Lo svizzero supera Youzhny in rimonta e mette fine a un digiuno di 301 giorni. Acciuffato McEnroe a quota 77 titoli. L’aggancio a Lendl non sembra così improbabile.
Roger Federer saluta il pubblico del Gerry Weber Stadion
Di Riccardo Bisti – 17 giugno 2013
301 giorni non sono uno scherzo. E’ il periodo trascorso dall’ultimo successo di Roger Federer (Cincinnati 2012) e la vittoria scacciapensieri di Halle. Allo svizzero non interessano tanto i 250 punti ATP, e nemmeno il gruzzoletto finito nel suo conto in banca. Sarà felice perché è tornato ad assaporare la vittoria e perché ha agganciato McEnroe a quota 77 titoli ATP. Una cifra stratosferica, anche perché oggi ci sono meno tornei ed è quindi più difficile collezionare successi. Federer ha dovuto lottare per avere la meglio su Mikhail Youzhny, mai visto così carico e per nulla intimorito dallo svizzero, contro cui aveva perso 14 volte su altrettanti scontri diretti. Youzhny è stato aggressivo con ogni colpo ed era superiore nella diagonale del rovescio. Il suo colpo incrociato è eccezionale e metteva spesso in un angolo Federer. Gli è stato sufficiente per cancellare cinque palle break nel primo set e aggiudicarselo al tie-break, con una bella discesa a rete in controtempo. Ma Federer ha il grande pregio di non abbattersi mai. E allora è tornato in campo come se niente fosse, tranquillo e convinto dei propri mezzi, supportato dai 12.000 del Gerry Weber Stadion, più che mai desiderosi del lieto fine. Dai e dai, i due break sono arrivati nell’ottavo game del secondo set e sul 3-3 al terzo. Una risposta in rete ha messo fine al digiuno di Federer e gli ha regalato il sesto titolo ad Halle, dove non si imponeva dal 2008 (in finale su Kohlschreiber). Non c’è modo migliore per avvicinarsi a Wimbledon, e chissà che i bookmakers non modifichino le quote che lo vedono “soltanto” come quarto favorito. E’ stato un buon Federer, molto attento nel giocare punto per punto. Spesso lo abbiamo visto e rete, spesso ha tirato colpi mozzafiato. L’erba gli dà una mano, non c’è dubbio che sia la sua migliore superficie.
E’ interessante dare una prospettiva storica ai suoi 77 titoli. Nella classifica All-Time gli stanno davanti soltanto Jimmy Connors e Ivan Lendl. Jimbo sembra irraggiungibile (ha vinto 109 tornei), mentre un pensierino ai 94 titoli di Lendl si può fare, tenendo conto che Federer ha davanti a sé (almeno) ancora tre anni e mezzo. Dando un’occhiata alla “spalmatura” dei suoi titoli nel corso degli anni, apprendiamo che le stagioni meno prolifiche (2008, 2010 e 2011) gli hanno regalato quattro titoli. Dovesse mantere questa media fino a tutto il 2016, arriverebbe a quota 92, ad appena due lunghezze da Lendl. E’ quindi possibile pensare a un aggancio, anche se siamo convinti che lo svizzero preferirebbe vincere un altro paio di Slam, magari arrivando a quota 20, piuttosto che superare l’attuale coach di Murray. Ma i numeri restano nella mente e nella memoria. Sono importanti anche le cifre del match contro Youzhny: dopo aver perso il primo set, ha elevato il rendimento al servizio e ha perso appena otto punti quando era alla battuta: “Nel secondo e nel terzo set ho servito meglio. Questo ha fatto la differenza” ha detto Federer, che ha trovato il break decisivo nel settimo game del terzo set, sigillandolo con uno splendido passante.
“Non vincevo un torneo da 10 mesi – ha chiosato lo svizzero – ma in questo periodo ho giocato piuttosto bene. Mi è riuscito anche oggi, in un match molto difficile. Per me è stata una splendida settimana. La mia famiglia viene accolta molto bene, anche per questo è un piacere tornare ad Halle”. Il suo primo successo risale al 2003, anno in cui vinse il primo titolo anche a Wimbledon. Chissà che non abbia voglia di ripetersi anche quest’anno, centrando la quinta accoppiata Halle-Wimbledon. Da parte sua, Youzhny ha alzato le braccia. “Le ho provate tutte, ma Federer è stato più bravo. Non potevo farci nulla”. Per Federer è il 13esimo titolo in carriera sull’erba, che rafforza la sua percentuale di match vinti sul verde, la migliore di sempre. Federer ha vinto oltre l’87% degli incontri giocati sull’erba contro l’85,6% di John McEnroe, l’84% di Rod Laver, l’83,6% di Bjorn Borg e l’83,5% di Sampras. Mica male, no?
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