“Adesso ho tre opzioni: andare subito a Parigi, fare un salto in Svizzera oppure restare qui a Roma”. L’ha detto Roger Federer giovedì scorso, dopo la sconfitta contro Dominic Thiem agli Internazionali BNL d’Italia. A quanto pare, lo svizzero ha scelto l’ultima opzione. Nell’edizione di martedì, L’Equipe ha informato che King Roger sarebbe arrivato a Parigi in giornata, pronto a giocare il 66esimo Slam consecutivo. Però c’è un dubbio la schiena gli fa male. Il dolore non si presenta soltanto quando deve allenarsi, ma anche nello svolgere le attività di tutti i giorni. Lo ha testimoniato Marco Lombardo in un articolo apparso sul “Giornale”, sempre martedì. Pare che la smorfia di Federer sia stata inequivocabile al momento di alzarsi dalla sedia dopo la colazione. E allora ci si domanda se giocherà davvero il Roland Garros. Sul piano tecnico, saltarlo non sarebbe un grosso problema: l’anno scorso ha perso nei quarti di finale e lo smarrimento di 180 punti ATP non rappresenta un timore. Inoltre si avvicina un’estate di super-lavoro. Ad esempio, per la prima volta, Roger giocherà due tornei sull’erba in preparazione a Wimbledon. Subito dopo Parigi sarà a Stoccarda, dove è stato annunciato mesi fa, dopodiché andrà nella “sua” Halle, dove ha vinto otto volte e gli hanno intitolato addirittura una via. Infine, rotta sui prati di Church Road. Parigi è il primo Slam dove ha giocato nel tabellone principale (1999, perse da Pat Rafter sul Suzanne Lenglen) e – come ha detto Jacopo Lo Monaco nel PODCAST – è tra i tornei dove è più amato e venerato in assoluto. Rinunciarvi sarebbe un dispiacere. E poi c’è la striscia di Slam consecutivi che lo stuzzica. Federer ha partecipato a tutti i Major del 21esimo secolo. Tenendo conto che dovrebbe andare avanti almeno fino a tutto il 2018, l’obiettivo di giocarne 75 di fila non sembra impossibile. Infine, proprio a Parigi potrebbe superare Ivan Lendl nel computo di vittorie complessive. Gli basterebbe arrivare al terzo turno, poiché in questo momento è a quota 1070 contro le 1071 di Lendl. Ma la schiena glielo consentirà? Un’eventuale partecipazione a Parigi potrebbe essere pericolosa in vista dell’erba e del grande traguardo olimpico? Elementi che dovrà valutare con attenzione insieme al suo staff.
Nel frattempo, lo svizzero ha parlato ancora. In queste ore sono uscite due interviste, una pubblicata dal “The Local”, l’altra dal Neue Osnabrucker Zeitung. Nella prima, è tornato sull’argomento doping. Pur sostenendo che il tennis è uno sport sostanzialmente pulito, ha rivelato di essere stato controllato soltanto una volta in dieci anni da quando risiede a Dubai. “Per me non è una cosa positiva. In Svizzera mi controllano di più perché l’addetto ai test abita nella mia città. E’ venuto a vedermi anche il giorno dopo l’intervento al ginocchio. Forse in certi paesi non c’è la stessa serietà che abbiamo in Svizzera, ma mi piacerebbe che fosse così ovunque”. Federer allude ai controlli effettuati dalle agenzie antidoping nazionali, diversi rispetto a quelli WADA-ITF, che gestiscono il programma antidoping dell’ITF. Per intenderci, quelli che richiedono un’ora di reperibilità al giorno. Federer ha poi parlato delle sue priorità con il “NOZ”. “Difficile scegliere tra uno Slam e le Olimpiadi – ha detto – per i tennisti gli Slam sono una priorità assoluta, ma le Olimpiadi sono una cosa diversa. Se perdi la delusione è enorme perché sai che la chance successiva sarà dopo quattro anni. Siamo più abituati a giocare male uno Slam e poi dire: ‘Pazienza, ci riproverò l’anno prossimo’. Ho seguito molto le Olimpiadi da piccolo. Rimasi impressionato dal Dream Team americano di basket alle Olimpiadi di Barcellona 1992, poi dall’oro nel tennis di Marc Rosset. La mia esperienza è iniziata con la semifinale a Sydney 2000, ma ho perso presto nelle edizioni successive, quindi ottenere una medaglia è diventata una priorità. Alle Olimpiadi è legato anche il ricordo del mio incontro con Mirka, ho passato un periodo molto bello al Villaggio Olimpico”. Per l’ennesima volta, Federer ha risposto a una domanda sul suo futuro dopo il tennis. Ha detto di non vedersi nei panni del coach che gira il mondo. “Magari potrei farlo quando i miei figli saranno fuori di casa, ma avrò 54 anni. Oggi, francamente, è l’ultima cosa che vorrei fare. Mi piacerebbe girare il mondo con mia moglie e diventare nonno”. Parlando del tennis moderno, tra i ragazzi della Next Generation ha parlato di Alexander Zverev: “Ho parlato molto con lui, anche con suo padre quando mi aveva chiesto un parere. Già l’anno scorso vidi che poteva fare grandi cose. Poi ci sono Kyrgios, Coric, Fritz e qualcun altro. Avranno bisogno di 1-2 anni per stabilizzarsi” . Sui top players, ha evidenziato le difficoltà nel battere il Djokovic attuale (“E’ in grandi condizioni fisiche e mentali, inoltre ha saputo gestire al meglio la sua nuova situazione familiare: un po’ come me nel 2009: Mirka era incinta e ho vinto Parigi e Wimbledon”). E poi ha scelto parole al miele per parlare di Rafael Nadal: “Sono un suo grande fan, è stato il mio più grande e difficile avversario. Sono l’ultimo a domandarsi se può vincere ancora qualcosa di importante. Io so quanto è forte”. Un Federer sempre lucido, consapevole di quello che gli sta intorno. Semmai, lo preoccupa quello che gli sta dietro. Quella maledetta schiena che lo tormenta.