DUBAI – Federer sciupa tre matchpoint e si fa sorprendere da Berdych. A Indian Wells rischia di perdere la seconda posizione a favore di Murray. Djokovic supera Del Potro e vuole il quarto titolo negli Emirati.
La stretta di mano tra Tomas Berdych e Roger Federer
Di Riccardo Bisti – 2 marzo 2013
I tornei 500 sono importanti, ma non fanno la storia. Tra qualche mese, i sostenitori di Roger Federer si saranno dimenticati di questo risultato. Ma oggi masticano amaro. Lo svizzero ha fallito l’accesso alla finale di Dubai, cedendo 3-6 7-6 6-4 a Tomas Berdych, lo stesso che gli aveva sbarrato la strada un altro paio di volte (quelle si, davvero importanti): Wimbledon 2010 e Us Open 2012. Quello visto contro Davydenko era un ottimo Federer, ma non è bastato. E volano via altri punti ATP. Dopo i 410 persi a Rotterdam, adesso ne cederà altri 320 (180 incassati a fronte dei 500 che gli scadranno). Novak Djokovic è sempre più lontano, e da dietro Andy Murray si fa sempre più minaccioso. Da almeno 6 mesi si parla della nuova rivalità tra il serbo e lo scozzese. C’è, si annusa nell’aria, e potrebbe essere certificata anche dalla classifica. Federer lascia Dubai tra mille rimpianti, perché ha avuto tre matchpoint e avrebbe potuto chiudere in due set. Ma Berdych merita i complimenti per non aver mai mollato e averci creduto fino alla fine. Il caso del ceco è curioso: è l’unico giocatore ad aver migliorato il rendimento dopo essersi fidanzato con una bellona (la splendida modella Ester Satorova). “Ho creduto in me stesso in ogni singolo punto, cercando di restare concentrato senza pensare al punteggio. E’ la tattica che provo a utilizzare in ogni partita”. Berdych è stato messo sotto pressione nell’ottavo game, cedendo il servizio a seguito di due ottimi dritti di Federer. Il set terminava al game successivo, con un game tenuto a zero.
Il ceco non ha mollato la presa ed ha preso un break di vantaggio nel secondo set (colto al sesto game) ed è volato sul 5-2. Tuttavia, quando ha servito per il set, ha commesso due erroracci con il dritto e ha aiutato Federer a tornare in partita. Lo svizzero ha cancellato un setpoint sul 5-6 prima di agguantare il tie-break, dove si è trovato avanti 6-4 e poi 8-7, senza riuscire a chiudere. A quel punto l’esito era scritto. Il break decisivo arrivava sul 2-2 del terzo set, con i 5.000 dell’Aviation Club costretti a un silenzio spettrale. Sotto 2-4, Federer ha annullato tre palle per il doppio break e ha avuto la sua chance sul 4-3, quando si è trovato 0-30 sul servizio di Berdych. Ma non c’è stato niente da fare. I suoi turni di servizio sembravano diventati un colabrodo, tanto che sul 3-5 ha annullato due matchpoint prima di cedere nel game successivo. Per Berdych è la seconda finale consecutiva dopo quella di cinque giorni fa a Marsiglia (ceduta a Tsonga, che a Dubai ha perso al primo turno). “Ovviamente ci sono un mucchio di rimpianti – ha detto Federer – ho servito per il match, ho avuto chance all’inizio del secondo quando lui non era ancora in partita. Diciamo che in alcuni punti le cose non hanno funzionato molto bene. Berdych ha un grande servizio, il che lo rende più difficile da affrontare sui campi veloci. Forse avrei potuto muoverlo un po’ di più, ma allo stesso tempo avrebbe avuto più tempo per preparare i colpi”. Lo svizzero volerà in California, dove cercherà di difendere i 1.000 punti conquistati l’anno scorso a Indian Wells. E’ sicuro: se Andy Murray dovesse vincere il torneo, gli scipperà la seconda posizione. In caso di successo a Indian Wells, lo scozzese salirebbe a 9.170 punti, mentre un piazzamento in finale farebbe scalare Federer a 9.135.
Il più contento della vittoria di Berdych, ovviamente, è Novak Djokovic. Nella prima semifinale, il serbo aveva superato Juan Martin Del Potro con un 6-3 7-6 più netto di quanto dica il punteggio. Il suo tennis è perfetto per il cemento all’aperto, mentre l’argentino (forse) si esprime un po’ meglio indoor, vista l’enorme potenza dei suoi colpi. Djokovic non ha mai dato la sensazione di poter perdere, nemmeno quando era in svantaggio 0-3 nel secondo. Il match ha avuto il punto di svolta sul 3-1 Del Potro nel secondo. Prima di tirare il servizio sul 30-40, l’argentino ha subito un warning per “time violation”. Si è innervosito ed è stato raggiungo e superato da Djokovic, che però si è fatto riprendere sul 5-5 quando ha servito per il match. Ma non ha avuto problemi al tie-break e sabato (h. 16, diretta SuperTennis) cercherà di conquistare il quarto titolo negli ultimi cinque anni a Dubai (ha vinto nel 2009, 2010 e 2011). Contro Berdych parte nettamente favorito, anche in virtù dei precedenti che lo vedono in vantaggio 12-1. “Ma Del Potro aveva ragione a lamentarsi per quel warning. Venivamo da uno scambio lungo, ci voleva un po’ di tolleranza in più”. Intanto ne ha approfittato e continuerà a rafforzare la leadership. Che piaccia o no, il numero 1 del tennis è lui.
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