Settimo successo a Dubai per il campione elvetico, maestro di concretezza nella finale con Djokovic. Il serbo concede due palle-break, Roger le concretizza entrambe e passa 6-3 7-5, aiutandosi col servizio nei momenti delicati. 84esimo titolo in carriera.Volendo fare un appunto alla strepitosa carriera di Roger Federer, è quello di aver peccato di concretezza in alcune occasioni. Anche per questo, la vittoria contro Novak Djokovic nella finale dell’ATP 500 di Dubai vale tantissimo, molto più dei numeri in continuo aggiornamento. Ha concesso sette palle-break e le ha salvate tutte, concretizzando le due (una per set) offerte dal rivale, per il 6-3 7-5 siglato dopo un’ora e ventiquattro minuti di grande tennis. Per Roger è il settimo titolo negli Emirati, l’84esimo di una carriera sempre più eterna. L’epilogo pareva arrivato nel 2013, insieme ai problemi alla schiena che ne rovinarono la stagione, invece Federer è tornato grande, e grazie alla cura Edberg riesce addirittura a tenere un rendimento più alto rispetto a quando (stra)vinceva tutto. L’ha dimostrato anche oggi, soprattutto nel modo in cui ha approcciato il primo set. Ha avuto qualche difficoltà nel terzo game, ma dopo aver cancellato due palle-break si è sciolto, cercando spesso la via della rete e provando con successo a far male a Djokovic sull’uno-due. Quando il serbo non riesce a fare il suo gioco, è molto più vulnerabile. E se c’è qualcuno che riesce a non permetterglielo, quello è proprio Federer. “Roger è stato più bravo di me, ho avuto sette palle-break ma non ne ho sfruttata nemmeno una”, ha detto Djokovic nel corso della premiazione, con un pizzico di amarezza. La differenza è tutta lì, ma ‘Nole’ ha poche colpe.
ROGER-SHOW NEI MOMENTI DELICATI
Sulla prima in proprio favore, 4-3 primo set, Roger ha risposto con un back basso nei piedi del serbo, obbligato all’errore di rovescio. Sull’altra, 5-5 secondo set, ha invece optato per la soluzione coperta, prendendo subito in mano lo scambio e affondando col diritto. Un bel modo per chiudere in bellezza un game favorevole a Djokovic fino al 40-0, prima di due errori e un gravoso doppio fallo sulla parità. Il break decisivo è arrivato nel momento più difficile per Roger. Il rivale era finalmente riuscito a salire di livello, facendosi via via più insidioso. L’inerzia era dalla sua parte, ma lo svizzero ha retto da campione. Sapeva che in un eventuale terzo set sarebbe cambiato tutto, così ha difeso alla perfezione i suoi ultimi tre game di servizio. Li ha iniziati tutti con un errore (i primi due al volo, il terzo con una smorzata larga), ma poi non ha dato al miglior ribattitore del circuito la possibilità di giocarsi le proprie chance. Per capire fino in fondo la vittoria di Federer, vale la pena ripercorrere le situazioni. Sul 3-4 Roger è riemerso da 15-40 con quattro servizi vincenti consecutivi (2 ace), sul 4-5 con tre servizi vincenti (2 ace) e una carezza al volo che ha spedito la palla sulla riga, libidine pura per ogni amante dei gesti bianchi. Salito 6-5, Federer è finito sotto 0-30, ma con due servizi vincenti (1 ace) e un serve&volley è arrivato al match-point. L’ha mancato con un diritto in rete, e ha offerto la settima palla-break del match con un doppio fallo, ma ha servito bene, attaccato e chiuso con lo smash, riprendendosi il 40-40. Poi, il dodicesimo ace e lo schema servizio-diritto gli hanno dato la vittoria. Meglio di così era quasi impossibile.
“SETTIMANA PERFETTA? NO, HO PERSO IN DOPPIO”
A completare il quadro l’ennesimo traguardo tagliato in carriera: con l’ace che ha aperto il sesto gioco del secondo set, Roger è diventato il quarto di sempre a superare quota 9.000 in carriera, accodandosi a Ivanisevic (10.183), Karlovic (9.375) e Roddick (9.074). A Dubai, Federer è un’autentica garanzia. Ci ha comprato casa, vi trascorre anche 6 mesi all'anno, off-season compresa. Quest’anno all’Australian Open gli è andata male, ma ha subito trovato il modo di riscattarsi, cogliendo il secondo titolo del 2015, ma soprattutto offrendo l’ennesima prova di forza contro il numero uno del mondo, l'uomo che a Melbourne aveva messo tutti in fila. Una bella iniezione di fiducia. “Non è stata una settimana perfetta perché ho perso al primo turno in doppio (in coppia con Michael Lammer, ndr) – ha scherzato lo svizzero – ma dopo un torneo così e una finale come questa non posso che essere molto soddisfatto. È sempre bello giocare bene i match importanti. Sto esprimendo il mio miglior tennis, e voglio continuare così. Gli anni passano, ma mi sento ancora bene”. Traduzione: “non mi sento affatto vecchio”. Messaggio: “finché continuerò a divertirmi in campo, ne vedrete delle belle”. Il segreto è tutto lì.
ATP 500 DUBAI – Finale
Roger Federer (SUI) b. Novak Djokovic (SRB) 6-3 7-5
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