Un’impietosa statistica raffredda le speranze di Federer: solo 6 dei 182 Slam giocati nell’Era Open sono stati vinti da un Over 32. E i precedenti non sembrano assimilabili… 
Wimbledon 2012 resterà l'ultimo titolo Slam di Roger Federer?

Di Riccardo Bisti – 27 luglio 2013

 
La dura sconfitta a Gstaad ha scatenato un vivace dibattito sul presente e sul futuro di Roger Federer. Nella sconferenza stampa post-match, lo svizzero ha ammesso di avere ancora problemi alla schiena. Durante il torneo di Amburgo, si è imbottito di anti-dolorifici. Le cose non sono migliorate a Gstaad, tanto che il suo staff gli aveva consigliato di non giocare. Per non deludere la sua gente, è ugualmente sceso in campo evitando di peggiorare la situazione. Il futuro, più che mai, è un’incognita. La partecipazione al Masters 1000 di Montreal (al via il 5 agosto) non è più sicura. “Deciderò nei prossimi giorni”. Ma il problema non è il Canadian Open, e nemmeno i punti che rischia di non difendere tra Cincinnati e Us Open. Il problema è che, per la prima volta, la sua carriera è giunta a un bivio. Fino ad oggi, si è sempre basato su granitiche certezze. Adesso che il corpo non asseconda più gli impulsi della testa, chissà se avrà voglia di assestarsi su un livello più basso. Per sua fortuna, è riuscito a centrare decine di record: se anche dovesse ritirarsi oggi, non crediamo che ci sia spazio per i rimpianti. Tuttavia, la forza di Federer risiede proprio nelle ambizioni e nelle motivazioni. Come Eddie Merckx, non si è mai accontentato delle vittorie. Ne voleva altre, sempre di più, sempre di più…come un cannibale. Federer è perfettamente consapevole di quello che ha fatto. In un’intervista durante Wimbledon ha addirittura impressionato: per poco non si ricordava il numero esatto di match vinti sul cemento! Ma quali obiettivi può ancora prefissarsi lo svizzero? Per un attimo, facciamo finta che i problemi fisici non esistano più. E allora ci vengono in mentre tre traguardi: il numero di Slam, il numero di Masters 1000 e il numero di titoli complessivi.
 

Su quest’ultimo punto gli basterà ancora un successo per staccare John McEnroe e salire in terza posizione alle spalle di Jimmy Connors e Ivan Lendl. Non dovrebbe avere problemi. Fino a qualche tempo fa, si pensava che sarebbe potuto arrivare addirittura a quota 100. Oggi, quel traguardo sembra molto più complicato. Vincere 23 titoli in tre anni e mezzo significa portarne a casa 6-7 l’anno: il Federer attuale non sembra in una botte di ferro nemmeno negli ATP 250. Quest’anno si è imposto soltanto ad Halle, peraltro non senza qualche patema. Ci sono poi i Masters 1000: mentre Novak Djokovic è ad un passo dal diventare il primo ad averli vinti tutti almeno una volta (gli basterà vincere a Cincinnati), Federer è secondo nella classifica All-Time alle spalle di Nadal (21 contro 24). L’opinione è forse condizionata dalle ultime prestazioni, ma oggi Federer sembra piuttosto lontano dal successo in un Masters 1000. La competitività degli avversari è sempre più alta e lui, in tutto il 2013, non ha ancora dimostrato di poter emergere da un tabellone con tutti i migliori. Senza contare che Nadal ha cinque anni meno di lui e probabilmente intascherà qualche altro titolo, magari “pescando” dal trittico Monte Carlo-Madrid-Roma. E poi c’è l’argomento-Slam, quello che motiva ogni speranza sua e dei suoi tifosi. Il Fenomeno-Federer è qualcosa di trasversale: lo amano in ogni dove…lo hanno venerato persino nella Spagna del “nemico” Nadal. Tutti si aspettano almeno un altro trionfo, un Canto del Cigno degno del suo nome e del suo personaggio.
 
Ma c’è un problema: è molto difficile, quasi improbabile. Federer ha il 3,29% di chance di farcela. Non lo diciamo noi, ma una statistica che si basa sull’età dei vincitori Slam nell’Era Open (dal 1968 ad oggi). Da quando il tennis ha abbattuto la barriera tra dilettanti e professionisti, si sono giocati 182 Slam. Di questi, soltanto 6 (appunto, il 3,29%) sono stati vinti da un giocatore di oltre 32 anni, l’età che Roger compirà il prossimo 8 agosto. Una prospettiva inquietante anche nel leggere i nomi di chi ce l’ha fatta. L’impresa, infatti, è riuscita soltanto a Ken Rosewall (quattro volte), Andres Gimeno e Andre Agassi. Il mitico”Muscle” giocava in un tennis profondamente diverso da oggi, in cui il braccio faceva ancora la differenza. E poi, gli anni dell’esilio tra i professionisti lo avevano preservato, se non fisicamente, almeno mentalmente. Non si può dire altrettanto per Federer, che spinge sull’acceleratore da 15 anni. Fu particolare anche il successo di Andres Gimeno al Roland Garros 1972, quando aveva 34 anni e 10 mesi. Pure lui aveva rinunciato a sette anni di carriera per passare tra i professionisti, ma la buona sorte lo assistette in un torneo cui non parteciparono tutti gli aderenti al circuito WCT: per intenderci, battè Metreveli in semifinale Proisy in finale. Difficile che oggi si presenti una situazione del genere. L’altro campione Slam “Over 32” è Andre Agassi, vincitore all’Australian Open 2003. Anche in questo caso, è difficile trovare comunanze con Federer: l’americano aveva avuto profonde cadute che però ne hanno allungato la carriera. E in quel periodo c’era un ricambio generazionale non ancora completo: Sampras si era appena ritirato e Federer non era ancora esploso. Andre fu bravissimo ad approfittarne.

Al contrario, gli avversari di oggi si chiamano Djokovic, Murray e Nadal. Gente nel pieno della maturità agonistica e ben decisa a non mollare un centimetro
. Insomma, lo Slam numero 18 avrebbe del miracoloso. Sarebbe un’impresa leggendaria, una delle più belle di sempre, ma oggi come oggi sembra improbabile. La pensa così, pur senza dirlo esplicitamente, anche Pete Sampras: l’americano ha detto che il primato di 7 titoli a Wimbledon è al sicuro dagli inseguitori, dimenticando che Federer è ancora in attività e potrebbe superarlo. Forse pensa che l’epopea di Roger sia già terminata? Di sicuro lo svizzero non sembra in gran posizione per lo Us Open: 11 anni fa, Sampras potè rifugiarsi in un poderoso servizio e in un disperato serve and volley che lo fecero chiudere in gloria. Oggi, tra avversari sempre più forti, campi più lenti e malanni fisici, per imitarlo ci vorrebbe un miracolo. Nessuno si augura il ritiro di Federer, nemmeno il più fervido dei detrattori. E tutti, in fondo, si augurano di vederlo vincere ancora. Ma i numeri sono crudeli e ci hanno avvisato: difficilmente sarà così. Soprattutto negli Slam.