di Federico Ferrero
Classe 1972, un passato da doppista nei primi cento del mondo e da singolarista nei primi centocinquanta, Eyal Ran è nato e cresciuto a Kiriat Ono ma ha anche casa a Phoenix, in Arizona. Per lui la base statunitense è stata utile per seguire i suoi ragazzi nei primi due Masters Series in stagione e proprio a Miami lo abbiamo raggiunto per ottenere qualche informazione in più sulla squadra che stiamo per affrontare in Coppa Davis.
– Lei è molto giovane per essere un capitano di Davis. Come è stato scelto?
"Ho giocato la Davis per la mia nazione per molti anni. Due anni fa la federazione, d’accordo con i giocatori, mi ha chiesto di assumere questa responsabilità e sono stato felice di accettare. Abbiamo fatto un gran lavoro di squadra con il coach Ronen Morali, i preparatori atletici e fisioterapisti Rafi Virshovski e Alex Bielski e il medico del team Yoni Yarom. Abbiamo un ottimo spirito di squadra e la federazione ci aiuta molto, cercando di offrirci le migliori condizioni per prepararci per ogni incontro".
– Capitano, in quali condizioni sono Dudi Sela e Noam Okun? Si è parlato di problemi addominali per Noam, fermo da qualche settimana. Sarà pronto per giocare venerdì sulla distanza dei cinque set? Lo stesso Sela, a dispetto di quanto mostrato agli Australian Open contro Safin non è abituato alle maratone. Può essere un problema per voi?
"Non credo. Noam non ha giocato nelle ultime sei settimane ma è un animale da Davis, ama giocare in casa e alza il suo livello di gioco in queste occasioni oltre ad avere molta esperienza. Anche Dudi vanta delle buone vittorie in Davis anche quest’anno e gioca davanti al suo pubblico; se dovessi poi usare Andy Ram pure lui ha accumulato una buona esperienza in Davis, lo scorso anno giocò bene contro Andy Murray in Inghilterra costringendolo al quinto set. Per cui direi che non ci sono problemi sotto questo aspetto".
– Cosa pensa della squadra italiana? Bracciali, Seppi, Starace e Bolelli possono darvi fastidio sul cemento? Li temete? Sarà decisiva la superficie?
"Sulla carta vedo l’Italia favorita. Anche se il fatto che noi giochiamo in casa sulla nostra superficie preferita ci offrirà una concreta possibilità di vittoria. Mi piace concentrarmi i miei sforzi per mettere i giocatori nelle migliori condizioni senza preoccuparmi troppo di quello che capita dall’altra parte della rete… Avremo uno stadio pieno e un pubblico fantastico per la Davis e le partite saranno date in diretta tv: abbiamo tutti i motivi per esaltarci".
– Harel Levy poteva diventare l’erede di Amos Mansdorf ma non è riuscito a mantenere le promesse, quanto pesa l’assenza di un giocatore nei primi cinquanta per il vostro movimento?
"Harel aveva le carte in regola per diventare un campione. Poi si è fatto male e non è più riuscito a recuperare. Peccato perché il potenziale era ottimo… Ma a Tel Aviv sarà in panchina con noi a fare il tifo: per lui è importante sentirsi ancora parte della nazionale".