Troppo brutto per essere vero. troppo sportivo per eventualmente lasciar traparire il condizionamento di qualche problema fisico …

di Enzo Anderloni

 

La finale che andava in scena oggi alle quattro del pomeriggio era l’ennesima sfida traRoger Federer e Rafael Nadal che prevedeva il doppio pronostico. Il pronostico del cuore sperava in un’impresa di Roger, quello della ragione sapeva che avrebbe vinto Rafa.
Nessuno dei due avrebbe voluto vedere la non partita che invece è andata in scena.

Il Federer che speravi è durato due “quindici”. I primi due. Un ace e una volée perentoria. Poi ha servito a velocità troppo bassa, quando provava ad accelerare da fondo non trovava il campo, quando attaccava pareva lo facesse per dovere d’ufficio, si offriva a rete come una vittima sacrificale.
Va bene perdere, ma la finale di questa 70esima edizione degli Internazionali d’Italia è stata una resa, dolorosa perché senza speranza.
A un certo punto si guardava l’orologio ufficiale della manifestazione, con l’ansia che la partita arrivasse almeno all’ora di gioco, che il Centrale del Foro Italico non vedesse per Il più forte di sempre l’onta di un “cappotto” o di una di quelle ripassate che Steffi Graf. ai suoi tempi, rifilava a tutte le avversarie dei primi tre turni. Chi resisteva 60 minuti sul campo, come fosse la groppa di un toro messicano, poteva quasi festeggiare.

Poi, un moto d’orgoglio, o un attimo di relax di Nadal, e il 6-1 6-3 finale si è protratto fino a quell’ora e 9 minuti che resterà impressa negli almanacchi, Un episodio minore, da dimenticare della saga Federer-Nadal.
Francamente pare poco credibile che Roger non avesse qualche acciacco, magari la solita schiena che ogni tanto lo limita, che possa giustificare una prestazione così passiva, senza guizzi di ribellione, con errori troppo marchiani, per essere vera.
Non lo sapremo mai perché una delle caratteristiche del Federer fenomeno, di tecnica e sportività, è quella di non parlare degli infortuni, di aver mai abbandonato un campo di gioco prima della fine delle sue più di 1000 partite. E di aver giocato sempre, anche quando gli altri si sarebbero risparmiati le forche caudine della pubblica sconfitta.

Federer ci mette la faccia, sempre. Non deve essere bello, come non è bello vederlo subire così sapendo di cosa è capace. Ma il tennis gli deve talmente tanto che anche oggi saluta la grandezza di Nadal nella vittoria e la sua compostezza nella batosta. Grazie lo stesso.

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