Sono trascorsi due anni e quattro mesi dall'ultima volta in cui Roger Federer ha messo piede sulla terra battuta. Battuto Alexander Zverev al Foro Italico, ha perso negli ottavi contro Dominic Thiem. Avrebbe saltato il Roland Garros per un problema fisico, poi ha lasciato perdere la polvere di mattone, sia nel 2017 che nel 2018. Per questo, molti pensavano che il match contro l'austriaco sarebbe rimasto l'ultimo, almeno sulla terra battuta. Invece, nel 2019 potrebbero esserci delle novità. A margine della Laver Cup di Chicago, in cui ha esordito nella notte insieme a Novak Djokovic in un doppio deluxe, ha detto di aver preso in considerazione la possibilità di giocare sulla terra nel 2019. A naso, una scelta rischiosa: la sua rinascita nel 2017 (e, tutto sommato, anche quest'anno) è arrivata nel momento in cui ha scelto di evitare le fatiche sul rosso. “La stagione su terra battuta è in fase di revisione – ha detto a ESPN, parlando della programmazione per l'anno prossimo – non è affatto fuori discussione. Prenderò una decisione entro la fine dell'anno”. Saltare i due mesi di tornei sulla terra gli ha permesso di riposarsi e allenarsi in modo adeguato sull'erba, la sua superficie preferita. In effetti, i tornei “verdi” iniziano subito dopo la fine del Roland Garros (negli ultimi anni, ha giocato a Stoccarda e Halle prima di spostarsi a Wimbledon): arrivarci ben preparato è stato un vantaggio. Federer non sa essere preciso sui tornei che giocherebbe, ma la scelta è ampia. La terra ospita tre Masters 1000 (Monte Carlo, Madrid e Roma) più una serie di eventi minori, con un campo di partecipazione meno agguerrito. “Mi piacerebbe prendere una decisione in tempo, in modo da poter pianificare il tutto, il calendario della preparazione atletica, e anche il modo in cui affronterò la preparazione invernale. La stagione sulla terra battuta potrebbe giovarmi. Però so che si tratta di una scelta importante: se giochi sulla terra, cambia tutto”.
"SAREBBE UNA SCELTA DI PASSIONE"
Lo svizzero ha giocato per cinque volte la finale del Roland Garros: ha vinto quella del 2009, completando il Career Grand Slam, mentre ha perso le restanti quattro contro Rafael Nadal (2006, 2007, 2008 e 2011). Nel 2011, proprio sulla terra ha giocato una delle sue migliori partite: la semifinale parigina contro Novak Djokovic, allora imbattuto da oltre 40 match. Negli ultimi anni, in effetti, non aveva ottenuto granché, anche se sulla terra è arrivato il successo in Coppa Davis, quando lui e Wawrinka batterono la Francia in finale. Giocare sul rosso non sarebbe troppo razionale. Da un lato potrebbe accumulare punti ATP che gli darebbero una mano in classifica, dall'altra rischierebbe di arrivare stanco sull'erba e a corto di energie nella seconda parte dell'anno. Ma allora, perché potrebbe scegliere di tornare sulla terra? “Soltanto perché voglio farlo, è una faccenda esclusivamente di passione”. In effetti, sin da ragazzino, Roger ha giocato parecchio sulla terra. Era lì che giocava presso il circolo “Old Boys” di Basilea. e sempre sulla terra incassò un incredibile 6-0 6-0 contro Reto Schmidli presso il Grüssenhölzli Tennis Center di Pratteln, comune di 15.000 abitanti a due passi da Basilea. Era il 1991. Sulla terra ha giocato il suo primo match nel circuito, a Gstaad nel 1998. I numeri, tuttavia, certificano che da professionista l'ha maneggiata il minimo indispensabile: in 20 anni ci ha giocato “soltanto” 76 tornei ATP, a cui vanno aggiunte 9 serie di Coppa Davis, 3 Challenger (Ginevra 1998, Espinho e Lubiana 1999), 2 tappe del circuito satellite (gli antesignani degli attuali Futures) e uno dei primissimi Futures, a Schwabisch-Hall, in Germania, quando perse da Martin Spottl, ex coach di Mohamed Safwat. Nell'anno in cui ne compirà 38, King Roger potrà permettersi di fare ciò che vuole. Anche contro il mero interesse di classifica.