Sono cresciuti insieme, per davvero. Ma le carriere di Roger Federer e Marco Chiudinelli sono state ben diverse. Non esistono paragoni, ma questo non ha impedito al pubblico della St. Jakobshalle di concedere un'ovazione ”all'amico scarso”, che poi tanto scarso non era. Perdendo contro Robin Haase al primo turno dell'ATP 500 di Basilea, Chiudinelli ha detto addio al tennis giocato. Ne parlava da tre anni, ma aveva sempre rinviato. Forse perché ama il tennis, o forse perché sentiva di poter dare qualcosa di più. Quel qualcosa che gli infortuni gli hanno sempre negato. Alla fine se ne va contento, in un mix tra sorrisi e lacrime, con un pubblico d'eccezione. Durante la sua ultima partita, Roger era in prima fila a fare il tifo per lui. C'erano anche la moglie Mirka, il capitano di Davis Severin Luthi e Michael Lammer, ultimo elemento del quartetto che ha regalato una storica Coppa Davis alla Svizzera. Il merito è tutto di Federer e Wawrinka, ci mancherebbe, però Chiudinelli e Lammer avevano colto il punto del 3-0 al primo turno in Serbia. Insomma, una piccola traccia ce l'hanno "Il merito è loro al 98%, ma qualcosa abbiamo fatto anche noi" aveva detto in un'intervista con Tennis Italiano. “Non volevo perdere questo momento, anche se si è fatto un po' tardi” ha detto Federer alle telecamere si SRF, la TV svizzera che produce l'evento. Dopo la sconfitta, ha parlato anche Chiudinelli. “Mi mancano quasi le parole. Sono venute moltissime persone che mi hanno accompagnato in questi 17 anni”. L'amicizia tra Roger Federer e Marco Chiudinelli ha radici antichissime. Separati da appena 33 giorni (Federer è nato l'8 agosto 1981, Chiudinelli il 10 settembre), si conoscono da quando avevano dieci anni. Non a caso, Federer è stato uno dei primi a sapere della sua decisione di ritirarsi.
AMICI D'INFANZIA
Chiudinelli lo ha chiamato personalmente, mentre Roger era a Shanghai. “Un gesto che ha avuto un grande significato per me – ha detto Federer – sono un grande sostenitore di Marco: come giocatore, come persona e come carattere. Sono un po' triste perché ho sempre conosciuto un tour con lui presente, ma lui non deve esserlo. Stiamo festeggiando la sua carriera e sono felice che stia vivendo questo momento”. La loro amicizia ha travalicato il campo da tennis ed è piombata anche in quello da calcio. Si sono affrontati anche lì: da ragazzini, Federer giocava nelle giovanili dell'FC Concordia, mentre Chiudinelli addirittura nel Basilea. “Ricordo bene, lui giocava libero, mentre io facevo il centrocampista”. Per fortuna – soprattutto di Federer – hanno entrambi scelto il tennis. Si sono affrontati anche a Basilea, nel 2009, quando Chiudinelli arrivò addirittura in semifinale. È quello, insieme al terzo turno dello Us Open, il ricordo più significativo della sua carriera. Quest'anno ha lasciato l'ultimo segno, quando ha vinto un match decisivo in Coppa Davis, nello spareggio contro la Bielorussia. Grazie a lui, la Svizzera è ancora nel World Group. Tornerà in campo mercoledì per il doppio, poiché ha ottenuto una wild card insieme al ticinese Luca Margaroli, ma l'addio è già arrivato. Ed è stato emozionante. Come detto, la scelta di ritirarsi è molto recente, giusto un paio di settimane. “Purtroppo le cose non mi sono andate bene sin dall'estate – ha detto – ho avuto una stagione difficile, in cui sono stato bene in appena 5-6 tornei”. La classifica ne ha risentito, facendolo piombare al numero 353.
QUELLA SEMIFINALE A BASILEA
Si è concesso una trasferta in Asia, durata quasi tre settimane. “Ma mi sono ammalato e ho potuto prendere la racchetta in mano soltanto per 4-5 giorni. È stato il segnale decisivo: ho capito che era il momento giusto per fermarsi”. Ripensando al passato, oltre ai risultati più noti, Chiudinelli ricorda in particolare un successo su Mikhail Youzhny a New York. È stata l'unica volta in cui si è abbandonato a lacrime di gioia. “Ricordo anche la semifinale con Federer qui a Basilea. Fu molto speciale perché eravamo cresciuti con questo torneo. Ho ancora un po' di amaro in bocca perché ebbi un setpoint. Lo avessi trasformato, magari sarebbe andata diversamente”. Molti ex giocatori restano nell'ambito del tennis: non sarà il caso di Chiudinelli. “Quello che farò non sarà necessariamente legato allo sport. Durante la mia carriera ho sviluppato diverse competenze. Ad esempio, nell'organizzazione di eventi”. Ma adesso è tempo di commuoversi. Sono un po' strani, gli svizzeri. Hanno un'identità particolare, difficile da inquadrare. Ma certe cose sono uguali per tutti, in ogni città, in ogni nazione, in ogni continente. E quando Chiudinelli è andato a salutare Roger Federer dopo il successo, entrambi hanno ceduto alle lacrime. Il tennis può essere anche questo.