Uno studio condotto da un'università tedesca conferma che il presunto vantaggio dei mancini nel tennis è solo un luogo comune. Non c’è alcuna ragione scientifica, e la tesi della scarsa abitudine ad affrontarli non trova conferme nei ranking ATP e WTA. Dei primi 400 giocatori del mondo, metà uomini e metà donne, solo il 12% sono mancini.È uno dei più grandi luoghi comuni del tennis, e vale esattamente per tutti, degli amatori ai professionisti: i mancini, per qualche strano motivo, sarebbero avvantaggiati. I destrorsi spesso li soffrono, i sinistrorsi pure, tanto che nell’impostare la carriera del nipote Rafael lo zio Toni Nadal decise di farlo giocare con la mano sinistra, malgrado “Rafa” sia destrimane, e tennis a parte continui a utilizzare la destra come mano dominante. Nel loro caso è andata benissimo, e proprio gli angoli mancini sono stati uno dei grandi punti di forza dell’attuale numero uno del mondo, specialmente nell’infinita battaglia contro Roger Federer, che fino al 2017 dalla diagonale dritto (avversario) contro rovescio (suo) raccoglieva un dolore dopo l’altro. Eppure, il tanto bramato vantaggio dei mancini, che molti dicono di notare soprattutto nel famoso servizio slice da sinistra, si tratta esclusivamente di una questione di scarsa abitudine ad affrontarli. Si è sempre saputo che non ci fosse alcuna ragione scientifica secondo la quale i destrorsi non potrebbero utilizzare gli stessi angoli all’inverso, e ora lo conferma anche uno studio condotto dal dottor Florian Loffing dell'Università di Oldenburg in Germania, e pubblicato sul periodico scientifico inglese Biology Letters. Incuriosito dalla grande quantità di atleti di successo che usano la mano sinistra, quando la percentuale di mancini nel mondo è pari circa al 10/13% della popolazione, Loffing ha preso in esame 100 top player in attività dal 2009 al 2014, per tennis, badminton, squash, ping pong, cricket e baseball. Dalla sua analisi è emerso che più del 30% dei lanciatori nel baseball sono mancini, mentre tra chi pratica il badminton la percentuale scende al 13%, nello squash al 8,7%. Per il tennis, invece, nessuna menzione particolare: la percentuale di mancini nei piani alti delle classifiche ATP e WTA è esattamente in linea con quella della popolazione mondiale. Tradotto: essere mancini, nel tennis, non porta alcun vantaggio.LE CLASSIFICHE DANNO RAGIONE ALLO STUDIO
A confermare gli studi di Loffing ci sono le attuali classifiche ATP e WTA: nei primi 100 del ranking maschile ci sono quindici giocatori mancini (Nadal, Ramos, Muller, Mannarino, M. Zverev, Verdasco, Lopez, Shapovalov, Young, Vesely, Pella, Zeballos, Delbonis, Stebe, Marterer), che diventano 31 se si allarga il discorso ai top-200. Fra le prime 100 donne, invece, le mancine sono dieci (Kerber, Kvitova, Safarova, Makarova, Buzarnescu, Kr. Pliskova, Lepchenko, Vondrousova, Haddad Maia, Townsend), mentre fra le top-200 diventano 17. Si nota una certa differenza fra uomini e donne, ma dei primi 400 tennisti al mondo, metà maschi e metà femmine, i mancini sono in tutto 48. È il 12%: la percentuale è esattamente in linea con quella dei mancini nel mondo. Un caso che sembra contraddire lo studio è quello delle vittorie nei tornei del Grande Slam: dei circa 200 Major disputati dall’inizio dell’Era Open, quelli vinti da mancini sono stati più del 20%, mentre la percentuale femminile si assesta intorno al 15%. Tuttavia, i dati sui numeri totali sono “gonfiati” dal fatto che nel maschile solo il terzetto Nadal-Connors-McEnroe se n’è presi 31, e nel femminile Navratilova e Seles ne vantano 27 in due. La percentuale di giocatori mancini titolati negli Slam, infatti, è in linea con la realtà. In sintesi, anche se è vero che i destrorsi sono poco abituati a gestire gli angoli e le rotazioni generate dai mancini e quindi possono andare in confusione, i mancini non hanno alcun beneficio nel proprio gioco (anche se al servizio possono usare la rotazione preferita sui punti dispari, quelli che in 3 casi su 4 chiudono il game: 40/0, 40/30, A/40). E come se non bastasse, essere mancini non garantisce nemmeno più chance di arrivare in alto. Le classifiche ATP e WTA sono pronte a confermarlo.
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