Sarebbe bastato, a noi guardoni, lo spettacolo messo in piedi nei quarti di finale contro Tomas Berdych. Ma Roger Federer sembra non essere mai pago. Ora che non ha più nulla da aggiungere ai propri record, alle noiose statistiche, alle percentuali, lasciarsi andare a giocate improbabili per chiunque (ma non per lui) sembra ormai diventata prassi. La semifinale contro Milos Raonic, galvanizzato dopo la vittoria su Nadal, presenta ben più di una difficoltà. Il canadese sembra ormai convinto di poter competere con i primi al mondo e scrollarsi di dosso l'etichetta di incompiuto. E l'inizia l'incontro senza discostarsi dallo spartito ormai imparato a memoria. Servizio sopra i 230 km/h e via, passa la paura. Ma a Roger bastano pochi game per trovare la chiave di volta. I primi segnali arrivano già nel quinto game: siamo sul 2 pari. Roger si inventa dal nulla due dritti ad uscire, un rovescio in controbalzo di aliena memoria e ottiene la prima palla break dell'incontro. Milos, per nulla distratto dal pubblico in visibilio, non può far altro che affidarsi al servizio per uscire dal tunnel. Scampato pericolo che sembra non lasciare alcun strascico nella mente. Sembra. Si gioca pochissimo o quasi nei game successivi. Giochi ottenuti a zero con facilità irrisoria. Lo spettacolo, tra aces e prime di servizio vincenti, comincia a latitare. Eccoci quindi in prossimità del tie-break, il momento buono per incepparsi e mandare a monte i piani di rifugio. Ed è proprio il canadese a crollare ad un passo dall'agognata meta. Il punteggio è di 5 pari e ed ecco palesarsi in tutta la sua regalità il circo Federer. Ancora con il rovescio, disegna Picasso come non ci fosse un domani. E Un Raonic sbigottito si ritrova a dover concedere altre due palle break. La prima annullata col servizio, la seconda sprecata proprio dallo svizzero. Ma Milos è costretto ancora a sbagliare, dopo l'ennesimo rovescio tagliato con classe e malvagità di Roger. E non pago, si ripete sulla quarta palla break concessa. Con lo stesso identico, crudele, copione. Lo svizzero si porta sul 6 a 5 per poi chiudere, in pochi istanti, il primo set con un game a zero tanto autoritario quando irridente.
LE APPARIZIONI MISTICHE DI UN ROVESCIO D'ORO
Il secondo set inizia così com'era finito il primo. Raonic serve per dare qualche segnale di vita, ma dall'altra parte della rete c'è un giocatore in formato monstre. Che gioca con una leggerezza spaventosa. Difficile descrivere, senza scadere nella banalità, la bellezza dei tre rovesci tre con i quali Federer prima si procura due palle break e quindi, dopo una momentanea parità, lo ottiene. Colpi che alla maggior parte dei giocatori sul circuito non riescono in una vita. Tutti concentrati in un game. Applausi. Lo svizzero ora ha solo la distrazione che può mettergli il bastone tra le corde. Si addormenta giusto un attimo sul 2 a 1, prima sotto 0-30 e poi con una palla del controbreak concessa. Tutto farina del suo sacco. Ma il patema d'animo è solo una parentesi. Federer ottiene il 3 a 1 e la pietra tombale sull'incontro e il biglietto per l'ennesima finale è staccato. Solo un emozione, giusto una crudele illusione per il canadese, proprio al momento di servire per il match. Quando Federer si ritrova sotto 0-30. Ma il rovescio si manifesta ancora sul centrale e porta lo svizzero al meritato traguardo. A contendersi il titolo, dunque, saranno i primi due giocatori al mondo, Roger Federer e Nole Djokovic. Sarà il 38° capitolo della loro rivalità. L'ultima delle quali si è disputata il 28 febbraio scorso a Dubai, dove 'King Roger' si è aggiudicato l'84/o titolo in carriera, il secondo del 2015. Se è quasi impossibile stabilire a priori un favorito, è facile pronosticare lo spettacolo.
MASTERS 1000 INDIAN WELLS – Semifinali
Roger Federer (SUI) b. Milos Raonic (CAN) 7-5 6-4