Umiliante sconfitta per lo svizzero, che cede in un’oretta a Daniel Brands. E’ evidente che qualcosa non va: E' giunto il momento di rivelare l’esatta natura dei problemi fisici.
Nemmeno la mucca Desirèe ha portato fortuna a Roger Federer a Gstaad
Di Riccardo Bisti – 26 luglio 2013
In un eccesso di signorilità, Roger Federer non ha mai voluto dare pubblicità ai suoi problemi fisici. A volte si è nascosto dietro l’evidenza: basti pensare alle sconfitte contro Rafael Nadal a Indian Wells e Roma. Magari avrebbe perso lo stesso, ma era clamorosamente menomato. Eppure non ha detto una parola. Condotta esemplare, che tanti giocatori dovrebbero prendere ad esempio. Ma adesso Roger ha il dovere di spiegare ai suoi tifosi cosa succede. Perché lo spettacolo (?) offerto a Gstaad è stato qualcosa di indecoroso. Nessuno gliene fa una colpa, anzi, la scelta di giocare ugualmente è da apprezzare. Ma Roger ha troppi tifosi per continuare a giocare a nascondino. Nelle interviste, forse, può dissimulare, ma il campo mette a nudo una realtà devastante: non si muove più. Stavolta ne ha approfittato Daniel Brands, ma Federer avrebbe perso contro chiunque. I fatti: nella mattinata di giovedì si era diffusa la voce che non avrebbe giocato perché vittima di un terribile mal di schiena. La prova del campo ha confermato che qualcosa non va, ma lo svizzero non ha voluto deludere il pubblico e gli organizzatori. In fondo, era stato lui a chiedere una wild card per giocare a Gstaad (il torneo dove ha disputato il suo primo match ATP nel 1998): ovviamente hanno accettato ogni sua richiesta e lo hanno accolto come un Re. Martedì gli hanno regalato la mucca Desirèe, erede di Juliette: non poteva esserci modo migliore per festeggiare il quarto compleanno delle figlie Charlene Riva e Myla Rose. Nella sua permanenza a Gstaad, Federer si è concesso interviste e mondanità. Ma sul campo da tennis è stato un dramma, forse la sua peggiore prestazione di sempre, resa ancor più dura dalla diretta TV dei canali di stato svizzeri e un campo centrale gremito, che gli organizzatori avevano addirittura ingrandito dopo l’annuncio del suo arrivo. I 5.000 posti erano tutti esauriti, ma nessuno si è divertito.
Il tedesco ha tirato 11 ace e ha salvato tutte le cinque palle break concesse. Non c’è stato un minimo di tensione agonistica: a Brands è stato sufficiente restare attento per imporsi 6-3 6-4 e prendersi la rivincita della scorsa settimana ad Amburgo, quaando si era arreso in tre set. Il problema di Federer risiede in una mobilità imbarazzante. Da fermo, è ancora in grado di fare buone cose. Ma se deve colpire in movimento sono dolori. Le lacune sono state messe a nudo da un campo piuttosto veloce: a Gstaad, la lentezza della terra battuta è mitigata dall’altitudine che fa schizzare via le palle. Non c’è dunque da stupirsi che il match sia durato appena 66 minuti. Accanto alla panchina di Federer, gli organizzatori gli hanno fatto trovare un pupazzo di mucca, ma neanche il portafortuna è servito. Nel secondo set, lo svizzero si procurato alcune palle break (una sull’1-2, due sul 2-3), ma Brands ha giocato piuttosto bene in ogni situazione. Ma un Federer in condizioni appena decenti non avrebbe mai perso. E allora torniamo al punto di prima: il problema non è perdere, e nemmeno fare qualche brutta figura. Quelle le hanno fatte tutti, con punte di ridicolo nel caso di Bjorn Borg. Il problema è cercare di capire cosa fare del futuro. Roger ha più volte detto che vuole arrivare alle Olimpiadi del 2016. Tuttavia, fateci caso, è un po’ che non ne parla. Chissà, forse nella sua mente sono maturate idee diverse. Le ha rivelate, tra i denti, in un’intervista pubblicata oggi su Marca. A un certo punto, dopo aver riconosciuto che (almeno) a Indian Wells non era al top, ha detto: “Se le vittorie non arriveranno, sarà il momento di fare altre cose”.
E’ una frase su cui aprire un mondo. Fino al Roland Garros, tutto sommato, ha tenuto bene. Poi c’è stato un crollo repentino, terrificante. In fondo, aveva perso solo contro Murray, Berdych, Tsonga e Nadal (2 volte). La sconfitta con Nishikori ci poteva anche stare (era al rientro dopo quasi due mesi), ed anche con Benneteau (da cui ha perso a Rotterdam) aveva sofferto in passato. Ma cadere giù contro il numero 116 (Stakhovsky), il numero 114 (Delbonis) e il numero 55 (Brands) è fuori da ogni logica. Significa che è successo qualcosa. E Federer deve dirlo pubblicamente, senza paura. Non è mica un disonore essere infortunati! I suoi tifosi hanno diritto di sapere cosa li aspetta, e se questo problema (schiena, anca, o dovunque sia) è risolvibile. Tommy Haas, in fondo, si è ripreso a un’età ancora più avanzata. Certo, era meno logoro…ma Roger è l’unico a poter dare una risposta a questi interrogativi. Se il problema è risolvibile, allora è giusto curarlo, anche a costo di fermarsi, per poi dare l’assalto all’ultima parte della carriera. Se così non fosse, che senso ha raccogliere queste sconfitte, magari cercando palliativi come la racchetta più grande? Il telaio nuovo può dare una mano, ma solo in caso di buona efficienza fisica. Se non arrivi sulla palla, puoi giocare anche con il più moderno degli oversize, ma i risultati non arrivano. Federer è troppo intelligente per non aver capito la situazione: siamo certi che starà pensando al da farsi. In fondo, soltanto gli stolti non cambiano idea.
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