Roger Federer non fa più notizia. Persino la sua barba incolta scatena più dibattiti e discussioni al cospetto dell'ottava finale raggiunta in stagione. Esistesse un mondo perfetto per l'elvetico e i suoi tifosi, dove il tennis si gioca al meglio dei tre set, Slam compresi, i successi pioverebbero ancor più cospicui e copiosi. Oggi come allora. Nella seconda semifinale a Cincinnati, il suo dirimpettaio Andy Murray, è reduce dalla vittoria a Montreal. I due non si incrociano da un'altra semifinale, ben più prestigiosa, in quel di Wimbledon. Ma 40 giorni sembrano non aver cambiato nulla. Lo scozzese non riesce mai a rendersi pericoloso in risposta. Invano tenta di arginare le variazioni dello svizzero. Roger, tra l'altro, è più che mai motivato dalla possibilità di tornare al numero 2 ATP: dovesse vincere il torneo, l'obiettivo sarebbe raggiunto. Murray non fa in tempo ad iniziare il primo game che già è costretto ad annullare due palle break. Si salva, in qualche modo. I pregi di Roger sono innumerevoli e sarebbero scevri da difetti, non fosse quella sua generosa predisposizione a non cogliere proprio tutte le occasioni. Ma Andy ci riprova. Nel terzo game, offre un ulteriore possibilità a Federer. E ci pensa lui a concretizzargliela, sbagliando un sin troppo comodo dritto. Non succede più nulla. Federe concede le briciole al servizio, concludendo il primo set per 6 giochi a 4.
ROGER DISPENSA PRELIBATEZZE
Più equilibrio nel secondo. Federer si siede lungo la riva del fiume. Rimane a fondo campo, limita al minimo le discese a rete. Prima o poi, arriverà l'occasione buona. Perché sprecare energie inutilmente, alla sua età. Ci sono le prime avvisaglie, nel quinto game: Murray viene trascinato ai vantaggi ma si salva a stento e con un po' di fortuna. E arrivano anche le opportunità: nel settimo game, Roger si inventa un rovescio da cartolina e si procura una sanguinosa palla break. Andy deve affidarsi al servizio per cancellarla. C'è solo il tiebreak, quale ultimo rifugio per lo scozzese. E il tiebreak arriva. Lo apre anche con un ace, ma non c'è niente di più illusorio. Lo scozzese appare troppo pigro, svogliato, e colleziona tre errori che danno il via libera a Roger. Ma il sussulto di rabbia ed orgoglio, finalmente, arriva. Andy sciorina tutto il meglio del suo campionario e a suon di sassate raggiunge e quindi supera lo svizzero, issandosi sul 5 a 4. Ma è un illusione da poco. Federer risale in cattedra, tira fuori dal cilindro un paio di prelibatezze che lo portano al match point. Il primo annullato da una potente prima, il secondo concretizzato da una chiusura a rete a seguito dell'ennesimo dritto spaventoso. E' dunque finale. E ci sarà ancora Djokovic. dall’altra parte della rete, la quinta quest'anno, a tentare di precludergli il settimo sigillo al Lindner Family Tennis Center. A tentare di sconfiggerlo per la quarta volta. Ma in quanti pensano che sia favorito?
ATP MASTERS 1000 CINCINNATI – Semifinali
Novak Djokovic (SRB) b. Alexandr Dolgopolov (UCR) 4-6 7-6 6-2
Roger Federer (SUI) b. Andy Murray (GBR) 6-4 7-6