Secondo quanto raccontato da Novak Djokovic, dietro alla sua piccola crisi ci sarebbero dei non meglio identificati problemi personali. “Nulla di speciale, ma preferisco non parlarne. Ora è tutto alle spalle”. Resta invece la preoccupazione legata al polso sinistro, che l’ha obbligato al forfait a Cincinnati e non è ancora al 100%. “Tutto è iniziato prima di Rio, non mi era mai capitato prima. Spero vada a posto entro lunedì”.

Come accennato in fase di presentazione del tabellone maschile, lo Us Open 2016 di Novak Djokovic sarà un torneo del Grande Slam diverso da tutti quelli degli ultimi tre anni. Il motivo è semplice: per la prima volta da quando sta dominando il tennis maschile, il campione serbo sembra alle prese con una piccola crisi. A Wimbledon ha visto andare in frantumi il sogno Grande Slam perdendo contro Sam Querrey, poi ha vinto a Toronto mostrando di essersi subito ripreso, ma è caduto di nuovo a sorpresa a Rio de Janeiro, pur battuto da uno splendido Juan Martin Del Potro. Vincere lo Us Open vorrebbe dire lasciarsi definitivamente alle spalle il periodo grigio, che ha almeno un paio di motivazioni. Quella del polso è ormai nota, ma nelle ultime ore se n’è scoperta una seconda, sparata a tutta (prima) pagina dal The Times come “l’ammissione shock di Djokovic”. Si tratta di alcune non meglio identificate “questioni personali” (queste le parole usate da Djokovic), che il numero uno del mondo ha preferito lasciar avvolte da un piccolo alone di mistero. “Chiedo scusa – ha detto – ma è difficile tornare indietro e parlarne. Non è stato nulla di fisico, non è stato un infortunio. Erano alcune situazioni private che ho dovuto affrontare. Come chiunque, anche tutti noi (giocatori, ndr) abbiamo delle questioni personali, delle sfide da affrontare e risolvere per migliorare come esseri umani. È stato un periodo così, ma ora è tutto risolto e va tutto bene. La vita va avanti”. Difficile capire cosa possa averlo turbato nel corso del torneo londinese, a tal punto da costargli una delle più dure eliminazioni della sua carriera. Non è da escludere che in futuro (magari nel corso degli Us Open) possa entrare più nel dettaglio, ma a quanto pare la porta è stata chiusa. Quelle questioni fanno già parte del passato.

“SERVE TEMPO, MA NON NE HO”
Nel presente di “Nole”, invece, c’è uno Slam da affrontare con un polso sinistro non ancora al 100%. L’ha ammesso lui stesso nel corso della cerimonia pre-draw, ma già l’allenamento precedente con Cilic l’aveva visto fermarsi più volte. Secondo quanto ha raccontato, gli crea problemi da oltre tre settimane, da qualche giorno prima del via delle Olimpiadi. “Non mi era mai capitato qualcosa di simile, è più o meno un problema come quello avuto da Del Potro. Infatti è stato interessante giocare contro di lui e capire quante difficoltà abbia avuto a lottare per anni con una parte del corpo fondamentale per un giocatore di tennis”. La speranza di “Nole” è di riuscire a raggiungere il massimo della condizione prima di lunedì, giorno del suo match d’esordio contro il polacco Jerzy Janowicz. “Sto facendo tutto il possibile – ha detto – e dopo vari trattamenti mi sento meglio”. Oltre alla normale fisioterapia, il campione serbo si è sottoposto a delle terapie che prevedono l’utilizzo di alcune scosse magnetiche per agevolare il processo di recupero. “A volte la miglior cura è l’attesa, ma con lo Us Open dietro l’angolo non ho avuto tempo a sufficienza. Quindi sto provando tutte le vie per migliorare il più possibile in breve tempo”. La sensazione è che i suoi tifosi possano stare tranquilli: difficilmente un campione del suo calibro – con uno staff medico di primissimo livello – inizia un torneo (Slam compresi) se c’è il rischio di peggiorare la situazione. E poi, fortunatamente per lui, il torneo dura due settimane, con un giorno di riposo fra un match e l’altro. Riuscisse a superare i primi turni senza forzare troppo il polso, potrebbe avere un’altra settimana per compiere piccoli passi avanti, e presentarsi agli ottavi al top della forma. Per ora è una speranza, i prossimi giorni ci diranno se potrà diventare una possibilità.