L’azzurra gioca un primo set eccezionale contro la Sharapova e per poco non lo vince. Cede alla distanza, ma c’è da essere super-ottimisti per la stagione sul rosso. 
Maria Sharapova ha dovuto strillare più del solito per battere Sara Errani
 
Di Riccardo Bisti – 14 marzo 2013

 
Sara Errani non perde mai la voglia di migliorare. I precedenti contro Maria Sharapova erano tutt’altro che incoraggianti, eppure è scesa in campo convinta di potercela fare. E la testa, si sa, può fare miracoli. Il cervello tennistico di Sara si sta affinando match dopo match. Il match era previsto per le 19 locali, invece il primo punto si è giocato alle 22.04, con un ritardo di oltre tre ore. “Sono nel circuito da tanti anni, so cosa bisogna fare in questi casi – ha detto la Sharapova, vincitrice col punteggio di 7-6 6-2 – leggere un buon libro, ascoltare un po’ di musica. Nel circuito succedono situazioni come questa”. A giudicare dal modo in cui è stata in campo, anche la Errani ha vissuto bene l’attesa. Il primo set è durato oltre 80 minuti ed è stato uno spettacolo, con l’azzurra che ribatteva colpo su colpo alle mazzate della russa. A fine partita, le statistiche diranno che la Sharapova ha tirato 45 colpi vincenti a fronte di 46 errori. Una buona metà degli errori, tuttavia, sono stati generati dall’accanita resistenza della Errani. Le faceva giocare una, due, tre palle in più…e Masha era costretta a sbagliare. Nei limiti del possibile, l’azzurra ha anche provato ad essere propositiva, variando il gioco con lo slice e la smorzata. Ha fatto miracoli, perché il suo tennis non si sposa granchè con quello di Masha. Tuttavia qualche rimpianto c’è. Nel primo set ha sciupato due setpoint, anche se lì è stata brava la Sharapova. Il primo, sul 5-3, è stato annullato da un rovescio lungolinea. Il secondo, sul 6-5 del tie-break, è volato via con una sassata di dritto. Quando la Sharapova si è aggiudicata il primo set, l’esito era scritto. Scontato. La Errani ha lottato fino al 2-2, poi non ce l’ha più fatta.
 
E' comunque un notevole passo avanti dopo i due 6-3 6-2 incassati al Roland Garros e ai WTA Championships. Allora si era avuta la sensazione che le sfide alla Sharapova fossero una strada senza uscita. Stavolta – aiutata da un cemento lentissimo, va detto – la Errani si è sensibilmente avvicinata alla russa. A parte le fantasie su come sarebbe andata se avesse vinto il primo set, ci si domanda dove può arrivare questa Errani. E’ davvero una Ferrer in gonnella? Se così fosse, può provare a scardinare le prime quattro? Sul cemento è difficile, sulla terra è possibile. Sara paga un servizio inadeguato a questi livelli, ma testa e fisico sono una spanna avanti. E poi conosce il rosso meglio di tutte. L’anno scorso è arrivata in finale al Roland Garros senza nemmeno rendersene conto. Non si è montata la testa e ha continuato a migliorare. Per questo c’è da essere ottimisti per la primavera. Sara può ottenere grandi risultati a Roma e a Parigi (a Madrid è più difficile: in altura le condizioni saranno più veloci che a Indian Wells), magari centrando un altro risultato storico. L’unico punto interrogativo riguarda l'iperattività: giocare singolo e doppio a ogni torneo non è eccessivo? Lei dice di no. Anni fa, ci si domandava se Nadal sarebbe durato con il suo tennis iper-dispendioso. I fatti gli hanno dato ragione. Sarita, tuttavia, ricorda più un Ferrer o un’Arantxa Sanchez. Quest’ultima è stata in grado di essere numero 1 sia in singolo che in doppio, migliorandosi costantemente per non deludere mamma Marisa. Da parte sua, la Errani ha una famiglia che sa stare al suo posto ed è guidata da un grande coach. C’è da essere ottimisti. Gli obiettivi possono essere importanti.