Realizzato un docu-film sulla grande Althea Gibson, prima vincitrice nera di Wimbledon. L’hanno già selezionato per alcuni festival, ma mancano i fondi.
Uno spezzone del docu-fim "ALTHEA", dedicato ad Althea Gibson
Di Riccardo Bisti – 27 febbraio 2014
Il 29 agosto 1950, una ragazza di 23 anni mise piede presso il famoso West Side Tennis Club di Forest Hills. Doveva giocare il primo turno degli Us Championships, antenati dello Us Open. Il suo esordio fu segnato da eventi insoliti: nuvole scure aggredirono il sole, tuoni squarciarono l’aria, e un fulmine colpì una delle aquile di cemento sulla facciata dello stadio. Una scena da film. Anni dopo, Althea Gibson pensò che fosse un segno del destino, un presagio che i tempi stavano cambiando. In realtà, la sua semplice presenza era sufficiente ad abbattere le barriere. La Gibson è stata la prima atleta nera a competere ad alti livelli. Fu la prima a confrontarsi con il razzismo latente del mondo del tennis, lo stesso che Arthur Ashe avrebbe poi affrontato a viso aperto. Con il suo tennis aggressivo e dinamico, ha portato il tennis femminile ad un altro livello. Il suo successo a Wimbledon, nel 1957, è stato uno dei più importanti della storia. Oggi, a 10 anni dalla sua morte, la Gibson è diventata un documentario, anzi, un docu-film. “ALTHEA”, diretto dal regista Rex Miller, vuole fare molto di più che celebrare un pioniere dello sport. Utilizzando materiale d’archivio, spesso inedito, e realizzando interviste alla persone che le sono state vicine, crea un ritratto assolutamente straordinario della comunità afro-americana di Harlem negli anni 50, laddove la Gibson è cresciuta e ha nutrito il suo talento, presso l’esclusivo (per i neri) Cosmopolitan Tennis Club. ALTHEA è lo straordinario racconto di una ragazza di strada, poi diventata regina sul campo da tennis.
Il film è piaciuto, tanto da essere ammesso a diversi festival cinematografici, ma per poter essere trasmesso ha bisogno di soldi. Molti soldi. I produttori chiedono oltre 100.000 dollari per alcune licenze e il trasferimento di materiale d’archivio, più tecnicismi vari. La storia della Gibson è stata spesso ignorata, forse perché datata, o perché c’è ancora un po’ di razzismo nella società americana. I realizzatori di ALTHEA chiedono un aiuto per salvarla e condividerla con tutto il mondo. “Aiutateci a dimostrare alle emittenti e ai distributori che esiste un grande pubblico, tanto da investire qualcosa per sostenerla”. Il film rischia di finire nel dimenticatoio. C’è bisogno di soldi, in forma immediata. Se il progetto non andasse in porto, si vanificherebbe il grande lavoro di Rex Miller. La genesi del film merita di essere raccontata. Miller ha iniziato le ricerche a causa di una fotografia appesa nella sua camera da letto ai tempi dell’infanzia. Acquistata nel 1960, mostrava due donne dalla pelle scura, in abiti bianchi, con la racchetta da tennis in mano. Si trovavano presso il Merion Cricket Club, prestigioso circolo dalle parti di Philadelphia. Una delle due era Millicent Miller. L’altra era sua figlia, Althea Gibson. “Mi hanno raccontato questa storia sin da quando ero molto giovane” ha detto Miller.
Però, con il passare degli anni, si è reso conto che la maggior parte delle persone, anche nel mondo del tennis, non hanno la minima idea di chi sia Althea Gibson e cosa abbia fatto. “Non è stata solo una campionessa di tennis, ma ha avuto buoni successi nel golf e persino nella musica. Mezzo secolo dopo, penso sia giusto darle un bel riconoscimento”. Si tratta di un film dal forte sapore poetico: al suo interno c’è di tutto: materiale d’archivio, interviste inedite, rievocazioni, fonti dell’epoca (giornali, persino lettere). Per questo, non può essere considerato un verso e proprio documentario storico. Il termine docu-film è decisamente più appropriato, perché c’è un approccio innovativo alla storia, un delicato mix di musica e narrazione. Il team che ha realizzato ALTHEA è lo stesso che qualche anno fa ha realizzato un altro film, “The Loving Story”, vincitore di un Emmy, ancora oggi proiettato in oltre 500 tra biblioteche e università americane. Il sogno è di fare altrettanto con ALTHEA, riportando alla ribalta un personaggio eccezionale, capace di superare le barriere in un paese ancora vittima della segregazione razziale. Ma per riuscirci, hanno bisogno di 105.000 dollari, così suddivisi: 75.000 per commissioni d’archivio, 10.000 per il restyling del materiale fotografico, 10.000 per i suoni, 5.000 per i diritti editoriali e altri 5.000 per composizioni e registrazioni musicali. Ad oggi, sono stati raccolti meno di 2.000 dollari, e c’è appena un mese di tempo. Chi volesse dare una mano, può optare per un contributo che oscilla tra i 25 e i 10.000 dollari. La propria offerta si può effettuare a partire da QUESTO INDIRIZZO.
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