FED CUP – Per la prima volta nella storia la Bielorussia è in semifinale nel World Group I: un'impresa costruita col successo sull'Olanda grazie alle giovani Sasnovich e Sabalenka, entrambe fuori dalle top-100. E se la Azarenka tornasse per la semifinale… Avanti anche Repubblica Ceca, Svizzera e Stati Uniti.
BIELORUSSIA – OLANDA 4-1
Minsk, cemento indoor
Aliaksandra Sasnovich (BLR) b. Michaella Krajicek (NED) 4-6 6-3 6-2
Kiki Bertens (NED) b. Aryna Sabalenka (BLR) 3-6 7-6 6-4
Aliaksandra Sasnovich (BLR) b. Kiki Bertens (NED) 6-3 6-4
Aryna Sabalenka (BLR) b. Michaella Krajicek (NED) 7-6 6-4
Govortsova/Lapko (BRL) b. Burger/Rus (NED) 6-4 6-2
Faceva un po’ strano, alla voce “history” nel profilo della Bielorussia sul sito della Fed Cup, leggere che il miglior risultato di sempre era stata la qualificazione al World Group I conquistata lo scorso anno, specialmente per una nazione che vanta una giocatrice come Victoria Azarenka, numero uno del mondo in tempi nemmeno tropo lontani. A causa della recente maternità la bielorussa non era presente a Minsk per la prima assoluta del suo Paese nella massima serie, ma dev’essersi divertita eccome ad assistere dal divano di casa all’impresa delle sue compagne, capaci di conquistare un’insperata semifinale. Si era capito già nella prima giornata che alla Chizhovka-Arena c’era aria di miracoli anche senza top-100, tanto che l’1-1 stava addirittura stretto alle padrone di casa, e la sensazione è stata confermata da una domenica trionfale. Prima Aliaksandra Sasnovich ha firmato l’impresa del week-end battendo per 6-3 6-4 una Kiki Bertens lontana dalla sua versione migliore, alle prese con un servizio poco efficace ma anche con un’avversaria dalla idee ben chiare. La 22enne di Minsk, numero 128 del mondo, ha annullato le oltre 100 posizioni di differenza in classifica giocando un match attento, e soprattutto gestendo alla grande le emozioni nelle fasi finali. Sul 5-3 del secondo set ha mancato tre match-point e ceduto la battuta con un doppio fallo, ma si è ripresa alla svelta, chiudendo nel game seguente e spianando la strada alla stellina Aryna Sabalenka, classe 1998. Al debutto in Fed Cup ha mancato un match-point contro la Bertens (a quota 15 su 16 in nazionale prima della trasferta in Bielorussia), ma si è riscattata alla grande nella seconda giornata, conquistando il punto del 3-1 grazie a un gran bel successo contro la veterana Michaella Krajicek. A completare la festa è arrivato anche il successo nel doppio, grazie a Govortsova/Lapko, che hanno voluto mettere la firma in un week-end storico per il tennis bielorusso, e mandare un messaggio all’Azarenka. Non ha ancora deciso quando rientrare, ma ad aprile c’è una semifinale che fa parecchia gola.
REPUBBLICA CECA – SPAGNA 3-2
Ostrava, cemento indoor
Garbine Muguruza (ESP) b. Barbora Strycova (CZE) 6-0 3-6 6-1
Karolina Pliskova (CZE) b. Lara Arruabarrena (ESP) 6-4 7-5
Karolina Pliskova (CZE) b. Garbine Muguruza (ESP) 6-2 6-2
Barbora Strycova (CZE) b. Lara Arruabarrena (ESP) 6-4 6-4
Martinez Sanchez/Sorribes Tormo (ESP) b. Safarova/Siniakova (CZE) 6-3 4-6 10/7
Pliskova-Muguruza doveva essere il match del week-end: le uniche due top-10 in gara nel World Group I, nonché le più grandi picchiatrici del tennis di vertice, impegnate l’una contro l’altra a Ostrava, per dare la prima piega importante al duello fra Repubblica Ceca e Spagna. Invece il duello è durato appena un’oretta: giusto il tempo che è servito alla ceca per firmare un doppio 6-2 che la dice lunghissima, dominando il match sin dalle prime battute e confermando che – almeno sul veloce – è lei ad aver qualcosa in più. La differenza non è certamente da 6-2 6-2, ma oggi la Pliskova è stata perfetta: alla spagnola (che in Fed Cup era imbattuta) è bastato mostrare qualche difficoltà col servizio e la ceca ha innestato una marcia insostenibile, dominando a suon di colpi vincenti fino al 6-2 5-1. Si è inceppata solo al momento di chiudere, cedendo per la prima volta il servizio, ma per i 6.000 di Ostrava non c’è stato nemmeno modo di preoccuparsi. Nel game seguente ha ripreso da dove aveva lasciato, trovando un nuovo break e consegnando Barbora Strycova la chance di chiudere i conti. Una chance che l’esperta connazionale non si è lasciata sfuggire, risultando di nuovo importantissima (come già nella finale dello scorso anno) per la sua nazionale, salita a quota 10 vittorie consecutive in Fed Cup. Contro Lara Arruabarrena è stata brava a vincere senza troppi rischi un primo set lungo e delicato, così come a non perdere la concentrazione nelle fasi finali. L’ha spagnola ha rimontato da 2-5 a 4-5 e le ha anche cancellato i primi due match-point sul 40-0, ma sul terzo ha dovuto arrendersi. Ma la colpa della sconfitta della Spagna, se di colpa si può parlare, è tutto fuorché sua.SVIZZERA – FRANCIA 3-1
Ginevra, cemento indoor
Timea Bacsinszky (SUI) b. Alizè Cornet (FRA) 7-5 6-4
Kristina Mladenovic (FRA) b. Belinda Bencic (SUI) 6-3 6-4
Timea Bacsinszky (SUI) b. Kristina Mladenovic (FRA) 7-6 4-6 7-5
Belinda Bencic (SUI) b. Pauline Parmentier (FRA) 6-3 6-4
Che bel modo per chiedere scusa! Il 2016 di Timea Bacsinszky in Fed Cup era stato terribile, con quattro sconfitte in due set in altrettante apparizioni, ma per i tifosi svizzeri è già tutto nel dimenticatoio. Il punto decisivo della sfida contro la Francia l’ha conquistato Belinda Bencic, ma la vera protagonista del week-end del PalaExpo di Ginevra è lei, capace di firmare due punti preziosissimi. Col primo ha portato la Svizzera in vantaggio, col secondo ha evitato un doppio che sarebbe stato molto pericoloso, anche con in campo una Martina Hingis pronta a dare (ancora) il suo apporto a 22 anni dal debutto in Fed Cup. Contro l’altra vincitrice del day 1 Kiki Mladenovic, la Bacsinszky ha lottato per tre ore e 17 minuti, tirando meno colpi vincenti (45 contro 50), vincendo meno punti (119 contro 123), ma portando a casa l’incontro al termine di un delicatissimo terzo set, con tanto di paura – e medical time-out – per una distorsione al ginocchio che comunque non le ha impedito di conquistare il successo. Lanciata dall’entusiasmo per il successo della connazionale, a Ginevra si è finalmente rivista una buona Bencic, brava a far valere la superiorità contro una Pauline Parmentier preferita da Yannick Noah ad Alizè Cornet. La vittoria della Bielorussia contro l’Olanda è una grande notizia per le svizzere: a meno di un ritorno di Victoria Azarenka, saranno nettamente favorite per conquistare la seconda finale della loro storia, dopo quella persa nel 1998 contro la Spagna, proprio al PalaExpo di Ginevra. Martina Hingis e Patty Schnyder salirono 2-1, ma finirono per arrendersi al doppio decisivo.
STATI UNITI – GERMANIA 4-0
Maui (Hawaii), cemento outdoor
Alison Riske (USA) b. Andrea Petkovic (GER) 7-6 6-2
Coco Vandeweghe (USA) vs Julia Goerges (GER) 6-3 3-1 ritiro
Coco Vandeweghe (USA) b. Andrea Petkovic (GER) 3-6 6-4 6-0
Alison Riske (USA) vs Julia Goeges (GER) non disputato
Mattek/Rogers (USA) vs Siegemund/Witthoeft (GER) 4-1 ritiro
A parte la pioggia e soprattutto la brutta gaffe della giornata inaugurale, quando durante la cerimonia gli organizzatori hanno sbagliato l’inno nazionale tedesco, riproducendone una versione nazista che risale ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, per gli Stati Uniti la sfida contro la Germania è stata una pura formalità. La sfida fra Vandeweghe e Goerges, fermata al sabato sul 6-3 3-1 per la semifinalista dell'Australian Open non è mai ripresa a causa del ritiro per infortunio delle tedesca, e poi è stata la stessa Vandeweghe a chiudere i conti, superando in rimonta Andrea Petkovic. Appuntamento ad aprile, in casa, contro la Repubblica Ceca. Vista l'assenza forzata della Kvitova, un duello meno proibitivo del solito. Anche senza Serena Williams.
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