Foto Brigitte Grassotti

Tutta la bellezza del successo di Errani e Paolini nelle loro parole in conferenza stampa

Chiedimi se sono felice. Musica a tutto volume (“Nel blu dipinto di blu, felice di stare quassù…“), Errani e Paolini si abbracciano, ridono, stringono mani, firmano autografi. Hanno appena vinto il doppio, firmando il quarto trionfo azzurro agli Internazionali, dopo Luzzatti-Gagliardi nel 1931, Cecchini-Reggi nel 1985, Errani-Vinci nel 2012. Hanno completato un percorso straordinario, cominciato rimontando le teste di serie numero 2, Melichar Martinez-Perez, che erano in vantaggio per 7-5 4-0, superando poi Abbagnato-Zantedeschi, Kichenok-Ostapenko (numero 6 del seeding), Dolehide-Krawczyk (8) e oggi in finale Gauff-Routliffe (3). E’ stata una bella e combattuta partita, e sarebbe ingeneroso soffermarsi eccessivamente sugli errori della Routliffe (che domani sarà numero 3 della classifica Wta di doppio…) o i crolli improvvisi di Gauff, sublimati dal doppio fallo nell’ultimo punto. Paolini sta giocando da mesi il suo miglior tennis e oggi è stata la migliore in campo, sempre precisa da fondo campo ed efficace al servizio, che non ha mai ceduto. E la Errani? A 37 anni ha dato un’ennesima lezione di come si gioca il doppio, rallentando il ritmo del palleggio quando serviva, intervenendo sotto rete con acume, mascherando al meglio i noti problemi al servizio. Soprattutto, le due ragazze sono restate sempre concentrate, dopo un inizio dominato (6-3 e palla per il 4-2 nel secondo set) offuscato dalla replica delle avversarie, e un super tie break finale che le ha viste sempre rincorrere, fino alla rimonta definitiva da 6-8 a 10-8.
«Quando abbiamo cominciato a giocare insieme, un anno fa – le parole di Paolini, unica giocatrice del circuito ad aver trionfato quest’anno in singolare (a Dubai) e in doppio (a Roma) nei Masters 1000 – avevamo come obiettivo di qualificarci per le Olimpiadi. Le cose tra noi sono andare subito bene, abbiamo vinto un paio di tornei, l’ambizione è aumentata. Però non avrei mai pensato di poter arrivare a vincere un torneo come Roma, avere quel piatto in mano è stata una sensazione bellissima. Devo dire grazie a Sara perché senza di lei sarebbe stato impossibile». «Come definire questa vittoria? Semplicemente pazzesca – interviene Errani, che aveva già esultato al Foro Italico nel 2012 – dodici anni dopo è cambiato tutto, restano uguali la mia passione per questo sport e il divertimento che ancora provo in campo. Il mio apporto? Tamponare le cose che Jasmine non arriva a fare… Ora però ci aspettano grandi sfide, il torneo del Roland Garros poi le Olimpiadi, ci faremo trovare pronte per regalare altre emozioni ai nostri tifosi. La King Cup? Ci penso, certo, non mi nascondo. Spero di essere convocata». La partita è stata un’altalena di emozioni. «Siamo riuscite a restare sempre positive, anche quando nel finale eravamo sotto nel punteggio – è ancora la Errani a parlare – alla fine abbiamo avuto ragione noi». «Ma quando sul 6-8 al super tie break è toccato a me rispondere – entra la Paolini, come fosse sotto rete – ho avuto paura, mi sono detta che se sbagliavo era davvero finita… Ma ho fatto punto e abbiamo rimontato». Sara e Jasmine si guardano e tornano a ridere. Brave ragazze, bravissime.