US OPEN – Le parole di Nadal dopo il trionfo a New York: “Gioco come sempre, forse solo più aggressivo. Non ho mai pensato di smettere. Fare il Grande Slam è impossibile”.
Secondo Rafael Nadal, Novak Djokovic è il miglior ribattitore in circolazione
TennisBest – 10 settembre 2013
Tante domande, tanti applausi e anche qualche risata. Subito dopo il successo allo Us Open, Rafael Nadal ha tenuto una lunga conferenza stampa. In mezzo alle solite frasi di circostanza, il maiorchino ha rilasciato più di una dichiarazione interessante. Ecco la trascrizione della press conference.
Complimenti, Rafa. E’ stata una splendida battaglia. Parlaci delle emozioni per questo trionfo. Dopo la partita ti sei buttato per terra.
Grazie. Si, per alcune ragioni questa stagione è probabilmente la più emozionante della mia carriera. Ho fatto le cose giuste per avere la mia chance in questo torneo. Per battere il numero 1 al mondo, uno dei più forti della storia, sulla sua migliore superficie, bisogna essere quasi perfetti. Per me significa molto avere questo trofeo accanto a me. Sono molto felice e ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato a rendere possibile il sogno. Grazie a tutti: i fans, il mio team e la famiglia.
Come hai fatto a vincere il terzo set?
Nel primo game sono partito male, ma nel secondo e nell’inizio del terzo lui giocava troppo bene. Quando Novak gioca a quel livello, sono sicuro che sia inarrestabile. Ero consapevole dell’importanza di restare indietro di un solo break. Se avessi perso il secondo servizio, era finita. Allora ho provato a restare in gara, lottare su ogni palla, restare concentrato e aspettare il mio momento. Sapevo che se fossi rimasto indietro di un solo break, avrei avuto la mia chance. Poi la puoi convertire o meno, e per fortuna ce l’ho fatta. Poi ho giocato un game incredibile sul 4-4, rimontando da 0-40 con un ace e un dritto incredibile sulla riga. E’ stato uno dei momenti chiave della partita.
Sei stato fuori per oltre sei mesi. Quanta fame sentivi?
Non ho mai avuto fame. Non ho mai pensato che potessi vincere così tanto, ero contento di provare ad essere competitivo. Ma quello che ho fatto è più di un sogno. E’ vero che ho lavorato, ma ci vuole anche fortuna per essere dove sono io oggi. Fame o no, tutto questo ha ancora un buon sapore.
Avevi già vinto questo torneo. Come si è evoluto il tuo gioco dalla vittoria precedente?
E’ sempre lo stesso, Quando qualcuno vince, voi avete bisogno di scrivere, e la gente pensa che sia cambiato qualcosa. Ma la verità è che sto giocando bene. Questo è tutto. E’ vero che sto giocando più aggresssivo, dentro il campo, vicino alla linea, ma tutto questo è possibile perché ho molta fiducia, no? Non vedo grossi cambiamenti. L’unica cosa che posso dirvi è che sto giocando più aggressivo e con la giusta determinazione. Per il resto, è tutto come sempre.
Hai vinto 13 Slam, avevi 23.000 spettatori a incitarti, milioni di persone ti amano. Cosa ti ha reso speciale? Perché pensi che sia successo tutto questo? Perché la gente è così attratta da te?
Non sono la persona adatta per rispondere a questa domanda (ride). Posso solo dire che cerco di essere corretto e amichevole con tutti. Credo di essere un personaggio positivo quando sono sul campo da tennis. Faccio del mio meglio, e anche se le cose non vanno bene non sono mai troppo triste o con un cattivo atteggiamento. Fuori dal campo provo a firmare più autografi possibile e posare per le foto. Mi comporto come una persona normale (ride).
C’è quacosa che ti rende particolarmente orgoglioso?
Quello che mi rende davvero felice è ciò che ho fatto per vincere questo trofeo. Lavorare duro nei momenti difficili, provare ad essere positivo…è quello che porta a vivere questi momenti. Mi sono state accanto molte persone, nei momenti difficili riuscivo a lavorare grazie a loro. Quando vai in palestra tutti i giorni e non vedi risultati, perdi un po’ di energia. Avere queste persone accanto è stato decisivo. Senza di loro, e senza tutti i tifosi, non sarei qui.
Cosa significa per te essere a 13 Slam? Pensi di poter raggiungere Sampras e Federer?
Lasciami godere questo titolo! (ride). Ho vinto più di quello che speravo. Per me significa molto. Continuerò a lavorare duro. Ho intenzione di fare tutto quello che posso per continuare ad avere chance in futuro. Poi non sai mai quando inizi e quando finisci, ma 13 è un numero incredibile.
Avevi già vinto in Australia, Wimbledon e New York, ma fino all’anno scorso eri considerato soprattutto uno specialista del rosso. Ma adesso è diverso, hai dimostrato di essere uno dei più grandi anche sul duro. Questo fa la differenza per te?
No, sapevo di essere un buon giocatore su questi campi anche sei ore fa. Per me non fa una grande differenza. Capisco quello che dice la gente, ed è vero che ho vinto molto sulla terra, ma ho anche fatto cinque finali a Wimbledon, tre allo Us Open, due in Australia. Senza contare altri tornei come Indian Wells e il Canadian Open.
Ma sei imbattuto sul cemento nel 2013.
Non ti preoccupare. Perderò. Tutti perdono (ride).
Come ti sentivi dopo aver perso il servizio in quello scambio di 54 colpi? Pensavi che perderlo potesse significare qualcosa di più grande?
Ero stanco, ma avevo il vento a mio favore. Avevo perso il game con il vento a favore, ma anche lui era stanco ed era il momento di essere forte e fare il controbreak. E’ quello che ho pensato. E l’ho fatto. Poi sono stato avanti 40-15 nel game successivo, ma Novak è stato grande e mi ha brekkato di nuovo. Ma i miei pensieri erano positivi. Avevo perso il servizio, ma potevo tornare subito in partita.
Qual è stata la tua strategia per annullare così tante palle break?
Non c’è una strategia per salvare le palle break. E’ una sensazione del momento. E’ l’intuizione del momento, la capacità di fare la scelta giusta. Contro Djokovic non puoi fare troppo affidamento sul servizio, perché non sono Isner e lui è il miglior ribattitore. E’ difficile prendere la giusta decisione quando hai di fronte uno come lui. Lui puoi tirare una risposta vincente da qualsiasi posizione. In alcuni momenti sono stato fortunato.
Hai sempre detto che il cemento mette in crisi le tue ginocchia più delle altre superfici, ma hai avuto la tua migliore stagione su questi campi. Hai cambiato strategia o atteggiamento? E’ molto sorprendente.
Ho già risposto. Faccio le stesse cose, non ci sono particolari cambiamenti. Sto giocando bene, più aggressivo di prima. Ma lo posso fare perché ho fiducia. Se non hai fiducia e non stai giocando bene, è dura essere aggressivi. Non ho mai avuto una mentalità negativa nel giocare sul duro. Anche se vinco spesso, il mio pensiero non cambia: il cemento è molto dispendioso per il fisico.
Puoi mettere a parole le emozioni che hai vissuto quando hai vinto il terzo set?
Non so cosa sia successo in quel momento. E’ stata una semplice celebrazione. Dopo tutto quello che era successo, è stato spettacolare vincere quel set. Esultavo, ma non avevo particolari emozioni. Subito dopo ti siedi e pensi: Ok, il terzo è finito, adesso bisogna essere concentrati per l’inizio del quarto, perché servirò contro vento e un break è possibile. Dovevo vincere quel game.
Cosa ricordi della finale dell’anno scorso, vista in TV?
Mi sono goduto il match. E’ stato un gran match tra due fantastici giocatori. Sono uno sportivo, amo il tennis e me lo sono visto sul divano. Era brutto non competere, ma guardare la finale non era un problema. Ho visto tante finali Slam in TV anche da quando gioco. (ride)
Prima del tuo ritorno, pensavi che saresti stato così competitivo?
Il dubbio riguardava la salute. Quando ho giocato il primo torneo in Cile, ho pensato che la cosa più importante fosse essere in salute. 7 mesi non sono sufficienti per dimenticare come si gioca a tennis. La cosa più dura era essere in salute. Se sei a posto, dopo nove anni nelle prime posizioni, hai sempre la chance di tornarci, no? Ero fiducioso: se avessi avuto la salute, avrei potuto competere senza problemi. Non mi aspettavo di vincere due Slam, ma di giocare bene se il fisico me lo avesse consentito.
Puoi parlare della rivalità con Novak, la più intensa dell’Era Open?
Contro di lui è sempre dura. Se giochiamo bene entrambi, è difficile che uno dei due vinca facilmente. E’ dfficile giocare sempre al massimo perché ci spingiamo reciprocamente al limite. Alla fine del primo set ero contento, ma pensavo che ci sarebbe stato un nuovo inizio. Ero sicuro che non avrebbe potuto giocare così per altri due set. Lui avrebbe giocato meglio e io avrei commesso qualche errore. Non abbiamo uno stile molto diverso. La differenza di stile si sente con Roger. Con lui c’è una notevole differenza, con Novak il match è più duro fisicamente e i punti sono più simili tra loro. Contro Federer devi prepararti a giocare diverse tipologie di punti, ma non avrai mai gli scambi lunghi che ci sono contro Djokovic. Contro Federer, se uno dei due gioca bene, è più facile che ci siano dei match a senso unico. Tra me e Novak c’è una battaglia ad ogni punto. E’ dura, ma anche speciale. Vince chi resta più concentrato e ha più determinazione nei momenti importanti. Oggi ho avuto la sensazione di averlo fatto io. Nel 2011 mi ha battuto sette volte di fila. Dipende dal momento.
Quando partirai per Madrid? Dopo un mese del genere, come ti sentirai a giocare su un’altra superficie?
Non so, ci proverò. Farò del mio meglio arrivando mercoledì mattina e allenandomi un po’ mercoledì pomeriggio. Vediamo come mi sentirò, poi mi allenerò anche giovedì. A quel punto il capitano deciderà se schierarmi venerdì, altrimenti giocherò sabato.
L’allenatore di Djokovic dice che la più grande sfida nello sport è battere Nadal a Parigi. Forse ora bisogna cambiare e dire che la più grande sfida è battere Nadal dappertutto. Quale sarà la tua sfida per l’anno prossimo? Vincere il Grande Slam?
No. La mia sfida è chiudere bene la stagione e avere buone sensazioni, poi prepararmi per l’anno prossimo. Questa stagione è stata fantastica, per questo devo continuare a lavorare bene per essere competitivo. Penso che fare il Grande Slam sia impossibile per tutti. Vedremo, ma oggi ci sono giocatori troppo forti che non perdono mai ai primi turni. E’ impossibile essere al top in tutti i tornei, e se abbassi un po’ il rendimento, perdi al 100%. Il mio obiettivo è stare bene, poter giocare e divertirmi.
Prima della finale, hai detto che avresti preferito giocare contro qualcun altro. Ma adesso che hai battuto Djokovic, pensi che questo successo sia ancora più speciale?
La cosa importante è avere il trofeo. (ride) A fine carriera, sarà quello di cui ci si ricorderà. Tuttavia, al momento, è vero che battere un grande avversario rende la vittoria più speciale, Se me lo chiedi adesso ti dico di si, ma prima della finale avrei preferito non giocare contro di lui. Non sono un ragazzo stupido che dice di voler battere il migliore. Non voglio giocare contro il migliore. (ride) Voglio giocare contro un avversario facile.
Federer dice che la sua passione per il tennis è più importante nei momenti difficili rispetto a quando vinceva tutto. Mi domandavo se per te è lo stesso.
Non c’è dubbio che Roger ami lo sport, così come Novak ed Andy. E’ così anche per me. Amiamo lo sport, anche perché altrimenti sarebbe impossibile combattere per così tanti anni. I grandi giocatori hanno una vera passione per questo sport.
Ricordi l'ultima volta in cui eri stato brekkato per tre volte di fila? E poi: oggi avete giocato bene, ma lui ha fatto 50 errori più di te. Questo ti ha sorpreso?
E’ normale che Novak mi brekki spesso perché è il migliore. Ha la migliore risposta del circuito. Non scendo in campo pensando di fargli un solo break. So bene che se voglio vincere devo brekkarlo almeno 2-3 volte. Per gli errori gratuiti, secondo me andrebbero pesati. Perché commettere un errore dopo 20 colpi di mazzate è diverso che farlo al primo o secondo colpo. La mia sensazione è che Novak abbia commesso ben pochi errori gratuiti prima del quarto set.
Dodici mesi fa, c’è stato un momento in cui hai pensato che non avresti più giocato?
Giocare a tennis?
Quando eri infortunato, ci sono stati momenti in cui hai pensato che il tuo corpo non ti avrebbe permesso di tornare?
Sono una persona positiva, quindi non ci ho mai pensato.
L’anno scorso hai mandato un messaggio di congratulazioni a Andy. Hai già avuto modo di controllare il tuo telefono?
No, non ancora, mi dispiace.
3,6 milioni di dollari. Cosa pensi di questi montepremi? Darai qualcosa alle tue scuole in India?
Abbiamo progetti che vanno oltre le scuole indiane. Abbiamo progetti anche in Spagna, con la fondazione che diventa sempre più grande. Sto lavorando spesso per la mia fondazione, a fine anno gioco proprio per questo. Il prize money è alto, è vero. Posso solo dire grazie allo Us Open e alla Us Open Series per aver migliorato il nostro sport. Hanno fatto un grande sforzo per migliorare il montepremi a favore dei giocatori. Sono molti soldi, ma non è quello che incassi realmente. Devi pagare le tasse, e oggi in Spagna si attestano sul 56%. E’ più della metà, e poi va convertito in Euro (ride).
Quante possibilità ti dai per diventare uno specialista dell’indoor e vincere il Masters? Come mai non lo hai ancora vinto?
Sento di essere stato molto sfortunato. Tutti i Masters che ho giocato erano sul cemento indoor, la mia peggiore superficie. Non è il momento per parlarne, ma credo che non sia giusto. I migliori otto si qualificano giocando su tutte le superfici, e allora perché l’ultimo torneo deve essere sempre sul cemento indoor? Anche se capisco che giocare in certe città in quel periodo dell’anno obbliga a giocare al coperto. Perché non si può giocare ogni anno su una supeficie diversa?
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