L’attesa è finita: a due mesi e mezzo dalla semifinale di Melbourne, Roger Federer è di nuovo nel circuito. Positivo il primo test: batte 6-3 6-4 Garcia-Lopez e dà l’idea di non essersi mai fermato. Un piccolo calo nel finale è perdonabile.74 giorni. Per i tifosi di Roger Federer è stata un’attesa lunga e spasmodica, mai vissuta in (oltre) quindici anni di culto e inizialmente avvolta nei dubbi per un infortunio un po’ misterioso. Svelato l’arcano, ci ha pensato una gastroenterite ad allungare l’agonia, ma finalmente lo svizzero è di nuovo in campo. È tornato al Masters 1000 di Montecarlo e l’ha fatto a modo suo, con una convincente vittoria contro Guillermo Garcia-Lopez regolato 6-3 6-4 in un’ora e un quarto. Il fatto che sia stato lui stesso a chiedere di esordire il martedì, stanco di aspettare il suo turno dopo oltre una settimana di allenamenti (è arrivato al Country Club addirittura il 2 aprile), significava che si sentiva prontissimo per riprendere, e la prova del campo l’ha confermato. È emersa un po’ di ruggine solo nel finale, quando dal 5-1 lo spagnolo è risalito sino al 5-4, mentre per il resto è come se Roger non si fosse mai fermato. Zero problemi nel trovare appoggi e sensazioni sulla palla, idem nel reggere gli scambi lunghi, quasi sempre finiti nelle sue mani. E il taglio di capelli più corto del solito lo fa quasi sembrare più giovane, in barba ai 35 anni ormai dietro l’angolo. È vero che il gap col rivale è particolarmente ampio, ma – anche se va detto che Federer si sta allenando regolarmente ormai da tre settimane – il primo match dopo una lunga pausa può sempre nascondere qualche insidia in più. Se lo aspettava anche Garcia-Lopez, al quale invece dal 2-2 del primo set è toccato un ruolo di simil-comparsa, schiacciato lontano dalla linea di fondo dal solito Federer iper aggressivo, ottimo anche quando ha dovuto difendersi dai “frulloni” del rivale.

L’OMAGGIO A KOBE BRYANT
Nel primo set, Roger ha avuto un solo momento di difficoltà, nel sesto gioco. Ha commesso due doppi falli e si è trovato sotto 15-40, ma ha risolto il problema con un servizio vincente e uno di suoi 23 winner, col rovescio lungolinea. Gli amanti delle statistiche non si preoccupino: il saldo di – 2 fra vincenti ed errori (23 contro 25) non rende omaggio alla prova di “RF”, sceso in campo con t-shirt granata e calzoncini azzurri. Senza quel passaggio a vuoto nel finale, quando ha perso la prima di servizio e pasticciato un pochino, si poteva tranquillamente parlare di match perfetto, impreziosito dal 3 su 4 nella realizzazione delle palle-break, uno dei pochi aspetti sui quali brilla meno di altri campionissimi. Invece, il parziale di 13-4 che ha riportato su Garcia-Lopez ha un po’ frenato l’entusiasmo, ma la prima uscita di Roger a due mesi e mezzo dalla semifinale dell’Australian Open va comunque in archivio con un bel segno “+”, da provare a ripassare fra un paio di giorni. Sulla sua strada Jeremy Chardy o Roberto Bautista-Agut. Curiosità? Alle telecamere non è sfuggito il 4.13.16 stampato sulle scarpe del campione svizzero, a celebrare la data di addio al basket della leggenda Kobe Bryant, che domani contro gli Utah Jazz vestirà per l’ultima volta la canotta dei Los Angeles Lakers. Un altro campione della sua era che dice basta, proprio quando Roger è appena rientrato dallo stop più lungo della carriera, sicuro che ci sia ancora tempo e modo di scrivere altre pagine di storia. Come? A Montecarlo, per esempio, non ha mai vinto.

MASTERS 1000 MONTECARLO – Secondo turno
Roger Federer (SUI) b. Guillermo Garcia-Lopez (ESP) 6-3 6-4