Quella di Roger è ormai una vera e propria battaglia contro l’uso di sostanze proibite e il campione svizzero è categorico: “I giocatori devono avere il terrore di barare…”.

di Giorgio Valleris – foto Getty Imges

Sono passate appena poche settimane da quelle prime, per certi versi clamorose, dichiarazioni di Roger Federer che abbandonò la proverbiale diplomazia per lanciare un pesante "j'accuse" verso il sistema dei controlli anti doping, a suo dire troppo blando ("Sono meno controllato oggi di sei o sette anni fa e non so perché!"). Ma adesso che le luci dei riflettori, dopo il picco del caso Armstrong, si stanno affievolendo, il campione svizzero non ci sta e rilancia immediatamente in un'intervista alla Cnn: "Sarebbe ingenuo pensare che il tennis sia uno sport pulito".

Naturalmente Federer non si ferma qui ed argomenta il suo pensiero: "Credo che nel nostro sport la situazione complessiva sia buona, ma si debba fare il massimo per assicurare la più elevata integrità. Ci sono sostanze proibite che possono non essere scoperte adesso, ma potranno esserlo in futuro, per questo è necessario il passaporto biologico. Ci vogliono più fondi per effettuare sempre più controlli incrociati di sangue e urine e conservare i campioni per un lungo periodo al fine di analizzarli anche a distanza di tempo".

Quella di Roger al doping sembra ormai una guerra senza confine. Il fenomeno di Basilea chiede tolleranza zero e punta sul fattore deterrente: "I giocatori devono avere paura di barare. Puoi passare il prossimo test, ma è difficile battere un decennio di sviluppo di tecnologia…".