito il pilota automatico o almeno così pare. Berdych lo contiene a fatica e si arriva sul 5 a 3 e servizio Roger. Si arriva al 40-30, set point, ma il ceco si salva come nemmeno Jascin o Zamora e recupera il preziosissimo break. Gioia tanto grande quanto effimera: Federer vuole solo rifiatare un attimo e gioca due game che rasentano la perfezione, aggiudicandosi il secondo set 7 giochi a 5.
Inizia il terzo e Federer dà l’impressione di risentire dei suoi dolori. E’ imballato, si muove poco, specie al servizio. E concede occasioni su occasioni: due palle break nel primo game, una terza sull’1 pari, va sotto 0-30 pure sul 2-2. Ma Tomas non ne vuol sapere. La differenza fra un campione e un buon giocatore sta proprio nel saper approfittare delle occasioni e Berdych non ne coglie nemmeno una per mettere alle corde un avversario in evidente difficoltà. A questo punto si aspetta soltanto che sia il ceco a immolarsi all’altare dello svizzero e, puntuale come una cambiale, sul 4 pari, arrivano 3 palle break per Roger. Le annulla con altrettanti ace ma ne concede un’altra, con un doppio fallo. Federer ringrazia, conquista il break e va a servire per il match. Sembra tutto finito, ma quest’incontro è la fiera dello psicodramma. Roger serve malissimo e riporta in vita l’oramai sconfitto Berdych. O almeno ci prova, perché nell’ultimo game il ceco sfoggia un campionario di errori mai visti. Siamo 5 a 6, alle soglie del tiebreak. Tomas prima va sotto 0-40 con tre incursioni a rete da codice penale e, dopo averle annullate, piazza due dritti da terza categoria e Roger (senza fare nulla) mette le mani sul titolo, sul numero 2 ATP e raggiunge Nadal a quota venti Masters 1000. Su Berdych cosa si può aggiungere? Ha sprecato troppe occasioni per vincere quest’incontro e a questi livelli non te lo puoi permettere. Senza nulla togliere a Federer, stavolta è stato piuttosto fortunato. Di sicuro i più contenti saranno gli spagnoli, che non sopportano Berdych da quando li zittì nel 2006 dopo la vittoria su Nadal. Ma quando vince Federer, in fondo, sono tutti contenti.
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