Roger devasta il n.10 del mondo Jo-Wilfried Tsonga e raggiunge lo scozzese in finale. Tre set senza storia, Tsonga senza chance…

di Andrea Merlo – foto Ray Giubilo

 

Mentre Roger Federer affronta il tunnel che lo separa dalla Rod Laver Arena il suo incedere è lento e il suo sguardo di fuoco. Anche se l’elvetico ha dichiarato di “non conoscere poi così bene il suo avversario” in cuor suo Fab-Fed non ha dimenticato l’ultimo confronto diretto con Jo-Wilfried Tsonga e la ferita brucia ancora. Erano i quarti di finale dell’Open del Canada 2009 e Roger sprecò un vantaggio di 5-1 nel terzo set prima di cedere al tie-break: forse una piccola macchia sulla sua immacolata carriera che salta più all’occhio delle sconfitte rimediate nelle maratone con Nadal. C’è di nuovo il francese a tentare di frenare la sua corsa in Australia, rischiando di rovinargli la festa per la ventitreesima semifinale consecutiva in un Major e l’ambizione di far suo lo Slam di inizio stagione per la quarta volta. Non è quindi tempo per essere indulgenti.

 

Dietro il numero uno del mondo ciondola “il bisonte” – questo ormai il soprannome affettuosamente affibbiato a Tsonga  dalla federazione francese – il viso tirato in una smorfia corrucciata, i muscoli un coacervo di acido lattico. Fanno ancora male i fendenti di rovescio di un Almagro domato  10-8 al quinto; suscita ancora dolore il ricordo della sfida con Nole , zampettante per quattro set prima di crollare per sfinimento nell’ultima frazione. Contro Federer bisogna essere al cento per cento se si vuol sperare di sfruttare le minime chanches concesse, se si parte già a handicap la strada potrebbe rivelarsi troopo ardua. Così è stato, da una parte Fed-Express ha impostato la velocità di crociera e ha deliziato il pubblico con giocate sublimi, dall’altra

 

Tsonga non è mai parso essere in partita cedendo cinque volte il servizio e alzando bandiera bianca in nemmeno 90 minuti. L’avvio è fulmineo e nel giro di sei minuti sono già stati giocati tre games, tutti caratterizzati da elevate percentuali realizzative al servizio. Nel quarto gioco arriva l’allungo targato Federer, con Tsonga che annulla una prima palla break sul 30-40 con un ace, ma alla terza occasione, favorito anche da un errore millimetrico dell’avversario lo svizzero piazza la zampata per il 3-1. Il transalpino è  stordito dal ritmo altissimo di Federer, che non concede occasioni e piazza vincenti da ogni angolo del campo alternando back mortiferi di rovescio con discesa a rete ad accelerazioni improvvise di diritto. In un attimo si è sul 5-2, con Tsonga sotto 0-40 a fronteggiare tre set point. Riesce ad annullarne uno prima di inchinarsi allo strapotere avversario. Il secondo parziale è più equilibrato, con Federer che sembra aver placato leggermente la sua foga pur mantenendo la guardia alta. Tsonga è come un pugile chiuso all’angolo che cerca di conquistare metri, il volto tumefatto ma il desiderio forte di controbattere, di togliere all’avversario quell’aurea di onnipotenza. Come spesso succede, un giocatore messo alle strette tende a strafare, esponendo il fianco. Così mentre il francese incrementava il numero di ace e acquistava fiducia l’elvetico studiava il momento giusto per attaccare. L’occasione si propone al sesto gioco, quando Federer vola 0-30 e sul 30-40 conquista il break piazzando una volée. Lo schema di Fab-Fed è leggermente cambiato rispetto al primo set, con la variante – prima poco usata – del back di diritto alternato alla smorzata. Forte del 73% di punti ottenuti con la seconda di servizio Sua Maestà conduce in porto anche la  seconda frazione senza affanni, dimostrandosi concentrato anche in situazioni di netto vantaggio in termini di punteggio.

 

Tsonga nel terzo set è come uscito dal campo, e allora Federer completa il suo show. Break in apertura e secondo allungo al quinto gioco. Sul 5-2 il francese chiude una partita da incubo – in cui i meriti dell’avversario sono indubbi ma anche l’incapacità di Tsonga di leggere il match – affossando il diritto a metà della rete. Si assisterà così a una finale nobile, degna di questo primo Slas del 2010, un Federer-Murray che ci dirà se Roger è sempre il “vecchio” Roger o se Murray è finalmente maturo per un Major.

 

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